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CODA

Ruby si ritrova ad essere l'unico canale comunicativo per la sua famiglia, totalmente sorda. Quando c'è la possibilità di seguire il sogno del canto, però, i problemi vengono a galla e sembrano irrisolvibili.

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Una famiglia culturalmente sorda gestisce un’attività di pesca. Ruby, che ha 17 anni ed è l’unico membro della famiglia udente, aiuta i suoi genitori sordi e il fratello, anch’esso sordo, con gli affari. Al liceo entra a far parte del coro per l’interesse che prova nei confronti di Miles, suo compagno di scuola. Il canto diventa da puro e semplice mezzo di avvicinamento una vera e propria passione. Il suo maestro di coro la incoraggia a prendere in considerazione la scuola di musica e lei deve decidere tra aiutare la sua famiglia o perseguire il suo obiettivo.

CODA è il vincitore del Sundance Festival 2021, evento tenutosi a cavallo tra gennaio e febbraio 2021. Il titolo è scritto in maiuscolo perché è l’abbreviazione di “child of deaf adults” che, in pratica, sintetizza in maniera estrema la tematica del film. Si tratta non di un prodotto originale bensì di un remake della pellicola francese La Famille Bélier, uscita nel 2014. Sono state apportate alcune accortezze all’interno della storia, per lo più per predisposizione geografica che altro (nel film francese i Bélier sono agricoltori; nel remake i Rossi sono dei pescatori), ma la trama è rimasta pressoché immutata. A rendere la pellicola ancora più particolare c’è il casting che prevede, nel ruolo dei genitori e del fratello di Ruby tre attori effettivamente sordi: Troy Kotsur, Daniel Durant e Marlee Matlin. Da segnalare che quest’ultima ha inoltre vinto un Oscar come miglior attrice nel 1986, l’unica attrice sorda ad aver vinto un premio dell’Academy nonché l’attrice più giovane a vincerlo nella storia degli Oscar.

I’ve never done anything without my family before.

Accantonata la parentesi puramente legata ai dettagli legati alla pellicola occorre dare uno sguardo all’effettivo prodotto cinematografico.
Il film, rilasciato sulla piattaforma streaming Apple TV+, si dimostra essere un buon film adolescenziale mettendo in mostra pregi e difetti di un prodotto di questa tipologia. Prima di affrontare la problematica legata al desiderio di Ruby di iscriversi ad una scuola di musica e tutto ciò che ne consegue, infatti, CODA mette in mostra la difficile situazione sociale dei personaggi principali. La famiglia Rossi è a tutti gli effetti ostracizzata dal resto del paese, mentre Ruby sembra avere una sola amica, Gertie, trattata come un paria da tutte le altre compagne di scuola.
Ruby sembra risentire più di tutti questo trattamento a loro riservato a causa anche del forte interesse che prova nei confronti di Miles, a cui riuscirà ad avvicinarsi grazie al laboratorio coreutico a cui entrambi si iscrivono. I primi quaranta minuti circa sono totalmente dedicata a Ruby che, progressivamente, si avvicina a Miles facendo breccia nel suo cuore. Sì, parallelamente la problematica lavorativa della famiglia e gli studi di canto di Ruby vengono portati avanti, ma risultano a tutti gli effetti un’appendice narrativa che verrà presa in considerazione ed approfondita solamente più avanti.
Il turning point narrativo è, infatti, il bacio tra Ruby e Miles (che avviene nello stesso momento in cui la famiglia Rossi perde la licenza di pesca) che sancisce la chiusura sentimentale del film aprendo la strada a quella prettamente drammatica. Da questo momento in poi, infatti, Ruby si ritrova a dover accantonare il desiderio di iscriversi alla scuola di musica (cosa che l’avrebbe portata a Boston, lontana da Gloucester) per aiutare la nuova attività commerciale avviata dalla famiglia. Il peso che Ruby porta sulle spalle è quello di essere l’unico canale di comunicazione che la famiglia si è autoimposta di avere con il resto della società: è Ruby che traduce ciò che gli altri dicono; è Ruby che traduce ciò che la sua famiglia vuole dire; è Ruby che deve fare da tramite in ogni frangente sociale. Come si diceva poco sopra, però, si tratta di una autoimposizione perché la famiglia Rossi non ha modo di assumere un vero e proprio interprete; nessuno nel paese conosce la lingua dei segni; ma soprattutto non c’è l’intenzione di lasciare agli interlocutori il compito di sobbarcarsi la comprensione di quanto da loro comunicato. Perché? Perché è molto più semplice e conveniente appoggiarsi su Ruby visto e considerato che è sempre presente. Una certezza che non lascia scampo alla giovane, costretta a rinunciare alle proprie passioni per il bene della famiglia, cosa che viene sottolineata in più sequenze nelle quali la giovane appunta come sia innaturale ritrovarsi a mettere al primo posto la famiglia piuttosto che se stessa sempre e comunque.


Il finale riequilibra la situazione: Frank, commosso dall’evidente bravura della famiglia nel canto, acclamata a gran voce durante il concerto organizzato a scuola, decide di accompagnare (insieme alla famiglia) Ruby all’audizione per la Berklee dove la giovane si cimenta in una canzone di Joni Mitchell traducendola allo stesso tempo nel linguaggio dei segni per la propria famiglia, intrufolatasi di nascosto all’interno dell’auditorium. Un bel finale che riesce a tirare le fila delle varie sottotrame chiudendo in primo luogo la diatriba amorosa, successivamente quella commerciale ed infine quella musicale relativa a Ruby. Molto d’effetto le sequenze di dialogo famigliare e il non-ascolto di Frank e Jackie al concerto scolastico, così come d’impatto risulta importante il ruolo di Leo (fratello di Ruby) nell’economia generale della trama. A far storcere il naso e a risultare come peso generale sulla storia c’è sicuramente il forte peso teen della narrazione che scompare nel preciso istante in cui Ruby e Miles si baciano (come se questa cosa avesse di fatto eliminato ogni tipo di angheria da parte delle varie compagne dell’adolescente). Anche l’audizione per l’ammissione a Berklee risulta parecchio forzata: una ragazza che si presenta ad una audizione, senza spartito, completamente in disordine e che viene salvata in corner (due volte) dal proprio insegnante di scuola che magicamente compare nell’auditorium…ecco, forse è un po’ troppo. Terence Fletcher (J.K. Simmons in Whiplash) avrebbe avuto a che dire.
Un buon film nel complesso, ma che purtroppo risente dei pesanti cliché del genere e della conclusione inscritta all’interno di sceneggiature di questo tipo da cui era difficile potersi allontanare.

 

TITOLO ORIGINALE: CODA
REGIA: Sian Heder
SCENEGGIATURA: Sian Heder
INTERPRETI: Emilia Jones, Eugenio Derbez, Troy Kotsur, Ferdia Walsh-Peelo, Daniel Durant, Marlee Matlin
DISTRIBUZIONE: Apple TV +
DURATA: 111′
ORIGINE: USA, 2021
DATA DI USCITA: 28/01/2021, 2021 Sundance Film Festival – 13/08/2021 Apple TV +

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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