In un futuro prossimo, una guerra civile divide gli USA tra stati leali e secessionisti. Un gruppo di giornalisti, Lee (Kirsten Dunst), Joel (Wagner Moura) e Sammy (Stephen McKinley Henderson), parte da New York per intervistare il Presidente assediato a Washington. Prima di partire alla volta di Washington salvano da un attentato una giovane ragazza (Cailee Spaeny) che vuole diventare una giornalista che si unisce a loro nonostante le preoccupazioni di Lee per la sua sicurezza. |
Come già discusso nella puntata dei film del mese di aprile, Civil War rappresenta IL film che si aspettava con più trepidazione, vuoi per l’egida A24 bella in vista, vuoi per la trama molto intrigante con una seconda guerra civile negli Stati Uniti che non sono evidentemente più uniti, vuoi per il clima molto irrequieto che si respira negli ultimi mesi. Da questo ne derivano molte aspettative, principalmente legate alle motivazioni dietro questa situazione, ma anche riguardo le diverse fazioni e, dulcis in fundo, circa come Alex Garland abbia prima scritto e poi trasposto la storia.
E proprio da qui nascono i primi problemi perché, pur avendo aspettative basse e/o diverse, al termine della visione è palese che il potenziale di Civil War non sia stato espresso in tutta la sua potenza. Lo si afferma con tutta la tristezza del caso perché questo film avrebbe potuto essere epico, riflessivo ed un ottimo specchio di un potenziale futuro, ma Garland rimane molto vago nella trama non affondando mai il colpo decisivo e quindi, di contrappasso, risultando superficiale. Un errore che non ci si aspettava dal creatore di Men (tra l’altro sempre etichettato A24) e Devs.
UNA BELLA GUERRA CIVILE
A livello visivo e musicale non si può dire niente perché Garland imbastisce tutto il necessario per far empatizzare subito il pubblico con una situazione di guerriglia poco chiara ma palesemente pericolosa. Al resto ci pensano gli attori protagonisti che, capitanati da Kirsten Dunst, Wagner Moura e Cailee Spaeny, svolgono un ottimo lavoro nel tempo e nelle condizioni in cui sono stati messi. Una premessa fondamentale per capire dovutamente questo commento è il punto di vista scelto da Garland per il film: quello dei giornalisti.
Once you start asking those questions you can’t stop. So we don’t ask. We record so other people ask.
C’è un momento brevissimo nella prima parte della pellicola in cui la protagonista Lee Smith si rivolge alla più giovane “allieva” spiegandole l’approccio ed il ruolo che un fotoreporter deve tenere di fronte alle atrocità che ha di fronte, ed il ruolo è meramente quello di riportare i fatti senza porsi troppe domande e senza lasciarsi influenzare dalle proprie opinioni. Una prospettiva che marca una netta divisione nei confronti della guerra civile del titolo che, comunque, non viene mai spiegata accuratamente né nelle motivazioni che l’hanno fatta divampare, né nelle fazioni che si sono venute a creare.
Questa neutralità è riportata frequentemente nel corso della pellicola, dove Garland volutamente non mostra alcun tipo di informazioni relative ai vari schieramenti (le uniche sono visibili nei poster grazie all’ottima campagna marketing) focalizzandosi invece sulla neutralità, riportando il più oggettivamente possibile quello che secondo lui potrebbe essere lo scenario dell’americano medio in questo caso. E qui è dove batte ripetutamente il ferro: quali sono le motivazioni che portano gli americani a questo comportamento?
Ci sono diverse scene dove è palese la mancanza di informazioni durante lo scontro ma è anche chiarissima l’anarchia istituzionalizzata di ogni americano che si incontra lungo il percorso verso Washington D.C. che, a giudicare da quanto visto, è il vero scopo di Garland. In tal senso Jesse Plemons è un esempio fantastico di redneck.
What kind of American are you? You don’t know?
IL PROBLEMA “FINALE” DEI PROTAGONISTI
Una volta digerito ed accettato che il contesto di Civil War sia utile solo per creare appetito nello spettatore senza però voler veramente cibarsi di esso, il comportamento ed il viaggio dei protagonisti diventa il fulcro della vicenda. E come tale è lecito affiancargli un certo valore che va di pari passo con il voto finale del film e la soddisfazione dello spettatore, cosa che sfortunatamente viene meno proprio sul più bello.
Senza addentrarsi in spoiler non necessari, la coerenza nelle azioni dei protagonisti viene meno in maniera piuttosto teatrale proprio negli ultimi 5 minuti della pellicola, facendo crescere diversi dubbi sia sull’obiettivo del film stesso che sulla caratterizzazione dei personaggi. Questa è una critica che si muove sia al character di Kirsten Dunst che a quelli di Wagner Moura e Cailee Spaeny, con quest’ultima in palese stato bipolare verso la fine del film che porta lo spettatore a provare un certo tipo di odio nei suoi confronti se già non fosse presente in precedenza.
Alex Garland sforna un film interessante, ricco d’azione e visivamente imponente. Sfortunatamente il terzo atto non riesce a reggere il peso della sceneggiatura terminando in fretta e furia una storia che avrebbe meritato più tempo, soprattutto per giustificare il cambio nell’atteggiamento dei protagonisti che, comunque, non si può legittimare in alcun modo. C’è puzza di un’occasione persa, molta puzza.
TITOLO ORIGINALE: Civil War REGIA: Alex Garland SCENEGGIATURA: Alex Garland INTERPRETI: Kirsten Dunst, Wagner Moura, Cailee Spaeny, Stephen McKinley Henderson, Sonoya Mizuno, Nick Offerman DISTRIBUZIONE: 01 Distribution DURATA: 109′ ORIGINE: USA/UK, 2024 DATA DI USCITA: 18/04/2024 |