Dopo la morte e improbabile resurrezione dello spacciatore Fountaine (John Boyega), quest’ultimo, il pappne Slick (Jamie Foxx) e la prostituta Yo-Yo (Teyonah Parris) cominciano ad investigare un losco complotto che coinvolge il loro quartiere. |
Prima di arrivare a parlare della nuova pellicola di Netflix, bisogna fare un breve excursus storico della Blaxploitation perché, non essendo direttamente coinvolti come pubblico italiano, è probabile che molti non sappiano il significato ed è un qualcosa di estremamente importante per arrivare a capire la pellicola scritta da Tony Rettenmaier e Juel Taylor, quest’ultimo tra l’altro anche nel ruolo di regista.
Per Blaxploitation si intende un sottogenere dei film d’exploitation, ovvero quelle pellicole che si focalizzano nel portare in scena elementi altisonanti come scene di sesso esplicite e violenza unendole a messaggi politici, il tutto con un basso costo di produzione e un chiaro pubblico di riferimento che è quello afroamericano. Nonostante l’etichetta sia sempre stata considerata come offensiva da attori e registi coinvolti in pellicole di questo genere, questa tipologia di film è nata dopo l’enorme successo (specialmente economico visto i 150.000$ di budget e i 15 milioni raggiunti al box office) di Sweet Sweetback’s Baadasssss Song nel 1971 in quanto è il primo film che mostra un afroamericano, un pappone per l’esattezza, che si ribella alle forze dell’ordine (ovviamente composte da uomini caucasici) e alla fine riesce a prevalere.
Questa lunghissima premessa era necessaria per preparare il terreno ad una evoluzione del Blaxploitation, questa volta un po’ più fantascientifica ma con dei chiari connotati socio-politici che rispettano perfettamente quanto espresso in precedenza. E ovviamente i tre protagonisti non potevano non rientrare in questo filone visto che sono un pappone, una prostituta ed uno spacciatore afroamericani.
Ain’t that you, Tyrone?
THEY CLONED THE BLACK LIST
Che la produzione cinematografica sia lenta è un dato di fatto: molto spesso da quando la sceneggiatura viene consegnata agli studios a quando il film vede effettivamente la luce sul piccolo/grande schermo passano almeno 18 mesi, come minimo. A volte anche molto di più per via di ritardi nella produzione, attori che firmano per il ruolo ma poi non sono più disponibili per via dei già citati ritardi, calendari già pieni di uscite, reshooting e qualsiasi altro imprevisto possa venire in mente.
La pellicola scritta a quattro mani da Tony Rettenmaier e Juel Taylor era già ben nota agli addetti ai lavori sin da quando era stata inserita nel The Black List del 2019 insieme a Don’t Worry Darling e The Menu, eppure è stata rilasciata solo 4 anni dopo. In parte è dovuto alla pandemia, in parte alle lente negoziazioni con Brian Tyree Henry che sarebbe stato un ottimo protagonista, in parte alle decisioni di Netflix che, nonostante le riprese siano terminate nell’aprile del 2021, ha aspettato fino ad ora. Inspiegabilmente.
Al posto di Tyree Henry c’è però un ottimo John Boyega che è affiancato da un Jamie Foxx che definire “in stato di grazia” sarebbe un’esagerazione ma però aiuta a capire l’impegno messo in questo ruolo rispetto a quello di Day Shift per esempio, e da una bravissima Teyonah Parris, irriconoscibile rispetto al suo ruolo di Monica Rambeau in WandaVision. Il trio di attori dimostra di avere un’ottima dinamica e funzionano bene all’unisono, sia nelle scene d’azione che nei tempi comici, comunque mai banali.
Olympia Black!
Rettenmaier e Taylor hanno fatto molta gavetta nel cinema coprendo praticamente ogni ruolo nel lato della produzione e hanno pure un po’ di esperienza in quello della sceneggiatura, però non sono mai assurti agli onori delle cronache: questa potrebbe essere la volta buona.
La regia di Juel Taylor è encomiabile e comparabile a quella di un regista rodato, ci sono diverse scene che potevano essere rese in maniera più canonica e in cui invece è più che apprezzabile il taglio diverso e più autoriale che gli è stato dato. Molto curata è anche la colonna sonora, ricchissima di tracce anche non scontate (si passa da “Winner Chicken Dinner” di Big K.R.I.T. a “Love Hangover” di Diana Ross) ma che si amalgamano benissimo all’atmosfera anni ’80 del film con sprazzi dance e rap.
THEY CLONED NANCY DREW
Pur durando due ore, il film riesce a non avere praticamente nessun momento morto o di stanchezza, alternando costantemente momenti ironici (attenzione: non comici) a scene d’azione e d’investigazione. Una qualità oggettivamente sorprendente considerando che Netflix ultimamente continua a sfornare molti prodotti dalla qualità mediocre.
A funzionare particolarmente bene è anche l’ambientazione della cittadina medio-piccola americana negli anni ’70-’80 che è piuttosto interessante ed è parte integrante del valore aggiunto del film. Il motivo è presto detto: nonostante la decade diversa ci sono moltissimi riferimenti attuali (Obama, 11 Settembre) che non hanno motivo di esistere visto che devono ancora accadere ma sono tutti indizi che portano diretti alla soluzione della trama e che possono venire assaporati appieno solo nella seconda metà del film.
Ci sono infatti moltissimi elementi che cambiano prospettiva per lo spettatore man mano che si va avanti con la visione ed è una graditissima sorpresa che rinfresca ogni scena vista in precedenza durante la seconda ora di girato. Un processo ed un metodo non da tutti ma che funziona estremamente bene regalando a They Cloned Tyrone un’atmosfera unica.
A pimp, a ho and a drug dealer walk into a bar…
They Cloned Tyrone è una piacevolissima sorpresa che diverte, intrattiene e fa riflettere rinvigorendo un genere, quello della Blaxploitation, che a distanza di 52 anni dalla nascita, ha ancora (sfortunatamente) moltissimo da dire. Ce ne fossero di più di film così…
TITOLO ORIGINALE: They Cloned Tyrone REGIA: Juel Taylor SCENEGGIATURA: Tony Rettenmaier, Juel Taylor INTERPRETI: John Boyega, Jamie Foxx, Teyonah Parris, Kiefer Sutherland DISTRIBUZIONE: Netflix DURATA: 119′ ORIGINE: USA, 2021 DATA DI USCITA: 21/07/2023 |