Shang-Chi deve confrontarsi col passato che pensava essersi lasciato alle spalle quando viene trascinato nella rete della misteriosa organizzazione dei Dieci Anelli. |
I Marvel Studios stanno lentamente tornando sul grande schermo, senza fare il passo più lungo della gamba. Si sapeva che sarebbe servito tempo prima di vedere altri mash-up (non che Shang-Chi ne sia totalmente esente), e infatti si stanno rispettando tutte le tempistiche del caso. Paradossalmente il MCU sta proponendo storie più affini ai precedenti film sul piccolo schermo, riservando al cinema l’arduo compito di introdurre personaggi per il nuovo corso. Così è successo per Yelena in Black Widow, così è successo per Sean Shang-Chi nel nuovo film della Fase 4 dei Marvel Studios.
Continua la linea tracciata da Kevin Feige di affidare progetti ad artisti emergenti e stavolta tocca a Destin Daniel Cretton, regista che si è fatto strada nel cinema indipendente con film come Il Diritto Di Opporsi e Il Castello Di Vetro. Il nuovo supereroe Marvel ha il volto di Simu Liu (Bad Blood), ed è supportato da attori che spaziano dall’emergente Awkwafina (The Farewell – Una Bugia Buona) al veterano Tony Leung (In The Mood For Love).
WAKANDA 2.0
Durante la lunga attesa dovuta al posticipo della distribuzione causa COVID, si sono susseguite parecchie notizie sul rispetto che il film avrebbe avuto nei confronti della società orientale. Molti consulenti sono stati infatti assunti in fase di pre-produzione per garantire l’autenticità delle situazioni mostrate. Un’operazione simile a quella effettuata nel 2018 con Black Panther, che però scavava nella cultura africana e afro-americana. Quest’attenzione si denota sin dagli scambi e i dialoghi del primo atto. Un’apprezzabile impegno da parte dei Marvel Studios nel dare lustro e profondità a una cultura piena di storia, cosa affatto non scontata data la superficialità con cui è abituata spesso a lavorare Hollywood.
L’analogia al film di Ryan Coogler continua anche nella messa in scena di una nuova realtà fittizia nel MCU. Dopo Wakanda sorge Ta Lo, una dimensione nascosta che all’apparenza ricorda un umile villaggio della Cina rurale. È ovviamente l’occasione per dare sfogo alla fantasia e iniziare un’opera importante di world-building. Il lavoro scenografico è pazzesco, così come lo sviluppo della fauna e della flora del mistico villaggio nascosto. Un nuovo mondo è stato rivelato nel Marvel Cinematic Universe, pieno di magia ed energia pura.
SIMBOLISMO ORIENTALE
Il rispetto dell’intera produzione nei confronti della cultura orientale si traduce non solo in parole, ma anche e soprattutto in immagini. Le composizioni delle inquadrature e le scelte fotografiche richiamano spesso simbolismi della filosofia cinese come lo yin e lo yang. Il giorno e la notte, il dualismo tra bene e male, presente nel protagonista a causa delle nature contrapposte dei due genitori. Questo dualismo, concetto alla base dell’intera cultura cinese, è sempre presente, anche negli stili diversi di combattimento. Duro e ruvido quello del Mandarino, soave e delicato quello degli abitanti di Ta Lo.
Una riproposizione di idee già presenti anche nello storico The Karate Kid. Così come anche il film omaggia il filone del cinema samurai (ma anche Kill Bill esplicitamente), con coreografie al limite del piano-sequenza e il sonoro tipico dei film di arti marziali. C’è un po’ di bene nel male e un po’ di oscurità nel bene. Non è tutto come sembra e anche i personaggi negativi a volte fanno qualcosa di positivo
ARCHETIPI FUNZIONANTI
Shang-Chi funziona perchè banalmente la storia funziona. Il percorso dell’eroe di Macao è il classico viaggio dell’eroe. Impossibile non notare una vaga somiglianza col rapporto tra Luke Skywalker e Darth Fener ne Il Ritorno Dello Jedi, così come vengono piano piano percorse tutte quelle tappe che rendono una storia avvincente, secondo il paradigma di Joseph Campbell. La sceneggiatura permette ai fan di affezionarsi così ad un personaggio quasi sconosciuto in men che non si dica, accettandolo in un universo già stracolmo di eroi e figure mitiche.
Anche i vari comprimari fanno la loro bella figura, partendo dalla sorella Xialing, che gode di una propria storyline parallela a quella principale sui binari autonomi dell’emancipazione femminile, fino ad arrivare al compimento dell’evoluzione del suo personaggio in una delle scene post-credit. Inoltre Awkwafina risulta una spalla comica non forzata, in parte con una sua evoluzione e quindi non piatta e rivolta solo a strappare una risata allo spettatore qua e là. La sensazione è che Shang-Chi E La Leggenda Dei Dieci Anelli sia un film pensato bene alla base, che si inserisce come possibile sorpresa tra i film della Fase 4.
Shang-Chi E La Leggenda Dei Dieci Anelli è un ottimo film d’intrattenimento. Contiene tutti gli elementi essenziali che garantiscono al 99% il successo commerciale di un blockbuster. C’è il viaggio dell’eroe, ci sono risate ma anche lacrime, c’è gioia ma anche tristezza. Tutti elementi contrapposti che bilanciano la pellicola e garantiscono il funzionamento. Gli “stunt” sono forse tra i migliori del MCU, così come la colonna sonora (chiusa da un’ottima canzone di Anderson .Paak) che accompagna il film si distingue dal resto offrendo all’opera di Cratton una sua identità.
TITOLO ORIGINALE: Shang-Chi And The Legend Of The Ten Rings REGIA: Destin Daniel Cratton SCENEGGIATURA: David Callaham, Destin Daniel Cratton INTERPRETI: Simu Liu, Awkwafina, Meng’er Zhang, Tony Leung, Michelle Yeoh DISTRIBUZIONE: Walt Disney Studios DURATA: 132′ ORIGINE: USA, 2021 DATA DI USCITA: 01/09/2021 |