Foundation 2×10 – Creation MythsTEMPO DI LETTURA 4 min

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recensione Foundation 2x10Si conclude qui la seconda stagione di Foundation, serie tv ambiziosa di Apple TV+ che vorrebbe trasporre l’immensa e gigantesca saga di Isaac Asimov per il piccolo schermo.
Lo ha fatto (e lo fa tutt’ora, salvo cancellazione improvvisa dello show) selezionando accuratamente le storylines scelte, in un parco-personaggi diventato immenso.
La bravura degli sceneggiatori in questo caso è stata quella di far convergere tutto in due mega-filoni narrativi principali: la storyline del trio Hari Seldon-Gaal Dornick-Salvor Hardin e quella della dinastia Cleon.
A fare da trait d’union, in questa seconda stagione, c’è stata la ribellione dei seguaci di Hari Seldon (i cosiddetti “Magician”) che qui per l’appunto concludono più che degnamente il loro percorso formativo e con esso l’intera stagione.

UNO “STAR WARS” PIÚ EPICO


È proprio il sacrificio di Hober Mallow (la sorpresa Dimitri Leonidas) e del comandante Bel Riose (Ben Daniels), dopo un estenuante e ben diretto combattimento con Brother Day (Lee Pace), a concludere in maniera dignitosa ed epica questo segmento narrativo iniziato con “In Seldon’s Shadow“.
Dai dialoghi “botta-e-risposta” dei vari character, fino alla regia, s’intuisce che il riferimento rimane sempre Star Wars, come impianto epico-narrativo dei personaggi e per la risoluzione del conflitto finale. Solo che il tono scelto dallo show e l’impianto scenografico, così come le scelte registiche e tecniche, sono ovviamente più “adulte” e ricercate rispetto all’opera di Lucas.
Rimane di fatto una risoluzione finale alquanto raffazzonata e semplicistica (occorreva solamente il “tradimento” di Bel Riose per sconfiggere Day, peraltro senza che i suoi soldati opponessero alcuna resistenza, almeno formale), ma che risulta “simpatica” per via dell’empatia che trasuda nei vari personaggi.
La scelta poi di far morire de facto i due character principali di questo segmento non fa che esaltarli ancora di più all’interno della narrazione. Il tutto rimanendo coerenti con il loro spirito “guascone” con un dialogo che potrebbe sembrare fin troppo in stile “marvelliano” ma che, in realtà, contribuisce ad esaltare proprio la loro umanità.

ADDIO SALVOR?


Diversamente la storyline riguardante il trio Hari-Salvor-Gaal segue un andamento anti-climatico, per cui solamente il cliffhanger finale sembra ridestare curiosità. Fin troppo velocizzata, infatti, la scena del salvataggio tramite telecinesi di Hari e Salvor (ormai dati per spacciati solamente un episodio fa). E proprio questo segmento sembra essere quello più “sacrificato” dagli autori, forse per dare molta più importanza all’altro, il cui finale fa sì che queste due linee temporali si possano riallacciare fra loro in un’ipotetica terza stagione.
Sta di fatto che questa sequenza appare molto tagliata, anche se non mancano pure qui i plot twist interessanti e plateali come la “vendetta” a distanza di Tellem Bond ai danni di Salvor Hardin, la cui morte potrebbe significare il definitivo addio del personaggio interpretato da Leah Harvey.
Si spera vivamente di no, dal momento che tale character non sembra aver esaurito il proprio potenziale come co-protagonista dello show (e anche perché, come si è già visto nel corso delle puntate, la “scienza” di Foundation non sembra escludere possibili “resurrezioni”). In questo caso tutta la parte più drammatica viene abilmente costruita per arrivare ad un finale tragico ma anche ricolmo di speranza per il futuro, per cui lo spettatore rimane comunque fino all’ultimo nel dubbio.

CONCLUSIONI


Gaal Dornick: “When I was a child I used to ask my mother endless question. What happens after we die? Where does our energy go? And what about the universe? Can it die? How was it ever born? How could there be nothing and then suddendly something?”

Lo show, dunque, svolge bene il proprio compito di mantenersi coerente con sé stesso, lasciando un buon “lieto fine”, almeno per quanto riguarda i suoi personaggi più umani e quindi più amati (Brother Constant e il duo Dawn-Sareth). Rimane aperto però uno spazio più che comodo per eventuali successive stagioni, soprattutto dopo l’ennesima re-incarnazione della dinastia Cleon e la comparsa di un misterioso personaggio a fine puntata.
Per quanto frammentata, infatti, la circolarità delle storyline, oltre all’imponenza registica, permettono allo show di rimanere vivo e di destare ancora interesse per future stagioni a venire (sciopero degli sceneggiatori permettendo).

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Storyline della dinastia Cleon e di Demerzel
  • Sacrificio di Hober Mallow e Bel Riose
  • Regia e dialoghi
  • Collegamenti con la stagione 1
  • Finale 
  • Niente di rilevante

 

Finale di stagione degno di nota fra ribellioni più o meno riuscite che lasciano uno spazio non indifferente per un altro capitolo. Il ritmo circolare della narrazione riesce a collegare tutto anche per quanto riguarda la prima stagione. Bel lavoro di scrittura e interpretazione.

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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!

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