Mark L. Smith è un nome che probabilmente dirà poco allo spettatore mainstream. Eppure è proprio grazie al genio (e soprattutto alla penna) di questo sceneggiatore se il regista Alejandro Inarritu è riuscito a dare forma a quel capolavoro che è Revenant – Redivivo, e a regalare un Oscar a Di Caprio (facendo inoltre diventare un orso la star di numerosi meme).
American Primeval, miniserie Netflix in sei episodi a tema western, rappresenta di fato un proseguimento, da parte di Smith, nella narrazione del vecchio West nei suoi aspetti più crudi e spietati, scevra di qualsivoglia epica eroica.
Si tratta di un racconto corale che segue diversi personaggi lungo una lunga “odissea” all’interno del territorio dello Utah del 1857. Una terra ancora vergine (“primitiva” per l’appunto), quasi del tutto inesplorata in cui convivono però diverse culture e gruppi più o meno organizzati, ovviamente tutti in perenne guerra fra loro, e senza sconti per nessuno.
NUOVI VILLAIN… I MORMONI!
Protagonisti principali di questo episodio pilota sono Sarah Rowell (l’ex star di GLOW, Betty Gilpin) e il figlio Devin. Questi devono attraversare tale territorio selvaggio dello Utah per ricongiungersi con il padre di Devin, in quella che sembra la promessa di un possibile Eden per ricominciare da zero.
Ma il loro viaggio è naturalmente irto di pericoli, il che li porterà a dover trovare compagnia e conforto in una serie di personaggi quantomeno ambigui, perfino quelli che sembrano motivati dagli istinti più nobili (leggasi: il personaggio di Taylor Kitsch). La stessa Sarah e il figlio sembrano avere un lato nascosto nella loro vicenda, di cui questo episodio fa un rapido accenno ma che, verosimilmente, verrà esplorato nei successivi episodi.
Tutto ciò in un ambiente privo di regole in cui imperano indiani di varie tribù, mercenari, cacciatori di taglie e perfino bande di mormoni fanatici, come mai erano stati finora rappresentati in un prodotto western.
Un “melting pot” di culture e interessi economico-politici che sono il vero motore di tutta l’azione presente nell’episodio, nella rappresentazione di un western più selvaggio che mai.
REGIA E RICOSTRUZIONE STORICA
Se l’andamento dell’episodio è quanto di più classico si possa pensare per una storia del genere (con tanto di scena iniziale d’attesa che rimanda molto ai film di Sergio Leone), i personaggi sono quanto di più contemporaneo ci possa essere. In particolare per l’attenzione data ai character femminili, veri protagonisti di questo episodio. Oltre a Sarah infatti vanno citate la nativa sordomuta Two Moons (Shawnee Pourier) e la giovane Abish Pratt (Saura Lightfoot-Leon), tutte e tre rappresentanti di una condizione femminile particolare in un contesto decisamente poco favorevole per loro.
Ma quello che colpisce però maggiormente è la regia di Peter Berg, che ricostruisce un ambiente western molto essenziale ma, allo stesso tempo, anche molto evocativo.
In particolare sono da segnalare i movimenti di macchina che permettono di ammirare, nel suo complesso, il meraviglioso paesaggio invernale dello Utah. Così come i piani-sequenza durante i momenti più concitati e i particolari sui volti dei personaggi e sul movimento di mezzi e animali. La sensazione generale è, allo stesso modo, di forte impatto epico ma anche di una costante angoscia e di pericolo, a cui sono sottoposti tutti i personaggi presenti.
CONCLUSIONI
Risulta quindi veramente difficile non lasciarsi trascinare dalle vicende narrate, che introducono fin da subito lo spettatore all’interno di questo mondo crudele e spietato. La tensione crescente e la scena finale (un vero e proprio massacro) spingono necessariamente ad andare verso l’episodio successivo. Un western decisamente cupo e angosciante, non adatto magari a tutti i tipi di pubblico, in cui l’azione parte in maniera rallentata per poi esplodere nel finale.
Un prodotto decisamente interessante che rilegge il mito della Frontiera in maniera cinica e spietata, senza offrire sconti per nessuno. E che s’inserisce in un’ormai consolidata tradizione di prodotti a tema western d’eccellenza (la miniserie Godless e la pellicola Il Potere Del Cane) che hanno fatto la fortuna della piattaforma streaming di Los Gatos.
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Un western nudo e crudo che racconta gli inizi dell’epopea della Frontiera mescolando un ritmo e un’epica “classici” del genere con uno storytelling decisamente contemporaneo e un’attenzione alle cosiddette “minoranze” culturali dell’epoca che non è retorica o melensa. Un pilot che convince e che riesce a far entrare lo spettatore nella storia senza troppi fronzoli!
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!