Pam & Tommy 1×08 – SeattleTEMPO DI LETTURA 5 min

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Pam And Tommy 1x08 recensioneCon “Seattle” la miniserie targata Hulu porta a compimento il racconto tangibile dello scandalo che nel 1995 ha colpito Pamela Anderson e Tommy Lee.
Una riproposizione dei fatti che ha aiutato l’opinione pubblica a rivalutare il proprio giudizio grazie all’eccezionale modalità d’esecuzione utilizzata dalla serie. Lo show di Robert Siegel ha raccontato la storia unendo sia i fatti conosciuti che quelli più profondi e personali, rendendo il prodotto promotore di un messaggio etico e morale di fondamentale importanza.
Nel corso degli otto episodi, la serie ha seguito un percorso simile a quello intrapreso a suo tempo dal sex-tape: accolta come goliardata e mezzo per dell’insana satira e ironia, ci si è tardamente accorti del peso che questa ha invece scagliato sui suoi protagonisti. Pam & Tommy ha ben seguito questo pattern, presentandosi come uno show leggero, con i primi episodi atti a mostrare la spettacolarizzazione dei due personaggi. Una modalità che è servita per enfatizzare ancora di più il finale, dove la modella e la rock star si sono rivelati come tutti gli altri: tremendamente umani e distrutti dall’invasione della propria privacy.

QUESTIONE DI KARMA SCELTA


Nonostante Rand Gauthier lo abbia ripetuto come un mantra nel corso degli episodi, quanto successo non ha niente a che fare con il karma quanto più con la scelta. Alla base dell’intero scandalo vi è infatti tutta una questione di scelta: quella presa da Rand e quella che non hanno mai avuto Pamela e Tommy.
Tra le tante qualità mostrate dalla serie svetta anche il modo in cui è stato presentato colui che ha dato il via a tutto con il furto del sextape. Seth Rogen ha affermato di aver voluto interpretare il suo personaggio non come una figura cinica spinta da chissà quali piani malvagi, bensì come una mente semplice, totalmente incapace di comprendere il peso delle proprie azioni. E il risultato è stato ampiamente raggiunto, con Rogen che svetta a fianco degli altri protagonisti per la profondità dell’interpretazione. Rand, infatti, è apparso fino alla fine lontano dal comprendere davvero la complessità della situazione, arrivato ad un esame di coscienza solo per un proprio tornaconto.

“We’re so good together Pamela. It’s the world that’s fucked.”

Seppur la frase sopracitata può essere soggetta a forti interpretazioni (come lasciato intendere anche dalla serie, la relazione ha comunque dovuto fare i conti con violenza, abusi e il conseguente arresto di Tommy Lee), nella visione circoscritta dello show tale frase assume contorni emotivamente forti.
Negli episodi precedenti si è giustamente dato notevole spazio al dramma privato subito soprattutto da Pamela. In “Seattle” si arriva all’atto finale di un percorso indecente che sembra non avere mai fine, con la Anderson paradossalmente costretta a prendere una decisione senza in realtà avere scelta. Ancora una volta, eccezionale risulta il lavoro di Lily James nel mostrare la profonda stanchezza emotiva di Pamela che arriva ad un “patteggiamento” forzato pur di limitare i danni, cercando di riprendersi un minimo di dignità rifiutando qualsiasi compenso.
Ma uno dei pregi di questa serie è stato anche quello di ampliare il raggio delle conseguenze a tutti i personaggi coinvolti, e l’attenzione che quest’episodio ha dedicato anche a Tommy ne è la dimostrazione. Una figura sopra le righe e controversa ma anche lui vittima, in modo diverso, di questo furto della privacy. Anche qui, un applauso va fatto a Sebastian Stan per aver mostrato in maniera eccelsa la sfaccettata caratterizzazione del suo personaggio: la scena della firma ne è un esempio lampante, con l’attore capace di passare in un attimo dalla rabbia alla disperazione dando profondità all’intera eruzione di sentimenti.

IL POTERE DI INTERNET


“The VHS tape, that was a flu. This is a plague.”

Ma “Seattle” pone ancora l’attenzione anche sul mezzo che ha permesso allo scandalo di evolversi. La realtà degli anni ’90 fa così la conoscenza del potere di internet, mezzo di comunicazione nuovo e misterioso che si scopre dalle molteplici funzioni. Con l’entrata in gioco di Warshavsky e il suo prototipo di streaming viene posto l’accento non solo sulla capacità di diffusione maggiore ottenuta online, ma vi è una prima dimostrazione dell’invasione totale che internet comporta.
Da qui ai giorni nostri, infatti, il passo è breve con la perdita della privacy che sul web si amplifica su più livelli, prevaricando confini personali e ottenendo un effetto boomerang sulle persone coinvolte, così come dimostrato dall’impossibilità di Pamela e Tommy di fermare la diffusione del video.

PAMELA ANDERSON


Si è a lungo parlato del paradosso di questa serie. Per un prodotto che denuncia la mancanza di consenso e l’invasione della privacy, infatti, non può lasciare indifferente la contrarietà di Pamela Anderson, per niente favorevole allo sviluppo dello show.
A posteriori però, si può affermare che Pam & Tommy sia stata una serie completa, capace di dare finalmente una visione più umana all’intera vicenda, onorando quanto dovuto sopportare dalle parti in causa e fungendo quasi da richiesta di scusa nei loro confronti. Un risultato che, nel bene o nel male, sembra aver smosso qualcosa nella stessa Anderson che adesso ha deciso di riportare personalmente in auge quanto accaduto negli anni ’90 e mostrare la storia dal suo punto di vista. Per scoprire la sua versione dei fatti è in arrivo un documentario su Netflix.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Una serie scritta e diretta in maniera magistrale
  • Colonna sonora anni ’90
  • Interpretazioni di Lily James, Sebastian Stan e Seth Rogen
  • La scena della firma ad altissimo impatto emotivo
  • La scena finale del tatuaggio
  • Una serie completa che ha analizzato lo scandalo del sex tape da svariati punti di vista sia personali che sociali
  • Niente di davvero rilevante

 

Dopo otto puntate la miniserie targata Hulu termina il suo racconto, ma per i protagonisti reali della vicenda gli strascichi sono durati molto più a lungo. Per cast e crew di Pam & Tommy, invece, l’appuntamento è ai prossimi Emmy.

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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