recensione film Nope
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Nope

Gli abitanti di una gola solitaria nell'entroterra della California sono testimoni di una scoperta inquietante e agghiacciante.

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Gli abitanti di una gola solitaria nell’entroterra della California sono testimoni di una scoperta inquietante e agghiacciante.

 

Nope è il terzo film come regista per Jordan Peele dopo Get Out e Us. Anche in questo caso si tratta di un horror le cui tinte sono tuttavia molto più sfocate rispetto ai due precedenti lavori. La pellicola è stata avvicinata, come tematiche trattate, alla critica della spettacolarizzazione dei fatti nonché allo sfruttamento nel mondo del cinema. Richard Brody, giornalista del The New Yorker, ha anche appuntato come il film possa essere inteso come una critica alla computer generated imagery (CGI).
Tutti fattori riscontrabili durante la visione che però si traducono in un horror visivamente non di impatto e molto concettuale. La principale problematica del film è, per l’appunto, la costruzione e la fisionomia della componente principale del lato horror: il “mostro” che in Nope terrorizza e colpisce non ha il phisique du role tipico degli horror e per questo motivo tutto risulta abbastanza piatto. Se ad un horror viene levata la sua componente principale cosa rimane?

E se io vi dicessi… Se io vi dicessi… che andrete via da persone diverse? Sapete, ogni venerdì… negli ultimi sei mesi… io e la mia famiglia abbiamo assistito… a un grande, assoluto spettacolo.

La trama di Nope ha i tratti caratteristici dei lavori precedenti di Peele: il racconto di una figura afroamericana; la sua difficile vita nella realtà moderna; l’unione dei due precedenti punti per una evoluzione, spesso tragica, degli eventi.
Otis Jr. (Daniel Kaluuya) ed Emerald (Keke Palmer) Haywood sono gli ultimi discendenti della loro famiglia che è da diverse generazioni un maneggio di riferimento per Hollywood intero. Peele per dare un fondo di verità al background della famiglia si appoggia a curiosità ai più sconosciuti: il trisavolo della famiglia Haywood fu il primo a comparire in una serie di fotografie che vennero usate per creare l’illusione del movimento. Tutti si ricordano i vari dettagli della sequenza, ma nessuno si ricorda il nome del fantino che montava il cavallo in quella sequenza (The Horse In Motion, 1878).
Nonostante il passato, il maneggio degli Haywood inizia progressivamente una fase di decadimento anche a causa dello sfortunato incidente che colpisce il padre di Otis Jr. ed Emerald. Per cercare di racimolare del denaro, quindi, i due fratelli cercano di riprendere un oggetto volante non identificato (UFO) apparso nella zona, così da poter successivamente rivendere il video al miglior offerente.

Tanto per essere chiari, quello che abbiamo visto era un disco volante, nessun dubbio al riguardo. Leggermente piatto davanti e sul fondo un’apertura circolare della grandezza di due autobus. Signore e signori, non sto scherzando. Noi siamo sorvegliati, da una specie aliena che io chiamo gli “Osservatori”. E sebbene non siano ancora usciti dalla nave, penso si fidino di me.
Se così non fosse, non credo saremmo qui adesso.

La trama, basandosi essenzialmente sulla tematica horror, non concede spazio ulteriore allo spettatore per riqualificare il film. Peele affianca, come di consueto, il proprio racconto a tratti genericamente da black comedy, ma l’umorismo semplice e banale di diversi dialoghi non sono sufficienti per innalzare la sensazione di essere di fronte ad un film molto più personale del regista rispetto ai precedenti.
La tematica dello sfruttamento che veniva citata nei precedenti paragrafi rappresenta il leitmotiv della storia, nonché filo conduttore tra passato e presente. Il parallelismo che Peele cerca di ricreare è con Gordy (con precisione alla sequenza iniziale del film), una giovane scimmia-attore che nonostante sia debitamente addestrata, un giorno sul set impazzisce seminando il panico all’interno della sala di riprese della sitcom di cui era la beniamina. L’animale ha reagito con furia e violenza dopo essersi sentita minacciata. Una dimostrazione di forza e di autoconservazione che Peele mostra come risultato di uno sfruttamento intensivo e totalmente immotivato.

Ti porto da Oprah. Ti porto da Oprah.

Jordan Peele ha indicato come ispirazione per il proprio film Neon Genesis Evangelion unitamente alla descrizione biblica degli angeli. Le tematiche raccontate poi dal film, così come le fonti di ispirazione del regista, sono poi sottolineate ulteriormente dalla apertura della pellicola con la citazione dal libro di Naum, Distruzione della città di Ninive. Nei suoi scritti Naum parla di Ninive come di una città sanguinaria, menzognera e violenta specialmente nei confronti dei popoli che essa stessa metteva sotto il proprio dominio. Facile in tal senso ritrovare una similitudine con Hollywood di cui Peele mostra l’insaziabile voglia di successo e di fama rappresentata sia da Jupe (Steven Yeun), sia da altri (il giornalista della TMZ).
A suggellare i vari momenti di tensione all’interno della pellicola c’è poi da segnalare la colonna sonora composta da Michael Abels, un valido supporto per l’intera storia specialmente durante le fasi più concitate e riguardanti la comparsa dell’UFO.

Cowboy e cowgirl, è ora di cavalcare verso il tramonto. Esatto, buon viaggio. Stiamo per chiudere. Non dovete andare a casa, ma non potete stare qui. Tornate a trovarci, e fino ad allora, vi auguriamo il meglio. Hasta la vista! Adiós!


Il film è stato etichettato come un horror estivo. E il problema principale è che del lato horror si fatica a percepire la presenza. Nope sembra, come detto, un film maggiormente più autoriale rispetto ai lavori precedenti di Peele e molto più interessato al non-visto, elemento che in questo caso, riguardando un UFO, finisce per depotenziare l’intera storia.
Non si tratta sicuramente di un film genericamente “brutto” o difficile da seguire: le due ore di visione scorrono ed i plot twist aiutano a mantenere alto il livello di intrattenimento, così come i flashback per presentare i fatti del passato riguardanti Gordy. Tuttavia le attese erano ben più alte di quanto si è poi rivelata essere la pellicola. Film ambizioso, ma dal risultato che non convince totalmente.

 

TITOLO ORIGINALE: Nope
REGIA: Jordan Peele
SCENEGGIATURA: Jordan Peele
INTERPRETI: Keith David, Daniel Kaluuya, Keke Palmer, Steven Yeun, Michael Wincott, Brandon Perea
DISTRIBUZIONE: Universal Pictures
DURATA: 130′
ORIGINE: USA, 2022
DATA DI USCITA: 22/07/2022

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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