Finisce con un finale più che aperto la miniserie Sky Django, remake televisivo del cult cinematografico di Sergio Corbucci. Il che è paradossale poiché tutta la storyline orizzontale delle vicende si esaurisce di fatto in questo episodio, lasciando ben flebili speranze per una possibile seconda stagione.
In realtà, a ben vedere, non si sa nulla della sorte toccata ai due co-protagonisti della vicenda, eppure è lecito chiedersi a questo punto (dopo la fine delle vicende legate alla città di New Babylon) cos’altro si possa chiedere al Django malinconico e perennemente taciturno interpretato da Matthias Schoenaerts. Una nuova caccia “gatto e topo” con Elizabeth (Noomi Rapace)? Non si sa bene che senso avrebbe, soprattutto considerando lo scarso appeal che ha avuto finora l’eroe protagonista della storia.
IL VIAGGIO DELL’EROE
La verità è che la serie, ideata e scritta da Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli, vive soprattutto delle suggestioni lanciate dal personaggio originario. Ma poi in sottofondo, al di là del mito e dell’epica western (di cui, in questo episodio finale non mancano i consueti topoi narrativi di genere), c’è ben poco su cui ragionare.
I dieci episodi di questo prodotto hanno mostrato un Django reduce da gravi perdite famigliare e da un probabile stress post-traumatico dovuto alla guerra. Il che lo rendeva un protagonista decisamente passivo (a parte nei fin troppo numerosi flashback) fino alle svolte, ravvisate da “The Giant” in poi, che lo hanno portato via via ad avere un ruolo sempre più determinante, culminando poi in questo particolare episodio in cui viene usata, per la prima volta, la famosa mitragliatrice, arma con cui da sempre d’identifica tale character.
Si può dunque dire che questi dieci episodi corrispondano ad un vero e proprio “viaggio dell’eroe“, nel senso vogleriano del termine. Viaggio però che non sembra portare ad una successiva missione che potrebbe evolversi in una nuova stagione. Quello che emerge è la consapevolezza e la serenità mentale raggiunte dall’uomo Julian che qui chiude finalmente il cerchio della sua missione riparativa. Un finale più malinconico che non epico insomma.
DJANGO E GLI ALTRI
Lo stesso si può dire anche per tutti gli altri personaggi presenti nello show, per i quali si potrebbero tranquillamente pensare a degli spin-off ad hoc (anche perché molto più “attivi” del protagonista stesso).
Sarah (Lisa Vicari), anche nota come “la figlia di Django”, vede concludersi il proprio ciclo narrativo diventando la nuova leader della comunità di New Babylon. Ma con la morte del marito John (Nicholas Pinnock) e l’abbandono di Elizabeth (che decide di percorrere una “nuova strada” anticlericale “così de botto, senza senso“), il suo ruolo appare ben più ridimensionato, e comunque diventa via via sempre meno interessante seppure sia protagonista della scena più suggestiva ed intrigante (un vero e proprio “mezzogiorno di fuoco” a New Babylon).
Allo stesso tempo la stessa Elizabeth ritrova sì una nuova dimensione, ma anche in questo caso la cosa avrebbe senso se potesse continuare la sua sfida con il protagonista principale (di cui, di fatto, rappresenta l’alter-ego in negativo).
In generale quello che manca è proprio il motivo principale per continuare a vedere uno show che aveva già poco senso all’inizio.
CONCLUSIONI
Quello che rimane di Django è comunque una buona serie western (a cui magari andava cambiato giusto il titolo per renderla più godibile) con scene dall’alto impatto emotivo, fra cui la scena iniziale e lo scontro finale all’interno della città di New Babylon. In mezzo c’è molta epica western (condita dalla meravigliosa canzone finale di Johnny Cash) con scene di duelli, sparatorie, campi lunghi e silenzi che dicono più di mille parole.
Un prodotto sufficiente, confezionato per intrattenere, ma che purtroppo non è stato sviluppato come sarebbe stato consono avere. Rimane comunque un ottimo spunto (soprattutto per il panorama seriale italiano), sperando che possa dare il “la” ad altre produzioni simili.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Finale di stagione abbastanza scontato e “classico” per la miniserie Sky Django. Da un lato non si può che apprezzare tale scelta, dall’altro bisogna anche constatare che sono stati dieci episodi di perfetto nulla, con una trama fin troppo appesantita e un protagonista che non è mai entrato definitivamente nel cuore degli spettatori.
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!