1923 1×03 – The War Has Come HomeTEMPO DI LETTURA 4 min

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1x03 1923 The War Has Come Home“The War Has Come Home” sembrava essere un episodio di passaggio, preparatorio a qualcosa che sarebbe avvenuto più avanti nella stagione. Invece Sheridan prende una strada molto più brusca e ci si trova a fine puntata letteralmente scioccati e increduli.
Una sensazione bellissima in una serie tv, specialmente se il tutto avviene con una scrittura ed una recitazione che fa male al cuore ma non male agli occhi, sintomo di un certo criterio e non semplicemente di una necessità di fare scalpore non correlata da una storyline sensata.

Cara:It’s not nonsense. Someday, women will be shavin’ between their legs because some razor company told them to. You watch.

LA ROBA DEI DUTTON


Il malsano rapporto che i Dutton sviluppano coi loro possedimenti lungo i decenni è alla base di tutte le serie dell’universo Yellowstone. Tutte le tre serie tv (tra poco quattro con 6666), oltre alla famiglia stessa, hanno proprio l’immenso territorio posseduto dai Dutton nel Montana come protagonista. Un territorio difficile, soggetto a siccità, incidenti e pericoli, fondamentalmente indomabile proprio come i caratteri di molti dei membri di questa famiglia.
L’accostamento quindi con la novella di Verga (“la Roba“) non è poi così campato in aria. Quel terreno ingrato sembra prevalere su ogni decisione che investe ogni membro che porti il nome Dutton sui documenti, segnandone la vita e, spesso, la morte repentina. Quindi il rapporto è squilibrato e fa emergere spesso una sensazione di incomprensibilità: quella relativa all’attaccamento ad un luogo che non ha mai offerto pace a chi lo possiede.
Andando a scavare più in profondità, non sembra essere poi così incomprensibile. Quel territorio di morte sembra riflettere quello stato di inquietudine che investe e pervade tutti i Dutton nella loro storia. Risulta quindi intollerabile che chiunque provi a violarlo possa farla franca e debba quindi essere travolto dalla vendetta. Soltanto la decisione del capofamiglia a riguardo può autorizzare qualche concessione a questa regola ferrea. Peccato che il resto dell’umanità non sia mai allineata al dogma dei Dutton.
Questo porta alla strage compiuta a loro danno alla fine di questo episodio.

Alex:What do we do?
Spencer:We wait here to morning, and we pray that a pride of lions or a leopard don’t want up this tree, either.
Alex:You think they’d want up the tree while we’re in it?
Spencer:We’re the reason they want the tree.

MAI TROPPO LONTANI DALLE PROPRIE RESPONSABILITÀ


Guardando in parallelo le serie che vanno in onda in contemporanea e prestando attenzione a certi dialoghi, è sempre più evidente come la difesa del territorio, molto simile a quella che si vede nella savana nella sezione dell’episodio dedicata a Spencer Dutton e Alexandra sull’albero circondati dai leoni, si opponga al desiderio di libertà assoluta, caratteristica che si potrebbe azzardare quasi genetica dei Dutton.
L’invidia di John verso Beth evidenziata recentemente nella serie madre si specchia con la lettera che Cara scrive a Spencer alla fine dell’episodio per farlo tornare a casa definitivamente.
Nessuno nella famiglia riesce quindi a decidere veramente il proprio destino e soprattutto non sembra mai esserci una trasmissione dell’eredità al di fuori dei suoi aspetti tragici, dove anche i pesanti oneri vengono distorti in onori. Alcuni Dutton muoiono e altri ne assumono il ruolo loro malgrado, senza mai realmente decidere quale sia la propria strada.
Quindi tutto il tema che Sheridan sviluppa in questo universo narrativo acquisisce una tridimensionalità forse mai vista in TV, dove non sembra mai fare sconti a nessuno, rendendo ogni serie spin-off tremendamente significativa, sia di per sé ma anche per l’apporto che da al discorso generale dello sceneggiatore.

PERCHÈ NON IL MASSIMO DEL VOTO?


La motivazione è sempre la stessa: i difetti, gli squilibri narrativi e le esagerazioni sono sempre state la cifra stilistiche di queste molteplici serie. A memoria, quasi nessun episodio ha raggiunto mai quell’ottimo equilibrio tra le sue componenti. Qui non si è da meno, con una prima parte sicuramente preparatoria ma a tratti leggermente dispersiva e insistita. Sul finale, decisamente non così prevedibile all’inizio, il tutto si riequilibra offrendo forse una delle sequenze più crude mai viste nelle pur mai confortanti situazioni messe in scena finora.
Alla comparsa dei titoli di coda, come spesso accade con Sheridan, si può essere portati a dire, con un’espressione stupefatta: “Wow, che cosa ho appena visto? E ora?”, ridestando l’interesse e legando lo spettatore alla serie, come la famiglia lo è col territorio del Montana. In pratica, non se ne esce.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Le scene finali, tra massacro e conseguenze
  • Tutte le scene in Africa, specialmente l’attacco dei leoni ma anche quello dell’elefante
  • Ritorno al flashforward con cui iniziava il pilot
  • La prima parte dell’episodio a tratti è un po’ troppo diluita

 

1923 continua la sua corsa mantenendo il focus tematico con una narrazione complessa e stratificata, accompagnata da puro godimento visivo. Non si può che essere soddisfatti.

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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.

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