American Horror Stories 3×03 – TapewormTEMPO DI LETTURA 3 min

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american horror stories 3x03Continua la sequenza di episodi fatti uscire per essere visti entro Halloween. In questo “Tapeworm” la lezione morale risulta: ciò che si desidera ti ucciderà, logorandoti lentamente.

LA BELLEZZA E IL SUCCESSO


Vivian è una bella ragazza (interpretata dalla giovane Laura Kariuki) che vuole rivalersi di alcuni problemi di salute che l’hanno afflitta da piccola, diventando una modella di Vogue e magari portando avanti quel messaggio positivo (ormai stra-abusato) di “volere è potere” anche per chi non è stato fortunato nella vita.
Per raggiungere questo scopo, serve però dimagrire e grazie ad un dottore, suggerito da un’amica modella, prova diverse strade che la porteranno a perdere la propria integrità e dignità. Una lezione che pagherà cara, andando ad alimentare un loop malato di desiderio da soddisfare e scrupoli da abbandonare.

LA BELLEZZA NON È DI QUESTO MONDO


In questo episodio abbastanza equilibrato, si riesce a sviluppare (nei limiti dei 40 minuti della puntata) un discorso interessante che, anche se non risulta sicuramente originale, mette sul tavolo una criticità del mondo contemporaneo: la necessità di apparire mettendo a repentaglio la propria vita e, soprattutto, la propria integrità.
La tenia che si sviluppa nell’intestino di Vivian la consuma non solo fisicamente (facendola spaventosamente dimagrire) ma la rende una persona diversa da quella che era: inizialmente dolce ed empatica, rimane sola e inavvicinabile anche da un mondo, quello della moda, che non brilla proprio per solidarietà umana.
Il suo messaggio (positivo) al mondo non riuscirà mai a portarlo e quello che rimane di lei è solo una copertina che in quanto tale dura il tempo di girare pagina. Quindi la fame di successo la consumerà fino alla fine, lasciando questo come unico e rilevante messaggio (morale?) per il mondo. La sua amica Heather (Hazel Graye) erediterà la sua cupidigia in un circolo vizioso dove i vermi solitari mangiano tutto ciò che trovano.
Forse l’unica che riesce a stare al mondo e che mostra uno spirito di adattamento senza farsi fagocitare è Sheila Klein (una brillante Lisa Rinna in overacting), la spietata proprietaria dell’agenzia di moda che seleziona modelle, talmente sgamata da sapere cosa ognuna di loro è disposta a fare per sfondare in quel campo e i rischi che si corrono nel farlo.

DOV’È L’HORROR?


In tutto ciò, l’horror del titolo dove sta in questo episodio? È ridotto all’ultima parte dell’episodio, quando Vivian decide di liberarsi del suo ospite ingordo. Per farlo deve ingurgitare un siero che farà letteralmente fuggire il verme solitario presente nel suo intestino, dalla via di uscita più vicina. In questo caso, attraverso l’ano.
Su questa “rivelazione” la sceneggiatura pone l’attenzione e quindi quando avviene ci si aspetta la parte più gore dell’episodio che puntualmente avviene, anche se con modalità meno estreme rispetto a quanto ci si potrebbe aspettare. Si opta quindi per una scena “jumpscare” replicata pochi minuti dopo quando tocca all’amica Heather.
Soddisfatti quindi? Alla fine ci si può accontentare proprio perché l’episodio è costruito in maniera equilibrata e svolge la funzione che si prefigge. Non è poco considerando l’altalenante qualità che accompagna la serie.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Il cast azzeccato per la storia che si vuole raccontare.
  • Lisa Rinna, caratterista di soap e vecchi telefilm, è perfetta nella sua parte in overacting.
  • Le due giovani attrici sembrano promettere bene, andando oltre la loro bellezza.
  • La parte horror è giusta ma forse poteva essere giocata meglio.
  • Sono realistici tutti quei ricchi buffet durante i set fotografici?
  • Studi medici arredati benissimo che sono lungo un vicolo cieco di una strada di Manhattan

 

Ci si deve accontentare con AHSes e stavolta la lotteria ha donato un episodio godibile. Non si parla di capolavoro ma guardabile, regalando qualche riflessione in più.

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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.

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