Per chi è cresciuto a pane e Agatha Christie questo episodio non può che risultare un piacevole omaggio allo stile che ha reso celebre la scrittrice nel mondo. Un serial killer, un gruppo di persone apparentemente innocenti, cadaveri, un luogo da cui non si può scappare e dei detective impegnati a risolvere il caso. Questi sono gli elementi chiave di ogni romanzo della Christie ed il primo che osa citare il Detective Conan può spararsi un colpo in testa.
Capita di raro ma anche Person Of Interest si concede una pausa dall’evoluzione frenetica della sua trama orizzontale e questo è uno dei pochi episodi filler di questa seconda stagione. A memoria mi pare che questo sia il 2° o 3° e per un procedurale è una rarità quindi possiamo anche concedergli un momento di tregua visto che, come dice Finch, la tempesta “is just beginning“. Se Reese si riferisce alla tempesta che si è realmente abbattuta sulla costa est degli Stati Uniti (e per i più smemorati qui c’è un riassunto dell’Uragano Sandy), Harold parla invece dei danni causati dal virus Kara Stanton alla sua Machine, danni visibili per ora solo dal mutismo della stessa. 3 giorni senza “person of interest” in una città con oltre 8 milioni di persone è praticamente impossibile perchè o sono tutti santi o c’è sicuramente qualche cosa che non va nel procedimento generatore della Machine. 99,9% è il secondo caso e questo rappresenta un grossissimo problema visto che Finch ha progettato la Machine in modo da non poter più metterci le mani. I prossimi episodi chiariranno il livello di gravità della situazione per cui per ora limitiamoci a queste poche informazioni e parliamo invece di “Proteus”.
Il titolo tradotto in italiano equivale ad un “Persona Mutevole” e non c’è titolo più adatto di questo visto e considerato il tipo di serial killer con cui il dinamico duo ha a che fare. La regola n°1 di ogni thriller/giallo è che l’assassino è sempre il maggiordomo la persona più insospettabile ed anche in questo caso non si prescinde da questa consuetudine. Come insegna la compianta Agatha Christie, il lettore o telespettatore nel nostro caso deve essere accompagnato nella scoperta dell’assassino di pari passo con le scoperte che fa il detective e nel frattempo devono essere disseminati degli indizi circa la vera identità del killer. I nostri indizi sono che è un tizio alto, magro e che è estremamente bravo nell’immedesimarsi nelle persone che uccide. Sapendo ciò scartiamo a prescindere praticamente tutti i sospettati e rimangono in gioco solo due persone: il marine in fuga e l’agente Fahey dell’FBI. I più attenti come il sottoscritto si erano già posti alcune domande sulla strana coincidenza dell’incontro tra lui e Reese proprio nella casa della vittima, un dubbio più che legittimo che come nei migliori gialli viene poi lasciato nel dimenticatoio per concentrarsi sui restanti sospettati. Insomma se questo non è un enorme/gigantesco/stratosferico plauso alla regina dei gialli ditemi voi che cos’è… Francamente sono rimasto piacevolmente stupito dall’abilità della serie ad adeguarsi a questa diversa tipologia di narrazione, ennesima dimostrazione di quanto eccelsa sia la qualità di POI.
A far quasi da sfondo alla puntata ci pensano Cal Beecher e la Carter che da un lato rimane attratta dal detective della narcotici e dall’altro prova a rimanere sulla difensiva per le mezze informazioni ricevute dall’FBI. Insomma fidarsi o non fidarsi di Beecher? Noi sappiamo che è sicuramente invischiato nei traffici dell’HR ma non sappiamo ancora con certezza fino a che punto ci è dentro. Fino al collo? Possibile ma non è da escludere un arguto gioco di mano da parte degli sceneggiatori per depistarci. Anche qui vanno tenute aperte più porte.
Ultima postilla: è assente per tutto l’episodio il sempre irriverente Detective Fusco e in quanto a battute la sua assenza si fa sentire pesantemente. Peccato…
- Omaggio alla Christie
- Epica scena hitchcockiana memoria in cui si scorge dietro le spalle di Finch la figura di Fahey grazie ai lampi
- John VS il pescatore narcotrafficante
- No Fusco no party
Oggettivamente l’episodio non è eccelso ma è da premiare l’attenzione ai particolari in omaggio al già sopracitato stile giallo. Fossero così tutto i filler…
VOTO EMMY
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.