L’imbarazzante conclusione della prima parte di stagione ha avuto, senonché, il pregio di lasciare la trama in azione. “Everybody Has A Plan ‘Till They Get Punched In The Face”, un titolo che fa già ridere così se si pensa alla svolta che prenderà la serie dalla prossima stagione in poi, inizia esattamente da dove si era interrotto il quinto capitolo: Dijkstra è uscito allo scoperto e Geralt & Yennefer sono messi alle strette.
La vertiginosa caduta di questa terza stagione è destinata a protrarsi e se le cose non cambieranno con gli ultimi due episodi è difficile maturare entusiasmo per una quarta stagione già confermata.
ALLEANZE VARIE ED EVENTUALI
La vera rivelazione della terza stagione è la reale posizione di Vilgefortz, che già nello scorso episodio era stato smascherato come il padrone di Rience, dedito alle sperimentazioni sulle bambine alla disperata ricerca del sangue ancestrale della principessa Cirilla.
Proprio Vilgefortz porta il nemico tra le mura di Aretuza. Francesca, Filavandrel, Fringilla e l’esercito degli elfi fanno strage tra i maghi, alla ricerca della principessa di Cintra. La rivelazione riporta la narrazione su un piano politico e tornano in primo piano alleanze, complotti e inciuci politici che riescono a riportare un po’ di interesse a una narrazione deboluccia.
UNA TRAMA UN PO’ PREVEDIBILE
Le buone scene di azione e la suspense dell’episodio non riescono però a colmare i deficit di trama che si protraggono ormai dalla scorsa stagione. Diversi sono i cliché che la serie utilizza in un solo episodio: il telefonato tradimento di Vilgefortz nei confronti di Tessaia, che si scopre usata e presa in giro; la vendetta della stessa Tessaia su Francesca tramite l’uccisione di Filavandrel; la lotta che si innesca tra le due, e via dicendo…
Anche Ciri e il suo potere capace di distruggere le mura di Aretuza si rivela abbastanza prevedibile se risulterà fine a sé stesso (così come già accaduto in precedenza). Molto dipenderà, dunque, dagli episodi successivi e da come verrà gestito il personaggio di Freya Allan, che per il momento è stato accantonato in previsione di risvolti di trama più importanti.
UN PROTAGONISTA SEMPRE MENO PROTAGONISTA
Nonostante l’episodio sia ricco di scene d’azione, la resa finale non si dimostra all’altezza di quella prima stagione di The Witcher che tutti hanno sperato di ritrovare prima di dare l’addio a Henry Cavill. Oltre i sopracitati problemi di sceneggiatura, non si può non notare la completa assenza del protagonista della serie. Geralt è stato totalmente assente nella stagione, sempre meno protagonista, utilizzato solo come accompagnatore al braccio di Yennefer.
Purtroppo è ovvio che tutto ciò si lega all’abbandono dell’attore delle vesti del witcher, ma forse, a maggior ragione, sarebbe stato meglio incrementare il minutaggio e l’attenzione nei confronti del personaggio.
Un discorso simile potrebbe essere fatto per Ciri, che al momento è utilizzata solo in funzione di oggetto del desiderio, senza che sia mai stato fatta un reale lavoro di introspezione sul personaggio. Lavoro che sembrava invece iniziato nella scorsa stagione, rimasto però inconcluso. L’unico aspetto che sembra essere portato a maturazione completa è il rapporto tra Yennefer e Ciri che sembra finalmente completarsi in questo sesto episodio aggiungendo un tassello nella psicologia di entrambi i personaggi.
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Un episodio sufficiente che si destreggia tra ottime scene di azione e una trama sempre più prevedibile. Nulla di più.
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Lunatica, brutta, cinefila e mancina. Tutte le serie tv sono uguali, ma alcune sono più uguali delle altre.