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Nel 2011 la rete via cavo FX, si affaccia al palinsesto autunnale con una serie destinata a far molto parlare di sé: c’è chi urla al genio e chi invece la classifica come “trash” ma di sicuro American Horror Story non lascia indifferenti. Creata da Ryan Murphy e Brad Falchuk (gli stessi autori di Glee e Murphy del chiacchieratissimo Nip/Tuck), il telefilm si pone come “serial antologico”, richiamando un format molto in voga in America tra gli anni ’50 e ’60: ogni anno l’ambientazione e i personaggi sono completamente diversi, anche se alcuni attori rimangono gli stessi.
La prima stagione registrò altissimi ascolti, tanto che il pilot (3.18 milioni) risultò tra i più visti di sempre del canale, complice anche l’ottima scelta di gran parte del cast. Questa premiere ha fatto registrare 5.54 milioni che segna un +74% da quando Ryan Murphy ci ha presentato la serie: al quasi raddoppio degli spettatori, corrisponde sicuramente un motivo valido. Obiettivo è scioccare, agitare le acque, reinventare il genere horror raccontandolo da un punto di vista differente e in ogni stagione le tematiche affrontate in modo estremo e angosciante sono le più disparate: dal sesso alle dipendenze, alla sanità mentale e alla religione, dalla condizione delle minoranze al femminismo. Il prodotto tuttavia non è esente da difetti: spesso la trama risulta confusa e al limite del credibile ma nonostante questo, resta un serial da seguire con curiosità e non adatta ai deboli di cuore. American Horror Story: Murder House, American Horror Story: Asylum, ed ora American Horror Story: Coven.
Quest’anno si parla di streghe, in una New Orleans intrigante con un’elevata presenza di attrici di altissimo livello: ritroviamo l’iconica Jessica Lange e tra le new entry Angela Basset e l’immensa Kathy Bates.
Il pilot si sviluppa su due livelli temporali: il primo, nel 1834, racconta la storia della sadica nobildonna Delphine LaLaurie, che si diverte a torturare i propri schiavi in modi terribili, usando ogni mezzo per preservare la propria giovinezza; il secondo si svolge ai giorni nostri e si snoda tra le vicende di Zoe, la scoperta del proprio oscuro potere e della sua entrata in una scuola per streghe: qui incontra, Madison, Queenie e Joan alle prime armi come lei, tutte con una caratteristica diversa e la direttrice Cordelia Foxx mentore della congrega, che insegnerà loro a controllarsi, a difendersi e soprattutto a restare nell’ombra. Al quadretto si aggiunge “La Suprema”, Fiona Goode, colei che incarna diversi doni e per questo la più potente: ossessionata dallo scorrere del tempo e dalla paura di invecchiare, decisa a trovare un qualunque rimedio a tutto questo, non è d’accordo con i metodi un po’ troppo buonisti della direttrice e da Los Angeles torna a New Orleans per insegnare alle ragazze a sopravvivere combattendo.
Di fatto niente è cambiato dall’era di Salem: le donne vengono ancora uccise, torturate, bruciate; alcune perché streghe, altre vittime solo della barbarie dell’uomo, come in una delle scene più forti dell’episodio, quella dello stupro. I due filoni ad un certo punto si uniscono ed è da qui che si svilupperà la storia di “Coven”.
La performance di Jessica Lange è impagabile: una donna forte, con le sue debolezze, consapevole del proprio potere, così affascinante, ironica, squisitamente al di là del bene e del male; Kathy Bates, perfettamente a suo agio nei panni crudeli di Delphine, credibile a tal punto che ci si chiede se il vero volto della donna, realmente vissuta, non sia il suo. Frances Conroy brilla di luce propria anche solo per i suoi occhiali dannatamente vintage e Angela Basset, così determinata nella sua vendetta. Conferme di talento per Taissa Farmiga e per uno dei pochi uomini di questa stagione, Evan Peters: i due, già protagonisti insieme nella prima serie, tornano, ancora innamorati, sempre con toni molto dark.
Una delle scoperte più piacevoli è Emma Roberts: la sua Madison è un personaggio molto complesso, ben diverso dalla superficialità con cui ci si scontra a primo impatto. Altro punto a favore sono le citazioni, le “chicche” per così dire, che si sono susseguite durante tutta la puntata: Delphine e Marie sono due streghe realmente esistite, vissute nel ‘700; la pratica di utilizzare il sangue come rimedio contro la vecchiaia prende spunto dalla vicenda della contessa ungherese, l’assassina Erzsébet Báthory; Zoe e Kyle si incontrano per la prima volta ricordando la famosa “scena dell’acquario” di “Romeo+Juliet” con Leonardo Di Caprio e Claire Danes; c’è un chiaro riferimento alla saga di “Harry Potter”; il momento in cui Zoe entra nella casa delle streghe e viene perseguitata dalle ragazze mascherate, è un tributo ad “Eyes Wide Shut”; un potere in particolare rimanda al film “Denti”; il campanello della scuola ha lo stesso suono di quello della “Murder House”.
Insomma, un regalo in piena regola non solo ai patiti dei dettagli come me ma anche ai fan di film, racconti tenebrosi e della serie stessa. Punto a sfavore, se mal utilizzato: Ryan Murphy ha dichiarato che a differenza delle prime due stagioni, in questa ci sarà una vena un po’ più comica, cosa che si è già percepita e che a me è piaciuta; ci sono momenti dedicati ad un pubblico “teen” ed è chiaro che questo è l’elemento in cui si vuol giocare la carta della “leggerezza” ma la serie potrebbe perdere il suo alone sfrontatamente duro e disturbante, tutto sta nel saper equilibrare con maestria ogni singolo elemento.
PRO:
- Jessica Lange, Kathy Bates, Angela Basset: questi tre nomi insieme valgono l’intero progetto
- La sigla, come sempre esaltante
- Emma Roberts, stronza, intensa e davvero brava
- Il personaggio sopra alle righe di Frances Conroy
- “When witches don’t fight, we burn” è soltanto una delle battute “cult”dell’episodio
CONTRO:
- L’aspetto “teen” è un’arma a doppio taglio
- Rischio di confusione se si accellera troppo nelle vicende
Ho atteso questa premiere con l’acquolina in bocca perchè la stregoneria mi ha da sempre affascinato, perché amo Jessica Lange e Kathy Bates e non sono rimasta delusa; vediamo cosa ci riservano i prossimi episodi ma comunque la si voglia vedere, questo “Coven” non è “Charmed”, con tutto il rispetto per il potere del trio.
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.