The Menu recensione
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The Menu

Alcuni potranno descrivere il film come uno strano mix di dark comedy, horror e thriller, la realtà dei fatti è che non occorre etichettare The Menu perchè i 106' della pellicola sono una gustosissima degustazione "rotonda" di una critica sia sociale che settoriale.

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Una giovane coppia, insieme ad altri ospiti, si reca in un ristorante stellato situato su un’isola senza copertura di rete per degustare una cena del famoso chef Julian Slowik. La cena però prende un risvolto (im)previsto quando le portate diventano un pretesto per portare alla luce diversi segreti degli ospiti.

L’uscita home-video della pellicola diretta da Mark Mylod (regista principalmente noto per i suoi lavori in Shameless, Succession, Game Of Thrones e del dimenticabilissimo pilot del remake di Minority Report) è un ottimo momento per recuperare un film che ha avuto un discreto successo al botteghino (con 30 milioni di dollari di budget ne ha incassati 74 in tutto il mondo) ma che avrebbe meritato molto di più e che ora, grazie al passaparola, estenderà la sua fetta di pubblico come fatto da The Northman. Come è giusto che sia.

At times tonight, you will ingest fat, salt, sugar, protein, bacteria, fungi, various plants and animals, and entire ecosystems.

REGIA DECOMPOSTA


A produrre la pellicola ci sono un paio di nomi ben noti al pubblico che a prima vista potrebbero non avere molto senso se accostati a The Menu ma dopo aver digerito la visione, invece, ne avranno molto di più: Adam McKay (Don’t Look Up) e Will Ferrell (The Shrink Next Door). I due si celano dietro le due case produttrici del film di Mylod, ovvero la Gary Sanchez Productions fondata da entrambi e la Hyperobject Industries di cui McKay è CEO.
Il motivo per cui è importante citare McKay e Ferrell fuoriesce solamente dopo aver visto il film quando, ad un giorno o più dalla visione, emergeranno diverse chiavi di lettura tra cui, non ultima, una neanche tanto velata critica al mondo degli chef stellati e a tutti coloro che li idolatrano e che possono permettersi di pranzare/cenare in questi ristoranti spendendo cifre astronomiche senza risentirne in alcun modo. Non a caso, infatti, i vari membri del cast coprono tutte queste figure: dalla star hollywoodiana alla critica gastronomica, passando dall’editore e dalla coppia (più che) benestante, per finire con il classico follower che idolatra e fotografa qualsiasi cosa gli venga messa davanti.
Una critica che richiama, seppur in maniera completamente diversa, il lavoro fatto dallo stesso McKay in Don’t Look Up e che non è adatta a tutti, specialmente a chi fa parte delle categorie elencate sopra.

Let you live? No. We all die tonight.

GLASSA DI THRILLER


L’ultima volta che Mark Mylod si era messo dietro la macchina da presa per il grande schermo era il 2011 con la pellicola What’s Your Number? orripilantemente tradotta in italiano con (S)Ex List in cui dirigeva una giovane Anna Faris, reduce dal successo dei vari Scary Movie, e un Chris Evans che stava per sbarcare al cinema con Captain America: The First Avenger, nella più classica delle commedie romantiche. Prima ancora Mylod aveva diretto altre due commedie, Ali G e The Big White, quindi era lecito avere un certo scetticismo nei suoi confronti visto il genere diametralmente diverso, tuttavia, questo scetticismo lascia ampiamente spazio all’apprezzamento già nella prima mezz’ora di The Menu.
Mylod, anche grazie ad una sceneggiatura ben scritta (da Seth Reiss e Will Tracy) e una fotografia peculiare (Peter Deming), riesce a trasmettere una claustrofobia crescente che accompagna lo spettatore e gli ospiti a tavola da una cena di lusso ad un thriller portata dopo portata. Il tutto offrendo un piacevolissimo gioco di primi e secondi piani come non se ne vedeva da diverso tempo. Sembra quasi di stare a teatro visto che ogni membro del cast, sia protagonista che sullo sfondo, deve essere seguito perché da un momento all’altro potrebbe essere il suo turno. E ovviamente niente è lasciato al caso.

Yes Chef!

SPUMA DI RECITAZIONE


Il cast, ovviamente capitanato da Ralph Fiennes (più di recente visto in The King’s Man e No Time To Die) e Anya Taylor-Joy (assurta alla celebrità con The Queen’s Gambit) compie un ottimo lavoro, ineccepibile sotto tutti i punti di vista, specialmente considerata la drammaticità degli eventi ed il già citato gioco di primi e secondi piani sempre in atto. Certo, non ci sono comprimari memorabili ma non servono nemmeno perché lo chef e l’inaspettata ospite del ristorante sono tutto ciò che deve essere ammirato costantemente.
Un buon esempio è lo scatto scelto per rappresentare The Menu che, in tutta la sua ampiezza, copre tutta la sala e l’open-kitchen ma si focalizza solo sul lato destro lasciando allo spettatore la possibilità di immedesimarsi con gli altri ospiti, spettatori del dramma che sta venendo servito sui loro piatti e davanti ai loro occhi. Con una Anya Taylor-Joy la cui mimica facciale vale da sola metà del prezzo del biglietto.


The Menu non è un capolavoro ma è un gran bel film che, come alcuni vini, è complicato e assume diverse sfumature al contatto, al primo assaggio. Molto cambia poi con il retrogusto. Non deve importare molto se la pellicola spazia tra dark comedy al thriller, sfiorando momenti che per alcuni potrebbero essere horror, la realtà dei fatti è che i 106′ della pellicola sono una gustosissima critica sia sociale che settoriale, a tratti irrazionale ma che va dritta al punto. E per questo verrà ricordata.

 

TITOLO ORIGINALE: The Menu
REGIA: Mark Mylod
SCENEGGIATURA: Seth Reiss, Will Tracy
INTERPRETI: Ralph Fiennes, Anya Taylor-Joy, Nicholas Hoult, Hong Chau, Janet McTeer, Reed Birney, Judith Light, John Leguizamo, Paul Adelstein
DISTRIBUZIONE: Searchlight Pictures
DURATA: 106′
ORIGINE: USA, 2022
DATA DI USCITA: 17/11/2022

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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