Peaky Blinders 5×04 – The LoopTEMPO DI LETTURA 5 min

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Con il termine loop ci si riferisce solitamente ad una particolare condizione di ripetizione continua di abitudini, un ciclo chiuso e ripetitivo di azioni che non ha mai fine e che porterà sempre alla stessa e medesima situazione. Tenendo conto di ciò, non è strano che il titolo di questo episodio sia proprio “The Loop”. Dare e avere, sogno e realtà, vita e morte, tutto si alterna alla perfezione quasi a voler cercare un equilibrio. Equilibrio che invece finirà col scivolare via dalle vite tormentate dei nostri protagonisti, elevandosi a sogno irrealizzabile all’interno delle cupe esistenze condivise dagli Shelby.
Ogni persona di potere, dal politico al boss criminale, sembra essere un potenziale nemico per i Peaky Blinders; neanche dieci minuti e assistiamo già a due faccia a faccia ben poco gradevoli con due potenziali minacce per la famiglia Shelby. Da una parte Mr. McCavern, obiettivo della vendetta di Oberama ma pedina importante per i traffici condotti da Thomas, e quindi risparmiato temporaneamente nella speranza di fermare una guerra e limitare così i danni al solo aspetto economico; dall’altra Brilliant Cheng, eccentrico – per non dire strafatto – boss della malavita cinese che ha bisogno di una mano per esportare i suoi preziosi cristalli d’oppio purissimi fuori da Birmingham senza troppi problemi. Ed esattamente come all’interno di un ciclo che si ripete costantemente, Thomas trova una soluzione (temporanea) ai suoi problemi economici e familiari, accontentando uno dopo l’altro tutti coloro che avevano bisogno di un favore, di una spintarella nella giusta direzione. Una mano lava l’altra ed entrambe lavano il viso.
Thomas appare sempre più calato nel suo ruolo politico, prende le sue decisioni a partire dagli stessi valori ma stavolta non c’è spazio per l’impulsività di un tempo, per la violenza indiscriminata. Arthur dice di non essere tagliato per la vita di Tommy, troppi compromessi, troppe responsabilità, troppa calma, tutti aspetti con il quale il più vecchio degli Shelby deve venire a patti ogni giorno, in un vortice di follia e cieca rabbia che talvolta si scaglia su poveri innocenti condannando ulteriormente la sua anima all’eterna dannazione. Ed ha ragione, non sarebbe in grado di prendere il posto di suo fratello, Arthur sa bene quali sono i suoi limiti e non ha paura di ammetterli. Ma quando la rabbia e la frustrazione prendono il controllo tutto ciò che rimane è un cieco furore, incontrollabile e inarrestabile, un istinto troppo primordiale per appartenere ad un uomo di potere. Arthur è un soldato, lo ha sempre saputo ma non lo ha mai accettato. Ma a partire proprio da questa mancata accettazione del suo ruolo di subordinato si basa la costruzione della tensione per l’incredibile sequenza finale sulle note di Dona Nobis Pacem 2 di Max Richter (già nella colonna sonora di The Leftovers, altro grande capolavoro televisivo contemporaneo), tutto sembra voler portare alla morte del character, più volte scampato a minacce ben peggiori di questa. La tensione è altissima, anche se in cuor nostro sappiamo che la fine di un personaggio come Arthur, macchiato di una lunghissima serie di crimini, di peccati se vogliamo, giungerà in un momento più adatto, più consono alla chiusura di un personaggio così longevo e complesso. La morte di Linda si intreccia così al racconto di Odette (in uno dei vari finali del famoso balletto “Il lago dei cigni”) costretta nel corpo di un cigno per l’eternità la cui unica via di fuga è quella di gettarsi da una rupe e spezzare così la maledizione con la propria morte. Allo stesso modo la donna, armata di pistola e ben consapevole delle conseguenze delle sue azioni, minaccia Arthur circondata da membri della famiglia Shelby, trovando la morte e con essa la tanto agognata libertà dalla prigionia del suo matrimonio.
Dall’altra parte la prima parte del piano di Tommy per infiltrarsi all’interno del partito sembra essere completa, nonostante la diffidenza di Mosley, ben cosciente degli scheletri presenti in entrambi gli armadi. Su una cosa però Mosley si sbaglia, il punto debole di Tommy non sta nel suo passato, bensì nel suo futuro, nella troppa sicurezza acquisita e nel complesso del dio che da poco sembra essere diventato parte integrante della sua personalità. L’unica vera minaccia al suo trono è la remota possibilità che il suo lato umano riemerga prepotentemente, un’ipotesi non troppo remota visti i sempre più frequenti “incontri” col fantasma di Grace.
E alla fine arriva Polly, triste e scontato riferimento alla pellicola di Hamburg del 2004 ma anche doverosa parentesi conclusiva di questa recensione. Appartiene proprio alla matrona dei Peaky Blinders il dito che ha premuto sul grilletto, sempre pronta a difendere il sangue del suo sangue, i suoi principi gipsy per seguire la sua stessa analogia. L’omicidio di Linda, seppur giustificato da un’arma puntata al volto del marito, difficilmente verrà accettato di buon grado da Arthur, ad un passo dall’esplosione e ora privato dell’unica cosa che in qualche modo lo teneva legato alla realtà. Ma soprattutto dovrà essere accettato dalla stessa Polly, sulla quale ora grava il peso di due omicidi – il primo a morire per mano sua fu il Maggiore Campbell nella prima stagione – e il dovere di tenere la famiglia unita per uscire indenni dalla recente crisi finanziaria. Per riuscire ad andare avanti occorre essere qualcosa di più di semplici esseri umani, bisogna vivere al di fuori della concezione stessa di essere umano, usando le parole della stessa Polly dette a Gina nello scorso episodio, fino a privarsene. Per diventare, proprio come detto a Mosley, una regina tra i gitani.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La consueta forza delle immagini
  • Finn tamarro vero
  • Polly
  • Il finale sulle note di Dona Nobis Pacem 2 di Max Richter
  • La tensione nel corso della sequenza finale e la parabola del cigno
  • Nulla da segnalare

 

Ennesimo capolavoro da sessanta minuti ed ennesima benedizione. Oramai potremmo anche recensire la serie bendati.

 

Strategy 5×03 6.10 milioni – ND rating
The Loop 5×04 5.75 milioni – ND rating

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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