The Substance recensione
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The Substance

La misconosciuta regista francese Coralie Fargeat scrive, produce e dirige un film visivamente eccentrico, a tratti gore ma decisamente memorabile. Demi Moore e Margaret Quaelly osano e incantano con delle performance ineccepibili accompagnate da una regia e una soundtrack iconiche.

4.8
(13)
Elisabeth Sparkle (Demi Moore), una star di Hollywood che conduce un programma di fitness al mattino, viene licenziata dal suo manager Harvey (Dennis Quaid) perché è “troppo vecchia” per continuare. Disperata, Elisabeth viene a contatto con una sostanza chiamata “The Substance” che decide di iniettarsi per diventare “la versione migliore di se stessa”, ovvero Sue. Il tutto però ha delle conseguenze che emergono quando le istruzioni per la somministrazione giornaliera non vengono rispettate.

Se si ha la fortuna di andare al cinema a vedere The Substance (scelta consigliatissima per godersi un comparto sonoro che da solo vale il prezzo del biglietto), il consiglio è di prenotare in anticipo il biglietto per assicurarsi un posto in una delle ultime file e non fare l’errore di chi scrive queste righe che, a causa dei pochi posti disponibili, è finito letteralmente in prima fila.
Potrebbe sembrare un consiglio banale e forse stupido ma è dovuto alla strepitosa regia di Coralie Fargeat che utilizza spesso e volentieri ogni angolo dello schermo, giocando veramente molto su primi e secondi piani. Il che tradotto vuol dire che in prima fila bisogna spesso girare il collo per focalizzarsi sul “centro” della scena. Ma questo è da leggersi come un commento positivo e non negativo, sia chiaro.
Il montaggio serrato, legato alla “cassa che pompa” che si vede nel trailer, potrebbero sembrare un semplice specchietto per le allodole creato per portare gli spettatori in sala ed invece sono un ottimo assaggio e rispecchiano esattamente il DNA della pellicola. Praticamente l’opposto di un American Horror Stories (che è un accostamento spontaneo sia per il tema, sia per lo stile visivo) o di una qualsiasi produzione di Ryan Murphy.
L’unica cosa in comune tra The Substance e una puntata a caso di American Horror Stories (“Tapeworm” condivide esattamente la stessa tematica) è la totale assenza di spiegazioni circa chi produca The Substance o anche il completo isolamento della protagonista che non ha amici e/o parenti pur essendo una celebrità di Hollywood. Cercando nel dettaglio ci sono questo tipo di sbavature, chiaramente volute dalla Fargeat, ma sono volutamente omesse per concentrarsi sulla protagonista, quasi fossero rami secchi che non aggiungono niente alla pellicola.
Se si chiude un occhio su tutto questo, ci si ritrova davanti un gran bel prodottino sgargiante e due ore abbondanti di risate, sussulti e puro godimento per gli occhi. E no, non si sta parlando dei nudi integrali di Demi Moore Margaret Qualley, vecchi porci…

REMEMBER YOU ARE ONE

ACTIVATION


The Substance è un film che ha fatto scalpore all’ultimo Cannes Film Festival, vuoi per la regia ipnotica che gioca pesantemente con colori al neon, scritte in maiuscolo e un basso potente ed ipnotico che sopperisce a qualsiasi assenza di dialogo, vuoi per la vittoria come Miglior Sceneggiatura (Prix Du Scénario).
Chi ha visto il film potrà capire benissimo il seguente commento mentre tutti gli altri invece se ne faranno un’idea solo guardandolo: a prima vista è quasi assurdo che Coralie Fargeat abbia vinto questo premio vista la quasi totale assenza di dialoghi nelle 2 ore e 20 di girato. Non si sta accusando nessuno con quest’affermazione ma spesso e volentieri si associa la scrittura di una sceneggiatura direttamente ai dialoghi ma in realtà c’è molto altro dietro e lo si può constatare benissimo sia grazie alla regia che alla recitazione delle due protagoniste che sopperiscono serenamente al parlato tramite le loro azioni.
Come ammesso da lei stessa in un’intervista, Fargeat ha maturato l’idea per la storia grazie a esperienze dirette, frutto di una vita passata a confrontarsi con i diktat usa e getta della società imposti dagli uomini che, come detto ripetutamente in uno dei pochi dialoghi della pellicola, “People always ask for something new. It’s inevitable. At 50, well, it stops.“. E questo concetto è esposto perfettamente, forzando la mano sulle richieste maschili, mostrandone l’impatto sulla psiche femminile senza mai cercare una rivalsa, quasi fosse un documentario che decifra il comportamento della donna, completamente succube del volere maschile di, fondamentalmente, “carne fresca”.
Fargeat non prova a difendere le scelte di Elisabeth ma la usa per mostrare quanto sia sbagliata questa cultura, portandone all’estremo sia le scelte (l’iniezione della Substance è la scelta che apre le danze ma poi c’è anche il dosaggio giornaliero che offre un’altra prospettiva) che gli effetti visivi (con trasformazioni agghiaccianti e un finale che si può definire gore). E fa tutto questo con uno stile che rimarrà inciso nella memoria dello spettatore per molto tempo.

One single injection unlocks your DNA and will release another version of yourself. This is The Substance.

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Così come la sceneggiatura è scarna di dialoghi, così anche il cast conta un numero veramente risicato di attori che si possono contare sulle dita di una mano: Demi Moore (di recente vista sul piccolo schermo in Feud: Capote vs. The Swans e il cancellato Brave New World), Margaret Qualley (The Leftovers, Kind Of Kindness) e Dennis Quaid (di recente visto in Lawmen: Bass Reeves). E, ancora una volta va chiarito il concetto che questa non sia una critica, anzi.
Demi Moore e Margaret Qualley sono le protagoniste indiscusse della pellicola ed entrambe risultano superlative sia nella recitazione che nel coraggio per interpretare questi ruoli estremamente fisici. Se Moore si fa carico del lato più dark con protesi e molto trucco, Qualley non è da meno visto che si è dovuta allenare per il ruolo; il tutto senza considerare che entrambe hanno confermato di aver passato dalle 6 alle 9 ore di trucco ogni giorno prima di girare la scena.
Parlando dell’elefante nella stanza: no, non c’è niente di morboso nelle scene di nudo integrale, non sono gratuite, hanno totalmente senso nell’economia della pellicola e sono girate in maniera tale da mettere quasi a disagio lo spettatore piuttosto che le due attrici. In particolare, quando si guarderà la pellicola, si potrà apprezzare come la regia di fronte alla specchio sia completamente fusa con la visione quasi in prima persona delle protagoniste, mascherando magicamente la macchina da presa per entrare dentro l’iride di Elisabeth e Sue. Tutto l’erotismo è riscontrabile solo con i vestiti addosso, in particolare quelli striminziti di Sue quando è sul set, e va benissimo così.

There’s been a slight misuse of the Substance…


The Substance è il secondo film di Coralie Fargeat ma è anche quello che le darà una nomea sia ad Hollywood che tra il grande pubblico: un’ottima pellicola che, pur con pochissimi attori e ancor meno dialoghi, riesce visivamente e acusticamente a catturare lo spettatore per oltre due ore senza mai annoiare. Non è esente da difetti e non presenta una tematica nuova ma è audace e colorato, e tanto basta per assaporare questa boccata di freschezza dal sapore splatter e un po’ gore.

 

TITOLO ORIGINALE: The Substance
REGIA: Coralie Fargeat
SCENEGGIATURA: Coralie Fargeat
INTERPRETI: Demi Moore, Margaret Qualley, Dennis Quaid
DISTRIBUZIONE: Cinema
DURATA: 141′
ORIGINE: USA, 2024
DATA DI USCITA: 20/09/2024 (USA), 30/10/2024 (Italia)

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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