Nel 2050, il pilota Adam Reed ruba un jet e fugge nel passato schiantandosi accidentalmente nel 2022, dove incontra il dodicenne Adam Reed stesso dodicenne che sta ancora soffrendo per la recente morte del loro padre Louis. Adam 2050 chiede con riluttanza l’aiuto del suo io più giovane per riparare il suo jet per proseguire la sua missione: salvare il futuro. |
Spesso e volentieri chi scrive fa (in)volontariamente un paragone piuttosto scomodo ogni volta che vede Ryan Reynolds in un film e confrontandolo con Matthew McConaughey. Il paragone ha un suo senso se si torna al 2013 e alle aspettative verso un attore il cui curriculum, fortemente segnato da una cinematografia comedy, portava ad essere sorpresi dai suoi ruoli nei vari True Detective e Dallas Buyer Club. Ryan Reynolds e Matthew McConaughey fino al 2012 erano pressochè intercambiabili: commedie romantiche, umorismo, happy endings e niente di molto serio. Poi uno dei due ha preso una strada diversa e più matura che lo ha portato a vincere un Oscar come Miglior Attore Protagonista nel 2014 e l’altro si è diretto nel lato più action comedy fatto di diversi blockbuster.
Tutta questa premessa è doverosa sia per capire il tono di questa pellicola diretta da Shawn Levy, sia per capire le aspettative che si devono avere nei confronti di The Adam Project visto che rientra in tutto e per tutto in ciò che ci si deve aspettare da un film con Ryan Reynolds. Detto ovviamente in senso buono.
When I say classified, what does your brain hear? Chocolate?
COME SAREBBE STATO IL FILM NEL 2012?
La domanda può sembrare strana ma è lecita una volta che ne viene portata alla luce la travagliata produzione. T. S. Nowlin, una delle penne che ha firmato la sceneggiatura, dieci anni fa aveva offerto la sua sceneggiatura di Our Name Is Adam alla Paramount Pictures che si era rivelata interessata e, quasi istantaneamente, Tom Cruise era stato collegato al progetto. Poi non se ne fece nulla fino ad Ottobre 2020, quando Netflix mise gli occhi sulla coppia Levy-Reynolds, forte di un buon Free Guy, e Jonathan Tropper, creatore di Banshee, fu assunto per rivisitare lo script.
Ecco quindi che appaiono chiari alcuni tratti della pellicola, fortemente modellata intorno al prototipo di un qualsivoglia character interpretato da Ryan Reynolds (vedasi Red Notice), ovvero ironico, con un passato turbolento ma sempre piuttosto positivo e chiacchierone. Difficile immaginare che il film potesse avere lo stesso tono con Tom Cruise protagonista.
E proprio questa modifica per rendere The Adam Project ad immagine e somiglianza del character classico di Ryan Reynolds potrebbe far storcere il naso a qualcuno: il taglio ironico infuso dall’attore non rispecchia esattamente la drammaticità degli eventi che sta vivendo e crea un distacco tra realtà e sarcasmo che non emerge istantaneamente, ma solo dopo aver lasciato sedimentare le prime emozioni circa la pellicola.
Questo “retrogusto” di emozioni però non inficia la qualità della pellicola che è fatta con l’intento di intrattenere e non di vincere premi, quindi ogni tipo di critica in tal senso va ponderata nuovamente alle aspettative del film.
IL FASCINO DEI VIAGGI NEL TEMPO E DEI PARADOSSI TEMPORALI
Probabilmente il cervello di diversi scienziati è esploso al solo pensare che due versioni della stessa persona si incontrino nel passato creando delle implicazioni incalcolabili sulla versione del futuro di quella persona. Un paradosso ben noto a molti e che ha le sue radici solidissime sin dalla trilogia di “Ritorno Al Futuro”.
Come ogni buon film che si rispetti, le regole dei viaggi nel tempo vanno esplicitate fin dall’inizio ed in questo Shawn Levy fa un discreto lavoro perchè fin da subito viene creato il concetto di “fixed time”, ovvero “quando si torna alla propria linea temporale le memorie si riconciliano ma non finchè si è nel passato, c’è un solo posto nel tempo a cui si appartiene a livello quantico, quello è il fixed time“. Una spiegazione tanto semplice, quanto efficace per poter giocare liberamente tra passato e trapassato che, proprio per il DNA di cui è composto il film, è più che accettabile.
ME, MYSELF & MY FATHER
Ciò che funziona di più in The Adam Project è la commistione di dialoghi e relazioni tra i vari personaggi. Se già si era a conoscenza del carisma portato sul grande piccolo schermo di Ryan Reynolds, la vera piacevolissima sorpresa è Walker Scobell che già solo con questa interpretazione promette di avere delle ottime doti recitative e andrà tenuto d’occhio in futuro.
Le dinamiche tra i due Adam (2050 e 2022) sono le più interessanti, funzionano piuttosto dannatamente bene e sono il motore di tutta la pellicola. Chiaramente Mark Ruffalo, Jennifer Garner e Zoe Saldaña sono rilevanti ma non al livello che ci si sarebbe potuti attendere, livello dove i due Adam invece regnano sovrani. E tanto basta al film per funzionare.
Roger that, middle-aged Adam.
Shawn Levy e Ryan Reynolds si rendono protagonisti di una piacevolissima pellicola che fa molto bene il suo mestiere, intrattenendo, divertendo e coinvolgendo lo spettatore. L’intento è chiaramente quello di essere mainstream: non vuole creare qualcosa di nuovo o reinventare un genere, quanto piuttosto giocare su un filone (quello dei viaggi nel tempo) che regala sempre emozioni particolari. Non un capolavoro ma sicuramente un ottimo film da guardare in famiglia.
TITOLO ORIGINALE: The Adam Project REGIA: Shawn Levy SCENEGGIATURA: Jonathan Tropper, T. S. Nowlin, Jennifer Flackett, Mark Levin INTERPRETI: Ryan Reynolds, Mark Ruffalo, Jennifer Garner, Walker Scobell, Catherine Keener, Zoe Saldaña DISTRIBUZIONE: Netflix DURATA: 106′ ORIGINE: USA 2022 DATA DI USCITA: 11/03/2022 |