Good Omens – 2×01 The ArrivalTEMPO DI LETTURA 3 min

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Good Omens 2x01 RecensioneRitorna (imprevedibilmente) con una seconda stagione, la serie ispirata al libro scritto nel 1990 da Neil Gaiman e Terry Pratchett. Lo fa con lo stesso numero degli episodi della prima e un cast arricchito di molte guest star, in aggiunta alla coppia di angeli protagonisti interpretati dagli amici anche nella vita, Michael Sheen e David Tennant.

ANGELI E DEMONI


Va detto subito che questa seconda stagione non si basa su nessun libro a differenza della prima. Quindi tutto ciò che verrà mostrato in questa stagione è frutto della mente di Gaiman con l’aiuto di John Finnemore, autore e attore comico inglese. Il tutto basandosi su qualche appunto preso per un possibile sequel del libro.
La maggiore perplessità che emerge dalla visione di quest’episodio riguarda la sua necessità. Per spiegarsi meglio, è evidente che questa stagione sia nata per permettere ai due attori protagonisti di tornare a recitare i due loro ruoli bizzarri. È inutile negare come vederli interagire ripaghi e appaghi la visione. Probabilmente basterebbe a giustificare il tutto, anche se quando la scelta di cosa vedere è così vasta e più complicata di un menù all you can eat multietnico, opportunità simili si possono trovare in molti altri prodotti, insieme a trame più appassionanti.

AZIRAPHALE E CROWLEY


Cosa succede stavolta per far di nuovo rincontrare i due amici, esuli volontari sull’amata Terra dai loro regni divini? La comparsa di un dimentico angelo Gabriele innesca gli allarmi dei regni ultraterreni che subito intervengono per capire se sistemare o usare a proprio vantaggio la situazione. I rinnegati stavolta dovranno gestire e nascondere Gabriele per cercare di risolvere il mistero senza doverci rimettere la propria esistenza.
Il plot risulta abbastanza semplice e i meccanismi narrativi sono abbastanza simili a quanto già visto in precedenza. Come si diceva, lo sforzo sembra essere al minimo in termini di contenuti, a favore della componente comica e surreale che non a caso è il punto forte di questa serie, sul quale l’investimento è evidente.
Basterebbe focalizzarsi sulle espressioni facciali dei due, senza neanche dover ascoltare i dialoghi, per seguire lo sviluppo degli eventi. Non una cosa da poco, va detto. Merito di due attori straordinari.

INFERNO E PARADISO


La presenza di Jon Hamm nei panni dell’angelo Gabriele aggiunge sicuramente qualcosa al duo. Abituati a vedere Hamm in ruoli prettamente drammatici, è piacevole scoprire quanto la sua vena comica, stralunata e surreale sia piacevolmente straniante, proprio per quanto ci si aspetterebbe da lui. Forse proprio quel qualcosa in più che potrebbe motivare alla visione della serie.
Dal punto di vista tecnico, tutto è ovviamente di ottima fattura. Va segnalato l’utilizzo di alcune riprese in CGI volutamente finte (zoomate esagerate) che contribuiscono all’atmosfera surreale. Non ancora da segnalare altre performance attoriali di rilievo. Certo, la sottotrama della nascente storia d’amore tra la commessa del negozio di dischi e la barista non offre al momento spunti interessanti su poter fare elucubrazioni.
Anche per le parti afferenti i regni ultraterreni, al momento non si va oltre gli aspetti puramente macchiettistici, senza offrire personaggi e situazioni memorabili.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • David Tennant
  • Michael Sheen
  • Tennant & Sheen
  • Jon Hamm
  • Tutti loro in un stanza a dire cose assurde
  • Non era necessaria una seconda stagione, col rischio che si ripetano cose già viste nella prima.
  • La sottotrama romance non sembra offrire spunti interessanti ed è al momento scollegata col resto.

 

Se basta avere Tennant e Sheen sullo schermo insieme che cazzeggiano allora la serie fa per voi. Basta che i toni volutamente surreali e sopra le righe non disturbino. Non è una serie indispensabile ma va detto che rimane sempre piacevole e di poche pretese. Magari nei restanti 5 episodi le cose si possono fare anche interessanti.

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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.

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