Nella prima parte di questo segmento dedicato all’anno 2059, la serie ha preso in esame i personaggi di Jonathan e Gita, sostenitori di opinioni contrastanti riguardo alla geoingegneria e alle possibili conseguenze che questa potrebbe avere sull’ambiente.
La seconda parte di “2059”, quindi, prende in esame le dirette conseguenze di quanto accaduto al termine del precedente episodio: in seguito alla diffusione del carbonato di calcio nell’atmosfera da parte di Rowan, la temperatura è aumentata di 2,2 gradi e 93 milioni di persone sono ora sfollate a causa del cambiamento climatico.
Dagli Stati Uniti la trama si sposta prima in India, raccontando la storia del giovane Gaurav, in parte connessa a quella dell’episodio precedente, e poi in Inghilterra, sette anni dopo, e seguire la via adulta di Ezra, il bambino affetto da summer heart presentato in “2046: Whale Fall“.
I due episodi, a voler essere onesti, non offrono granché in termini di narrazione, regalando l’ennesima doppietta di puntate tecnicamente pregevole ma estremamente debole dal punto di vista dell’originalità e del coinvolgimento spettatoriale.
PECHINO EXPRESS, SURVIVAL EDITION
Il quinto episodio si apre con un furto di semi da parte di una misteriosa donna dal Global Seed Vault, il deposito sotterraneo situato nelle Svalbard, Norvegia. Questo luogo rappresenta un importante centro di biodiversità e costituisce una risorsa preziosa per preservare la diversità genetica delle piante, in vista di eventuali catastrofi globali.
La vicenda si dipana quindi attraverso la vita quotidiana di Gaurav, un giovane ragazzo originario di Mumbai, città gravemente colpita dall’inquinamento atmosferico, che si guadagna da vivere facendo il corriere. Qui, le persone sono costrette a ricorrere all’utilizzo di maschere d’ossigeno per respirare aria pulita, in un contesto sempre più compromesso dall’emergenza ambientale. In questo scenario, viene anche mostrato un venditore che offre semi resistenti alla siccità, indicando come la crisi ambientale abbia ridotto l’agricoltura indiana a dipendere sempre di più da colture non naturali.
Sebbene questo racconto on the road risulti ben sviluppato e il tema venga affrontato in modo abbastanza convincente, la rappresentazione di Gaurav e Neel risulta a tratti troppo convenzionale e stereotipata. Inoltre, l’episodio non approfondisce a sufficienza il background dei personaggi secondari, che risultano così superficiali e poco interessanti.
“2059, Parte II” mette al centro della narrazione la battaglia per l’acquisizione di questo pacchetto di semi, rappresentazione metaforica dei resti del vecchio mondo, accumulati negli anni dai membri dell’élite capitalista e poi recuperati dai rivoluzionari. Tuttavia, l’episodio trascende il mero accaparramento di risorse per approdare al cuore stesso dell’impellente necessità di abbandonare ogni forma di fanatismo. La figura di Gaurav emerge, pertanto, quale emblema di una schiera di persone che credono che l’unica via per elaborare le atrocità subite sia rappresentata dal trovare qualcuno storicamente oppresso e indirizzare verso di lui tutto il proprio odio. Tuttavia, questa visione si rivela fallace, poiché essa non conduce ad alcuna soluzione effettiva, configurandosi invece solo come un pallido surrogato di giustizia.
Gaurav ha sicuramente patito come tanti altri, nulla di più vero, tuttavia questo non giustifica il suo odio per coloro che si adoperano a favore di una religione differente dalla sua. Il ragazzo apprende tale lezione in modo estremamente pungente, dimostrando successivamente un cambiamento interiore, reagendo attivamente a un uomo che esprime opinioni non proprio carine sui musulmani, in un gesto che testimonia definitivamente la sua presa di coscienza.
La pioggia che si abbatte sul finale sembra essere un’opportunità di purificazione, sia letterale che metaforica, per Gaurav e per le anime del paese che sono state macchiate dall’odio e dal pregiudizio. Tuttavia, man mano che la voce off screen parla della pioggia durante i titoli di coda, diventa chiaro fin da subito come essa non rappresenti un premio, bensì una calamità. La pioggia non è lì per cancellare le colpe delle persone. Al contrario, rappresenta una punizione, come se la natura volesse costringere l’umanità a espiare le sue colpe dopo aver interferito con essa per anni a proprio piacimento. L’impeto della natura espresso dall’inondazione diventa così un monito, un modo per mettere in luce le conseguenze nefaste scaturite dall’irrispettoso agire dell’uomo e invita alla riflessione e alla presa di coscienza di come ogni azione possa avere un effetto su vasta scala sulla natura che ci circonda.
EZRA.EXE HA SMESSO DI FUNZIONARE
Il sesto episodio ritrae quindi un mondo distopico in cui l’avidità dell’uomo ha trasformato la terra in uno scenario da incubo, caratterizzato da inondazioni, terremoti e un caldo oramai insostenibile.
Nell’anno 2066, mentre l’aumento della temperatura è arrivato a +2,32 gradi e la terra deve spendere 176 trilioni di dollari per affrontare il cambiamento climatico, Ezra Haddad sta cercando di aggrapparsi ai ricordi di sua moglie, Lola. Comparso per la prima volta in “2046: Whale Fall“, Ezra era il ragazzino affetto da summer heart, condizione congenita riscontrata in molti bambini e causata dall’eccessiva quantità di fumo inalato dalle madri nel corso della gravidanza.
Tahar Rahim, dopo aver interpretato Omar nel secondo episodio della stagione, torna qui proprio nei panni del figlio Ezra, ormai adulto e sposato con la sua amica del liceo Lola, con la quale purtroppo condivide la stessa patologia. I due decidono di affidarsi a una nuova cura sperimentale e solo Ezra riesce a sopravvivere, purtroppo i trattamenti hanno un effetto collaterale inatteso ed Ezra comincia a perdere progressivamente parte dei suoi ricordi.
“2066: Lola” è un episodio che tratta dei ricordi legati alle persone care, inserendoli in un contesto sci-fi che non può far altro che ricordare alcuni episodi (in particolare, “The Entire History Of You”) della prima stagione di Black Mirror. Il risultato finale, nonostante le performance solide di Gemma Chan e Tahar Rahim, non raggiunge neppure lontanamente le vette conquistate da Black Mirror nelle sue stagioni pre-Netflix, configurandosi invece come una brutta copia di qualcosa che lo spettatore, specialmente un appassionato del genere, sentirà di aver già visto in precedenza.
L’episodio pone comunque sotto una luce interessante il tema dell’utilizzo dei ricordi come strumento di marketing da parte delle aziende, stimolando la riflessione sul sottile equilibrio tra il valore autentico dell’esperienza umana e la sua commercializzazione. Extrapolations offre così uno sguardo intenso e riflessivo sulla complessità dei ricordi e dei traumi passati, invitando lo spettatore a considerare attentamente il valore del momento presente e il significato dei legami umani, soprattutto in un’era come questa, caratterizzata da rapidi cambiamenti e continue manipolazioni commerciali.
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Voltando lo sguardo indietro a opere televisive coeve, Extrapolations non riesce a suscitare nello spettatore la stessa empatia che produzioni come Years And Years di Russell T Davies hanno saputo invece evocare in modo più efficace. Quest’ultima, infatti, ha saputo trasmettere una rappresentazione molto più dettagliata dell’emergenza climatica e del conseguente terrore di massa vissuto dalla popolazione mondiale, attraverso una più attenta analisi degli effetti che tale emergenza potrebbe avere sulla vita di una famiglia comune nel corso dei decenni. Invece, la serie Apple, sebbene presenti attori di spessore e un evidente impegno nella rappresentazione della portata degli eventi, risulta incapace di catturare adeguatamente l’essenza stessa della minaccia, rischiando di risultare ben poco coinvolgente per il pubblico. Restano ancora due episodi prima del season finale, ma fino a questo momento Extrapolations si configura come la più classica delle occasioni sprecate.
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.