Good Omens 2×02 – The ClueTEMPO DI LETTURA 4 min

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Good Omens 2x02 RecensioneCome già anticipato nella precedente recensione, non c’era questo gran bisogno di una seconda stagione, su basi letterarie inesistenti, figlia di quel bisogno viscerale da parte di autori e attori di spremere il più possibile qualunque tipo di prodotto vagamente funzionante.
Vero è che la prima stagione risale addirittura al 2019, quindi non si può certo parlare di un cavalcare l’onda. Sembra un po’ come quelle situazioni spontanee ben riuscite che, cercando a tutti i costi di replicarle, perdono in autenticità.
La prima stagione era il risultato di un’ottima commistione tra il brillante romanzo di un brillante scrittore e un cast di tutto rispetto che tende sempre a creare un buon seguito tra i fan. Quest’ultimo fattore sembra quasi essere la totale ragion d’essere di questa seconda stagione.

TENNANT/SHEEN: ONE TWO MEN SHOW


“The Clue” sembra voler proporre un insieme di variazioni sul tema dell’alchimia che esiste tra Crowley e Azraphel, o meglio dire, tra Tennant e Sheen (con un certo Jon Hamm sullo sfondo). Si profila addirittura, verso la prima metà dell’episodio, il temibile scenario di una trama verticale in cui, per nascondere il miracolo compiuto nella premiére, i due avrebbero potuto far innamorare la barista e la venditrice di dischi senza uso di poteri sovrannaturali. Sarebbe stato agghiacciante.
Per fortuna si devia da ciò e ne emerge una storia alternante tra presente e (lontano) passato. Dubbi etici tra due figure che superficialmente possono essere rappresentate in modo abbastanza netto con bene e male, riletture di passaggi biblici di una certa rilevanza ed elementi narrativi apparentemente e totalmente sconnessi: tutti aspetti che aiutano la 2×02 a non rinnegare le considerazioni di cui sopra, ma a rendere la visione scorrevole e piacevole.
L’elemento di connessione con il seguente episodio, ovvero la canzone, crea un’aspettativa di un certo tipo sull’intreccio narrativo che si verrà a creare nei prossimi episodi.

RIUNIONE DI FAMIGLIA


A totale conferma dei riflettori puntati sui due protagonisti, vi è l’insieme di attori che compaiono in questo episodio. L’intero flashback su Giobbe è interessantissimo per i fan sia di David Tennant in generale sia di una delle situazioni in cui è emerso maggiormente nell’ultimo ventennio. Si parla ovviamente della sua interpretazione del Dottore dal 2006 al 2009. Giobbe è infatti interpretato da Peter Davison, anche lui un’incarnazione del Dottore, ma anche suocero dello stesso Tennant.
Davison interpreta Giobbe, i cui figli sarebbero dovuti venire uccisi. Chi è uno dei figli? Ennon, il maggiore, è interpretato da Ty Tennant, figlio (adottivo) di David, nonché nipote di Davison (suo padre in scena).
Queste sono effettivamente delle curiosità che potrebbero portare a considerazioni negative, incentrate su una sorta di “unidirezionalità” nei confronti della star scozzese, a discapito di una storia da narrare, se non fosse che l’intera sequenza nel passato, con Giobbe protagonista e gli angeli trattati come scemi, è ben riuscita e in grado di miscelare situazioni grottesche e comiche con conflitti interiori intensi ma mai accentuati eccessivamente.

COSA RESTA DI SERIE TV DI TAL GENERE


Tolto il gradimento e i minuti spensierati ma riflessivi trascorsi a guardare serie come Good Omens, anzi seconde stagioni di serie come Good Omens, rimane da chiedersi cosa rimane di tv show simili. Dove finisce la creatività e inizia l’operazione di marketing, con consapevolezza dell’inevitabile buon risultato scenico? Chissenefrega si potrebbe dire, purché ciò cui si assiste funzioni.
Il problema è che alle spalle ormai c’è un discreto repertorio seriale, cosa che era già più difficile affermare anche solo un decennio fa, e di serie come Good Omens (o meglio, la seconda stagione di Good Omens) se ne sono viste a bizzeffe. Nate dal gradimento esplicito per un personaggio, per l’alchimia tra i character, per un singolo aspetto, si costruisce l’intera trama con al centro tale elemento. Lo spettatore esperto se ne accorge, gradisce lo stesso, ma se ne accorge.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • L’elemento narrativo della canzone
  • La famiglia Tennant riunita
  • Alchimia tra personaggi e alchimia narrativa che comunque funziona
  • Jon Hamm che fa la parte dell’idiota, sia nei flashback che nel presente nella versione smemorata
  • La sottotrama romantica
  • I fan service espliciti che più espliciti non si può

 

L’operazione svolta è palese, ma non si può nascondere la fattura gradevole e scorrevole della serie, oltre che la bravura dei suoi interpreti. Nel frattempo è in corso una petizione per una terza stagione, ma facciamo finta di niente.

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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