Person Of Interest 3×03 – Lady KillerTEMPO DI LETTURA 3 min

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Non ci stancheremo mai di ripeterlo, ma, come molti altri episodi precedentemente, questa 3×03 di POI è l’ennesima dimostrazione di quanto enorme sia questa serie. Si perché quando si è di fronte ad una serie d’azione ed un episodio ti presenta 38 minuti a ritmi blandissimi, normalmente la puntata viene considerata mediocre o pessima. Ma ovviamente questo è Person Of Interest e la parola mediocrità non sa cosa sia. Assistiamo così ad un’episodio in cui l’adrenalina non ne fa da padrone ma che comunque alla fine lascia allo spettatore un senso di piena soddisfazione. D’altra parte anche il solo finale di episodio basterebbe ad eventuali spettatori insoddisfatti di essere ripagati per il tempo perso (o meglio dire impiegato) davanti allo schermo. Ma andiamo con ordine.
Come già detto in “Nothing To Hide“, ormai è assodato che Shaw e Carter sono da considerare come personaggi principali della serie e questa terza puntata, che definirei “Carter-centrica” non è che la conferma. La Carter infatti è la punta di diamante del trio che ha il compito di adescare il POI di giornata, un ricco investitore di nome Ian Murphy. Il ragazzo è sospettato di stalking, in quanto nel suo appartamento vengono ritrovati file di ragazze con le quali era uscito, e anche di omicidio, visto che tra i file c’erano anche foto di una ragazza scomparsa e di una deceduta. Il trio che si occupa di tutto ciò non può essere che un trio di ragazze, e le prescelte sono Carter, Shaw e la nostra vecchia conoscenza Zoey Morgan. Con un trio del genere il successo non può che essere assicurato, e infatti è la Carter (che senza offesa per Taraji P. Henson non è la più appetibile) a riuscire a fine serata a strappare un appuntamento.
Così i due escono insieme, e a causa di un tentato omicidio il team realizza che il POI è un “victim” e non un “perpetrator”. La scelta di non rendere mai chiaro fin da subito quale sia la vera identità del caso del giorno è sempre molto intrigante tuttavia da qualche tempo a questa parte la prima versione che ci viene fornita viene sempre smentita circa a metà puntata ed è così anche in questo caso. L’abitudine toglie ovviamente la suspance dal caso perchè va bene una, va bene due, ma alla terza volta non è più una sorpresa se il “victim” è in realtà un “perpetrator” o viceversa. Ad ogni modo il caso di “Lady Killer” è uno dei più semplici e tranquilli da quando la serie è cominciata.
Ma si sa, la quiete sempre precede la tempesta. E così nel finale vediamo Root riuscire, con un elaborato piano progettato con la Macchina, a scappare dall’istituto psichiatrico in cui era rinchiusa. La cosa più sconvolgente, della quale tra l’altro si era già intuito qualcosa, è che ora la Machine sta davvero guidando  e proteggendo Root, un po’ come quando, in fase di programmazione, vegliava su Harold. Sembra davvero che Root sia diventata la nuova proprietaria della macchina, e la faccia sconvolta di Harold ne è la conferma. Ma non dimentichiamoci che nell’ultimo episodio dellascorsa stagione, anche Reese ha ricevuto la stessa chiamata. Con Root ora a piede libero tutto si fa più interessante, dal prossimo episodio infatti c’è da aspettarsi sicuramente qualcosa di diabolico dalla nostra hacker preferita ormai assurta a vero e proprio braccio destro di quella divinità elettronica che venera.

 

PRO:
  • Root a piede libero
  • Il ritorno di Zoey Morgan, altro personaggio che meriterebbe molte più apparizioni
  • La nascita della nuova coppia Tito-Shaw
  • Really??? A yoga instructor????
CONTRO:
  • Caso di giornata risolto abbastanza facilmente
  • Ancora una volta Fusco presente solo una manciata di secondi

 

Tre episodi finora tutti su alti livelli, ma visti il ritorno di Root e la cooperazione sempre più prolifica all’interno del team la serie non può fare altro che migliorare ulteriormente!

 

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