Philip K. Dick’s Electric Dreams 1×01 – The Hood MakerTEMPO DI LETTURA 3 min

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Il titolo della nuova serie antologica “condivisa” da Amazon e Channel 4 potrebbe sembrare estremamente complicato ma ha un suo perché. Sviscerandolo (e traducendolo per i non anglofoni) basta semplicemente dire che i “Sogni Elettrici Di Philip K. Dick” è un prodotto che si basa su storie brevi scritte da Dick riguardo futuri distopici ed alternativi, esattamente come l’altra serie Amazon più rinomata: The Man In The High Castle. Il progetto prevedeva inizialmente una collaborazione tra AMC e Channel 4 (poi sostituita anche con una certa continuità dal punto di vista seriale con Amazon) ed una serie di nomi importanti tra produttori esecutivi e showrunner come Ronald D. Moore e Bryan Cranston (anche protagonista di un episodio).
Trattandosi di una serie basata su storie scollegate e con personaggi diversi, la struttura antologica non sorprende, così come non sorprende nemmeno la scelta di usufruire di un parco attoriale diverso per ogni episodio/racconto ricalcando, di fatto, il più famoso Black Mirror. E qui i paragoni potrebbero sprecarsi perché, giustamente, le due serie sono estremamente simili sulla carta ma, ingiustamente bisogna ammettere, si focalizzano anche su dei temi diversi che fungono da principale spartiacque. Se Black Mirror ha dimostrato di propendere verso una narrazione e verso delle storyline che dipendono meramente dall’uso smodato ed indiscriminato della tecnologia, sempre e comunque al centro della narrazione, Philip K. Dick’s Electric Dreams prende direttamente spunto dagli scritti dell’autore e, come dimostra benissimo questa series premiere, la tecnologia non è l’argomento chiave.

From where I’m standing, it’s not a Free bloody Union.
We’re all gonna be slaves to the Teeps.

“The Hood Maker” presenta un universo in cui i telepati, spregiativamente chiamati “teeps”, vivono ghettizzati perchè il mondo che li circonda, fatto di umani impauriti che si sentono inferiori a loro, li ha sottomessi in modo da poterli controllare. Molto interessante come tema e ovviamente non nuovo (va comunque ricordato che il libro “The Hood Maker” è stato scritto nel 1955) ma sia le tempistiche che il modo in cui è stato approcciato e poi lasciato finire sono passabili di critica.
Innanzitutto la storia è presentata in maniera leggermente confusa all’inizio, è intrigante ma richiede un periodo di ambientamento per lo spettatore che si ritrova catapultato in un universo che ricorda il nostro ma è anche molto utopico e, come tale, alieno. Una volta che si impara a conoscere i character e la struttura della storia si viene però catapultati in una fugace quanto improvvisa storia d’amore che, per la psicologia dei suoi protagonisti (soprattutto di Honor che prima dice “Teeps hate dating.
I mean, there’s no mystery to it.
We end up finishing each other’s sentences.
” e poi finisce a letto con il character di Richard Madden), non è nè plausibile nè accettabile, quanto piuttosto solo funzionale ad il finale amaro con cui Moore & Co. decidono di concludere la narrazione. E a questo punto il paragone con Black Mirror si rende obbligatorio perchè, in un contesto antologico in cui si hanno solamente 60 minuti a disposizione, non c’è e non ci deve essere spazio per un approfondimento psicologico tale da dare profondità ai personaggi, nè tanto meno per un susseguirsi di eventi che richiederebbero ben più minutaggio per essere digeriti ed elaborati a dovere. Black Mirror, sinora, si è mantenuto sempre sul vago dando prova di saper appassionare elargendo al pubblico solo il minimo indispensabile, un minimo indispensabile funzionale a storia, minutaggio ed empatia, un qualcosa che a “The Hood Maker” non è propriamente riuscito. Sfortunatamente. Le possibilità per fare meglio c’erano tutte, l’esecuzione poteva essere migliore.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Storia intrigante e realizzazione scenica di livello
  • Superficialità nella narrazione
  • Ci vuole molto tempo per entrare in sintonia con personaggi e con il nuovo universo narrativo

 

Ottimi input, attori di un certo livello, storia intrigante ma un po’ superficiale. Per quanto non si debba utilizzare Black Mirror come metro di paragone, si può però affermare che Philip K. Dick’s Electric Dreams abbia ancora molti margini di miglioramento. Bene ma non benissimo.

 

The Hood Maker 1×01 ND milioni – ND rating

 

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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