Sono passati poco meno di due anni dalla prima stagione di Foundation. Una serie potente visivamente e capace di tirar fuori idee interessanti (come la dinastia genetica di cloni), ma anche poco fedele al capolavoro letterario a cui si ispira, ossia la saga della Fondazione di Isaac Asimov.
La seconda stagione sembra voler proseguire su questa strada. E lo mette subito in chiaro con un primo episodio parsimonioso di eventi narrativi, in cui il lettore di Asimov potrebbe sentirsi disorientato e confuso, ma anche eccitato all’idea di ciò che verrà. Sempre che si decida di rispettare almeno il nucleo tematico dell’opera letteraria.
UN IMPERO CHE SI RINNOVA
Poiché con la seconda stagione si è un secolo dopo la conclusione della prima, compito di “In Seldon’s Shadow” è introdurre il nuovo contesto politico. Che, tanto per cambiare, gravita intorno ai tre Cleon, i soliti Tramonto, Giorno e Alba. E ancora una volta la scrittura è abile nel delineare le significative differenze fra i tre cloni dell’imperatore, anche se per ora l’attenzione si concentra soprattutto su quello di mezzo, al secolo Cleon XVII, col solito strepitoso Lee Pace (che si esibisce in lunghe sequenze nude per la gioia delle spettatrici).
Rispetto ai suoi predecessori, Cleon XVII sembra più spregiudicato, più spavaldo, capace persino di portarsi a letto un robot. Ma al contempo è un uomo dubbioso, che come il precedente Cleon XIII della scorsa stagione mette in dubbio i dogmi della dinastia genetica, si fa domande sull’anima e sull’eredità che lascerà. E arriva addirittura a preparare le proprie nozze con un’altra sovrana, la regina Sareth. Personaggio che in questo primo episodio appare poco, ma a cui basta qualche linea di dialogo per far intuire un caratterino che movimenterà le acque su Trantor.
Dietro il matrimonio si intuisce che non vi possa essere solo un capriccio di Cleon, ma anche la necessità di rafforzare un Impero Galattico sempre più debole, privo di controllo sulle aree periferiche. Ma non per questo deciso a lasciar correre la minaccia che viene proprio da Terminus, che nel secolo passato ha esteso il proprio dominio sui sistemi confinanti. Lo scontro è inevitabile.
MADRE E FIGLIA
Su Synnax si ritrovano Gaal Dornick e Salvor Hardin, madre e figlia, uniche umane (a quanto pare) su un pianeta sommerso dalle acque. Un drammatico riferimento al problema attuale dell’innalzamento degli oceani, ma anche un ottimo escamotage per “costringere” le due donne a convivere e a legare.
Fortunatamente l’episodio non scade nel peggior patetismo e il rapporto che si crea fra Gaal e Salvor è quello che ci si aspetterebbe da due persone nella loro situazione, ossia due coetanee di fatto (per via dei tanti sonni criogenici) che non hanno mai interagito prima e faticano a trovare qualcosa in comune. Persino i loro “superpoteri” sono diametralmente opposti: Gaal vede sprazzi di futuro, Salvor di passato.
E tuttavia, questa improbabile coppia è l’unica che può salvare la Galassia. Dove Goyer si spingerà con loro è ancora tutto da vedere, considerando che nei libri dovrebbero già essere morti entrambi (al maschile, perché lì erano due uomini) e che quindi non c’è nessun appiglio della saga letteraria a cui rifarsi.
IL FANTASMA DI SELDON
La terza storyline dell’episodio, parzialmente collegata a quella di Gaal e Salvor, riguarda Hari Seldon. Lo psicostorico continua a vivere sottoforma di entità digitale all’interno del “cubo” che Salvor ha consegnato a Gaal, costituendo l’ennesima vistosa devianza dal materiale originale. Ma è una deviazione che si perdona, visto che consente di mantenere sulla scena un altro attore di grande spessore come Jared Harris che, a questo giro, è chiamato a un ruolo non poco difficile, dovendo far trasparire tutta una serie di emozioni che animano il “fantasma” di Seldon: la frustrazione, il senso di impotenza e di smarrimento, la gioia di rivedere il volto dell’amata Yanna e, per finire, la rabbia che intende sicuramente sfogare su Gaal una volta libero dal “cubo”.
Il lavoro che Goyer sembra voler portare avanti con lui è davvero promettente. Da un lato, il fatto che questo fantasma digitale abbia in sé le memorie di Seldon aiuterà ad approfondire il passato del personaggio. Dall’altro, la scelta di rappresentarlo preda di tutti i dubbi e i dilemmi che avrebbe potuto avere anche in vita porta su un ulteriore livello la riflessione su cosa sia davvero umano, al di fuori del mero dato biologico, già vista con i Cleon e con Demerzel.
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“In Seldon’s Shadow” è un episodio introduttivo e povero di eventi dirompenti ma fa il suo lavoro più che egregiamente, preparando il terreno per una seconda stagione che si preannuncia esplosiva. Tra le peripezie di Gaal e Salvor, le crisi di Seldon e un Impero che annaspa ma non vuole annegare, ci sarà da divertirsi.
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.