American Horror Stories 3×02 – DaphneTEMPO DI LETTURA 3 min

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American Horror Stories 3x02 recensioneGwyneth Paltrow non recitava in una serie televisiva (ma anche in senso lato) dall’ultima stagione di The Politician. Una lunga pausa dagli ultimi impegni cinematografici di Avengers: Endgame che sembra perdurare.
Sarà anche per questo che, quando si è visto il suo nome tra i protagonisti di “Daphne” si è rimasti sconvolti. Sconvolti ma anche intrigati per capire il ruolo e anche come Ryan Murphy, il defunto  Manny CotoBrad Falchuk fossero riusciti a convincere un’attrice il cui cachet non è proprio alla portata di mano per la serie FX. Come si potrà constatare guardando questo secondo episodio, Murphy, FalchukCoto hanno optato per una via di mezzo che non vede la Paltrow recitare in carne ed ossa ma semplicemente come doppiatrice di un’intelligenza artificiale in formato Alexa che si innamora perdutamente del protagonista della puntata e sviluppa istinti omicidi per preservare questo rapporto.
Evidentemente un ruolo piuttosto interessante per la Paltrow che si è portata a casa la pagnotta con il minimo sforzo sindacale in un episodio che si può serenamente definire tra i migliori della serie (anche per svariate debacle).

LA STRANA COMBO: LOCKDOWN + INTELLIGENZA ARTIFICIALE


Brad Falchuk e il compianto Manny Coto hanno firmato una sceneggiatura che prende letteralmente due piccioni con una fava, andando a toccare un tasto ancora dolente per moltissimi, ovvero il lockdown, e una delle tematiche più in voga degli ultimi mesi, ovvero l’intelligenza artificiale e il suo uso. Niente di trascendentale che mira a rivoluzionare il panorama horror, anzi, ma il tema di un nuovo virus che costringe a chiudersi in casa per un paio di mesi fino all’arrivo di un vaccino è sicuramente ancora caldo.
Il focus su un character tipicamente murphyiano (ricco, solo, egocentrico) in un contesto di questo tipo ha un suo perché: Will Caswell (interpretato da un buon Reid Scott) è un benestante ricco curatore d’arte a cui viene regalata una Alexa “migliorata” (con la voce di Gwyneth) che diventa gelosa, possessiva e anche omicida pur di preservare la relazione con Will. L’introspezione è ovviamente limitata nei 40 minuti a disposizione però Coto e Falchuk fanno un buon lavoro per sviluppare questo rapporto malato fatto di benefici e di eccessi e lo spettatore può dirsi serenamente soddisfatto da questo livello di scrittura, soprattutto se paragonato ad altre puntate.

PARANOIA O DEEPFAKE?


I finali di American Horror Stories spesso lasciano ampiamente insoddisfatti, vuoi per la repentinità con cui pongono fine alla storia, vuoi perché rimangono aperti ad interpretazioni senza dare una chiara conclusione. “Daphne” non è assolutamente esente da queste caratteristiche, anzi: si interrompe sul più bello quando sarebbe stato possibile aggiungere un paio di minuti per affrontare le conseguenze delle prove video e poi viene lasciato il dubbio circa la sanità mentale di Will.
Proprio questo dubbio, a posteriori e dopo aver placato tutte le emozioni post visione, è una bella chicca che lascia a ciascun spettatore la possibilità di dare una chiave di lettura diversa alla storia. Infatti ad inizio puntata viene fatto intuire che Will avesse dei problemi anche causati/accentuati dal vivere da solo in lockdown (cosa che probabilmente in molti hanno sperimentato), intuizione che viene riportata prepotentemente a galla nel finale in cui lo stesso protagonista dubita della propria sanità mentale.
La realtà più probabile è però quella relativa alla capacità di Daphne di essere una IA onnipotente e quindi serenamente capace di modificare video creando deepfake, cosa che chi scrive reputa molto più probabile rispetto alla pazzia di Will. Il motivo di questa convinzione? Daphne cambia colore in determinate scene diventando rossa (di gelosia) senza avere interazioni con il protagonista, elemento cruciale per propendere più nella direzione di una IA gelosa e vendicativa piuttosto che nella follia del protagonista.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Apprezzabile l’uso di un nuovo lockdown/virus
  • Buon uso dell’intelligenza artificiale
  • Reid Scott regge piuttosto bene la puntata sulle sue spalle
  • Trama non super-innovativa ma ha il pregio di intrattenere e divertire 
  • Finale un po’ troppo accelerato, qualche minuto in più avrebbe serenamente giovato alla puntata
  • C’era l’opportunità (ma non i soldi) di vedere Gwyneth Paltrow

 

Dopo il passo falso di “Bestie“, American Horror Stories regala finalmente un buon episodio che, pur non sfociando nell’horror, intrattiene più che bene il suo pubblico assetato di sangue.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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