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Don’t Worry Darling

Una casalinga degli anni '50 che vive con il marito in una comunità sperimentale utopica inizia a temere che la sua affascinante compagnia possa nascondere segreti inquietanti.

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Una casalinga degli anni ’50 che vive con il marito in una comunità sperimentale utopica inizia a temere che la sua affascinante compagnia possa nascondere segreti inquietanti.

 

Don’t Worry Darling è il secondo film diretto da Olivia Wilde, frutto di uno script presente nella Black List del 2019. Cos’è questa “black list”? Si tratta di un elenco annuale delle sceneggiature di film più apprezzate ma non ancora prodotte, pubblicate ogni anno verso la metà di dicembre. Numerosi film di successo sono stati inseriti in questa lista: Argo, Il Caso Spotlight, Il Discorso Del Re e The Millionaire, giusto per citare quelli che hanno successivamente vinto un Oscar come Miglior Film.
Lo script è una “spec script” termine gergale che indica una “sceneggiatura speculativa”, ossia una sceneggiatura realizzata e messa sul mercato senza essere stata commissionata e quindi alla ricerca di un produttore. Olivia Wilde ha confermato che l’idea del film è stata ispirata da pellicole quali Inception, The Matrix e The Truman Show. Terminata la visione, dei tre titoli citati restano ben pochi elementi che potrebbero far pensare ad un qualche tipo di collegamento. Don’t Worry Darling è un thriller psicologico con venature sci-fi, ma i parallelismi sembrano abbastanza forzati. Soprattutto per la tipologia di storia narrata e dal desiderio quasi recondito, da parte della Wilde, di creare un film autoriale quando il materiale e la storia in sé non ne dessero modo.

Possiamo lasciar andare. Lasciar andare ciò che la società ci ha insegnato a sentire. Possiamo lasciar andare. Il caos che regna sotto la corazza dell’uguaglianza. Possiamo abbandonarci più profondamente a ciò che sappiamo essere vero…Che bramiamo l’ordine. Lascia che la tua coscienza sprofondi in questo mondo. In questa verità. Sprofonda sempre di più nel modo in cui tutto dovrebbe essere. Alice.

Alice (Florence Pugh) e Jack (Harry Styles) sono una giovane coppia che vive in una idilliaca “company town” in California, Victory. Gli uomini del quartiere sono tutti impiegati presso i Victory Headquarters, parte di un progetto che la voce narrante dei primi minuti sottolinea essere al 987esimo giorno.
La mente corre, vuoi per il periodo storico rievocato, alla serie tv Manhattan (2014-2015), ma qui i progetti nucleari sembrano centrare ben poco nonostante ci sia la parvenza, da parte delle donne (costrette al ruolo di mogli e niente di più), di un progetto governativo con tanto di esperimenti effettuati nel sottosuolo (opzione che spiegherebbe i frequenti terremoti).
Tuttavia, come si diceva, la regia incide su tanti altri elementi, spesso e volentieri dettagli, che rendono Don’t Worry Darling molto più simile ad un film d’autore rispetto ad un vero e proprio film sci-fi.
Cercare di etichettare la produzione come “film d’autore” non ha come obbiettivo sminuire il lavoro, quanto più dare l’idea a chi sta leggendo questa recensione che il film in sé aveva tutti gli elementi per essere un film di ben altra caratura, ma è stato snaturato in fase di regia e reso una produzione blanda, con una storia non in grado di catturare l’attenzione del pubblico.
Florence Pugh, volto simbolo del film Midsommar di Ari Aster, si ripresenta in scene ad alto tasso ansiogeno. Allucinazioni ed un generale no-sense in cui l’unico personaggio che sembra in contatto con la realtà è proprio Alice. Facile trovare le somiglianze proprio con la pellicola di Ari Aster: non tanto per l’interprete, quanto per il tentativo di Olivia Wilde di assomigliare alla pellicola del 2019. E il risultato, inutile dirlo, è quanto mai pessimo.

Sei andata là fuori. L’hai visto. Stanno mentendo a tutti noi. Nessuno fa domande. Non possiamo più restare qui, Alice. Non sono pazza.

Don’t Worry Darling è stato preceduto da una serie di controversie che sono continuate anche dopo la sua distribuzione, in alcuni casi riaccese anche da uno scialbo attacco da parte dei critici cinematografici.
A movimentare inizialmente il dietro le quinte del film è la rivista Variety che rivela che Shia LaBeouf, inizialmente scritturato per il ruolo di Jack, sarebbe stato licenziato dalla stessa Wilde per il suo acceso comportamento nel set verso il cast e il resto della troupe.
La notizia sembra cadere nel vuoto per circa un anno quando, poco prima della presentazione alla Mostra del Cinema di Venezia (dove Don’t Worry Darling è stato presentato fuori concorso), la Wilde viene interrogata sulla questione e sottolinea il suo compito, in quanto regista, di creare un ambiente sano per i propri attori.
LaBeouf questa volta smentisce le affermazioni e viene pubblicato online un video dove la tensione tra la regista e Florence Pugh sarebbe alle stelle. La stessa attrice, infatti, fatta eccezione per la sua presenza a Venezia, non sarà quasi mai presente durante il tour promozionale del film. Il tutto viene giustificato dall’impegno per le riprese di Dune: Parte 2, ma le voci corrono più veloci dei fatti, si sa.

Sì, ci sono sempre persone che traggono benefici dallo status quo e ci attaccheranno. Ci stanno già attaccando. Sono disposto a sacrificare tutto per voi. Darei via tutto ciò che ho per creare questo mondo migliore per tutti noi, ma non posso proteggerti…senza la tua fedeltà. Quando prometti qualcosa, mantieni quella promessa? La tua parola è leale? La tua parola è veritiera? È il nostro patto? A domani.

Il film è stato accusato di pura e semplice propaganda “wokemisandrista anche a causa delle dichiarazioni della stessa Wilde durante la promozione del film.
La regista ha fortemente criticato la figura di Jordan Peterson, uno psicologo canadese che ha accumulato notorietà nel momento in cui, nel 2016, ha iniziato a pubblicare video su YouTube in cui criticava la sempre più crescente dottrina del politicamente corretto. Sulla sua figura è basato il personaggio di Frank (interpretato da Chris Pine).
Sotto un certo punto di vista è percepibile il tentativo della Wilde di creare una pellicola con una storia socialmente impegnata. Scelta più che comprensibile e inavvicinabile da qualsivoglia tipo di critica.
Il problema fondamentale è aver tentato una commistione tra due generi così lontani, ridicolizzando una storia che poteva avere ben altra caratura. Altro lato negativo è in un certo tal senso il casting: Harry Styles risulta inadatto per il ruolo di Jack, incapace di trasmettere al pubblico tensione e il conflitto interno tra il suo amore per Alice e la decisione di perpetrare l’idea del Progetto Victory. D’altro canto Pugh e Pine sono i volti più convincenti all’interno del cast. Ma purtroppo non sono sufficienti.

C’è bellezza nel controllo. C’è grazia nella simmetria. Ci muoviamo all’unisono.


Don’t Worry Darling cerca di mostrarsi al pubblico più concreto e “grande” di quanto in realtà la sua sceneggiatura possa permettergli di farlo. Il risultato è un sci-fi che non convince ed una critica spicciola e poco diretta a dottrine sociali sempre più presenti. Le figure come quelle di Jordan Peterson andrebbero prese di petto e affrontate (se l’opzione “ignorarle” non è fattibile) con una critica più sferzante e non mascherata dietro ad uno script sci-fi snaturato della propria forza.
Le scelte del cast, inoltre, non aiutano il progetto: Florence Pugh e Christ Pine da soli non sono sufficienti per raggiungere una minima sufficienza. Olivia Wilde, come regista, deve riuscire a trovare la propria strada ed evitare di voler prendere due piccioni (critica e sci-fi) con un solo film.

 

TITOLO ORIGINALE: Don’t Worry Darling
REGIA: Olivia Wilde
SCENEGGIATURA: Katie Siberman (screenplay); Carey Van Dyke-Shane Van Dyke-Katie Siberman (soggetto)
INTERPRETI: Florence Pugh, Harry Styles, Olivia Wilde, Gemma Chan, KiKi Layne, Sydney Chandler, Nick Kroll, Chris Pine, Asif Ali, Kate Berlant, Timothy Simons, Douglas Smith, Ari’el Stachel, Dita Von Teese
DISTRIBUZIONE: Warner Bros. Pictures
DURATA: 123′
ORIGINE: USA, 2022
DATA DI USCITA: 23/09/2022

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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