Sylvester Stallone è un attore che non ha bisogno di presentazioni. La maggior parte delle persone lo associa al ruolo di Rocky Balboa, protagonista della saga sportiva più famosa di tutti i tempi e ai suoi iconici ruoli in film d’azione (Rambo, Daylight – Trappola nel tunnel, Over The Top, Demolition Man).
Non tutti, però, sono a conoscenza dell’incredibile acume di Stallone (con un Q.I. di 160, Sly è un membro del MENSA) e delle sue capacità creative, dato che sua è la mano dietro il soggetto e la sceneggiatura di Rocky, per le quali viene candidato ai Premi Oscar.
Il talento di Stallone, dunque, è innegabile ed un prodotto come Tulsa King ne trae vantaggio e giovamento. Stallone, infatti, è il traino di tutta la serie ed il personaggio di Dwight Manfredi sembra cucito appositamente per lui dalle sapienti mani di Taylor Sheridan.
Giunta al quarto episodio, la qualità di Tulsa King si conferma sempre ineccepibile ed il giusto mix tra comicità, crime e drama le regalano un tratto caratteristico che funziona egregiamente.
TAKE IT TO THE NEXT LEVEL
Dopo aver brillantemente preso il controllo del commercio di Marijuana a Tulsa, Dwight Manfredi è pronto per cercare nuove opportunità ed ampliare il proprio business.
I palloncini di protossido di azoto sembrano rispondere a tutte le domande di Dwight che comincia a mettere in piedi la sua attività di vendita, scatenando le ire di una rinomata gang locale: i Black McAdam.
Apparso già nello scorso episodio, Ritchie Coster veste i panni del capo della banda, Caolan Kyle Waltrip, che non può fare a meno di evocare nella mente del pubblico un altro ruolo dello stesso Coster: Pope, il leader dei Reapers nell’undicesima stagione di The Walking Dead.
Finalmente, dunque, anche la cittadina di Tulsa inizia a fornire parecchi grattacapi al protagonista che decide di affrontare il problema in pieno stile Manfredi.
UNA VERA E PROPRIA FAMIGLIA DISFUNZIONALE
Dopo venticinque anni di galera durante i quali non ha mai tradito la sua famiglia, Dwight Manfredi viene pugnalato alle spalle e relegato ai margini della cosca mafiosa della quale faceva parte prima di finire al gabbio.
Deluso e rammaricato, Dwight comincia a lavorare con ciò che la cittadina di Tulsa ha da offrirgli. In tutto questo, però, ha modo anche di stringere legami con gli altri personaggi, fino quasi a crearsi un’altra famiglia.
Questo legame, per quanto disfunzionale e sbagliato possa essere, viene messo in risalto dalla spedizione punitiva ai danni dei Black McAdam. Dwight, infatti, riunisce i suoi sottoposti (Tyson, Bodhi, Armand, Bad Face, Fred, il fattone e persino il padre di Tyson) e li scatena in una rissa a suon di mazzate che farebbero inorgoglire Negan.
L’intera sequenza è violenta e comica allo stesso tempo, così come il relax dopo la “battaglia” che vede i membri della banda di Dwight scambiarsi ringraziamenti e pensieri profondi.
COSA FUNZIONA E COSA NO
Nonostante la gran parte del minutaggio sia dedicata a Dwight ed ai suoi scagnozzi, la trama indugia anche nella storyline di Stacy Beale. La donna, dopo essere finita di nuovo a letto con Dwight, decide di dimenticarlo tra le braccia di uno sconosciuto.
Sebbene alcuni aspetti del personaggio di Stacy siano stati già abbozzati negli episodi precedenti, ancora non si è creata quella conoscenza e quell’empatia necessaria per non far addormentare lo spettatore durante queste scene.
Che la donna si sia mezza innamorata di Dwight è un fatto ormai telefonato, starà agli sceneggiatori capire come rendere interessante anche questa porzione di trama, magari intrecciandola ancora di più con Caolan Waltrip.
Sul finale dell’episodio c’è spazio anche per un momento dolce amaro, con l’ultimo saluto di Dwight al fratello Joe, malato terminale. L’ ex gangster si mostra per la prima volta vulnerabile e attanagliato da ricordi e sensi di colpa.
Alternare questi lati opposti, ma complementari di Dwight, è la formula giusta per renderlo tridimensionale e per farlo amare dal pubblico che, solo dopo quattro episodi, si augura un lieto fine per lui.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Il quarto episodio, nonostante qualche piccolo difetto, conferma la qualità di un prodotto come Tulsa King e di un ruolo che sembra scritto proprio per Stallone.
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.