Rinnovata per una terza stagione, The White Lotus consegna al proprio pubblico il finale di questa seconda. Un secondo ciclo più compassato e meno d’impatto rispetto al precedente, ma comunque d’alto livello.
Il vero neo di questa stagione è stato quello di non avere all’interno del proprio cast una figura di spicco come Armond (Murray Barlett): Valentina (Sabrina Impacciatore) non è mai risaltata rispetto al gruppo, conformandosi alle varie sottotrame dei personaggi. Sia chiaro: nulla da eccepire a livello di recitazione o di aderenza alla storia per l’attrice. Ma una figura cardine, un volto che possa rappresentare alla perfezione questa seconda stagione, non corre subito alla mente, sintomatico come si diceva di una figura di spicco.
Ma le sottotrame sono sufficienti per colmare questa mancanza e dare al pubblico ulteriori motivi per proseguire la visione anche con la prossima stagione.
NON SIAMO POI COSÌ DIVERSI
Si tratta di una stagione in cui le differenze così tanto sbandierate si scoprono essere solo di facciata e non reali. Una stagione per evidenziare spaccature e differenze quando poi, The White Lotus insegna, non si è così tanto differenti.
Le due coppie di (non) amici ne sono un esempio lampante: la libido di Harper ed Ethan risulta rinvigorita da quegli stessi aspetti e da quegli stessi segreti di Daphne-Cameron così moralmente condannati nelle precedenti puntate.
Altro esempio lampante è la famiglia Di Grasso. Le tre generazioni hanno avuto modo di esporre il proprio punto di vista, differente, su svariate problematiche e temi. Ma, in realtà, tutti e tre hanno la stessa, medesima debolezza: la donna. Cambieranno le modalità e l’intensità, ma la debolezza resta la medesima, sottolineata anche da Bert (Murray Abraham): “Our Achilles’ heel is an Achilles’ cock. It’s like a… a Greek curse”. Difficile saperla interpretare meglio questa debolezza.
Questo aspetto delle differenze appiattite si insinua anche nello staff del resort di Taormina: Valentina non è poi così retta e inavvicinabile, come si era potuto intuire nel finale di “Abductions”, ma qui addirittura antepone i propri sentimenti per Mia al proprio lavoro, mostrando un lato umano tenuto parzialmente nascosto (salvo le sfuriate nei confronti di Rocco che stava flirtando con Isabella).
VEDO… NON-VEDO
Mike White decide di giocare con il non-visto per le due sequenze principali della stagione.
La prima è la tresca amorosa tra Ethan e Daphne che non è dato sapere se si è effettivamente consumata oppure se l’uomo, ligio e fedele, ha resistito alla sensualità della donna e al pensiero di poter finalmente avere la sua personalissima vendetta nei confronti di Cameron.
La seconda è la mattanza avvenuta sullo yacht di Quantin: tutto avviene riprendendo Tanya in lacrime, mai mostrando dove l’armai che impugna sta effettivamente mirando. Solo successivamente vengono mostrati i corpi esanimi riversi sul pavimento, ma ormai è troppo tardi. Tutto si è concluso.
Questa sequenza si ricollega poi alla scena iniziale di “Ciao” dove diversi corpi erano stati trovati in mare. Una chiusura, anche per quanto concerne il titolo degli episodi, sopraffina.
Anche la morte di Tanya risulta in linea con il personaggio: dopo la mattanza, imbottita di alcool come di consueto, la donna cerca di saltare dallo yacht alla scialuppa di salvataggio. Il risultato è quello che era lecito attendersi: un balzo goffo e Jennifer Coolidge finisce per sbattere proprio contro la scialuppa mancandola totalmente per poi successivamente morire annegata.
Un finale più adatto per un personaggio tra i più surreali del panorama seriale era difficile immaginarlo.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The White Lotus: Sicily conclude il proprio percorso con un finale che riesce a trovare la quadra per tutte le sottotrame. Questa stagione ha evidenziato la grande mancanza di un volto di riferimento che fosse valido, ma è riuscito a colmare il buco con una serie di trame molto più convincenti della prima stagione (i personaggi e le varie storie di Kai, Paula e Oliva ce le ricordiamo tutti, giusto?). Non sapendo dove esattamente la terza stagione avrà luogo, le aspettative sono ancora più alte visto che Mike White sembra riuscire a modificare (anche se in minima parte) la propria formula narrativa senza alterarne il risultato finale.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.