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The Walking Dead: Daryl Dixon 1×02 – AlouetteTEMPO DI LETTURA 3 min

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The Walking Dead: Daryl Dixon

The Walking Dead: Daryl Dixon torna a distanza di pochissimi giorni dalla messa in onda del pilot che, cosa molto strana, è stato pubblicato integralmente su YouTube.
“Alouette” si comporta da secondo episodio di The Walking Dead in piena regola, con un approfondimento dei personaggi secondari e l’inizio dei giochi. L’aggiunta invece arriva da alcune “citazioni” generosissime di The Last of Us.

VOULEZ-VOUS PARLER FRANÇAIS ANGLAIS AVEC MOI?


È risaputo che i francesi sono legati alla loro lingua madre e che andando a Parigi a fare colazione è meglio ordinare un croissant in inglese piuttosto che avventurarsi in un francese poco conosciuto. Eppure, in piena apocalisse gli autori di questo spin-off hanno deciso di cambiare un tratto caratteristico di questo popolo e trasformare la Francia in un paese bilingue.
Nel convento del primo episodio questo elemento poteva anche starci data la storia personale raccontata dalla giovane suora bionda ma sentire i ragazzini dell’ex asilo disperso nei boschi francesi decidere di parlare in inglese per rispetto a Father Daryl è veramente troppo, come sottolineato anche nella recensione del precedente episodio.
A questo tratto decisamente irrealistico, però, se ne aggiunge un altro: la perdita dell’invulnerabilità di Daryl. È vero che già dagli ultimi episodi della serie madre si poteva notare il cambiamento di Daryl che qualche volta si è fatto fregare dal nemico. Qui, però, nel giro di due episodi ha già preso così tante botte in testa da iniziare a far preoccupare seriamente per la sua salute. Che abbia perso anche il suo smalto? Oppure è un nuovo tratto francese? Mai è stato colpito così tante volte alle spalle in America e mai si é fatto catturare da ragazzini minorenni capitanati da una vecchietta moribonda. Forse questo è uno dei pochi dati verosimili: dall’inizio dell’apocalisse qualche anno in fondo è passato e sicuramente il malconcio Daryl ne starà risentendo. A questo bisogna anche unire il viaggio attraverso l’oceano e un po’ di spaesamento per il nuovo paese. Che sia anche sordo da un orecchio come un certo collega?

UN APPROFONDIMENTO NECESSARIO E NON


Gli autori hanno pensato bene di presentare degnamente il personaggio di Clémence Poésy e darle uno scopo: da bad girl che gira per le discoteche di Parigi per ballare, sniffare e rubare a suora assassina postapocalittica.
Potrebbe essere degna di nota la rappresentazione dell’inizio dell’apocalisse a Parigi: tra la torre Eiffel e la metro, gli affamés che si muovono turbinosamente, quelli ancora in vita che scappano dove possono, auto schiantate in ogni dove. Solito scenario ma con la variatio del luogo specifico che questa volta non è l’America. Anche nello spettatore che si è sciroppato tutte le 11 stagioni di The Walking Dead queste sequenze producono ancora qualcosa.
Il problema principale di questo episodio, però, sta nella premessa che viene fatta all’intera storia dello spin-off: il bambino che salverà il mondo, le modalità della nascita, il tema del viaggio. Tutto ciò, raccontato in questo modo, suona fin troppo familiare. Familiare agli appassionati di videogiochi e familiare agli appassionati di serie tv. Fin troppo familiare nel settembre 2023, dopo un nuovo assaggio del genere nel gennaio 2023. Se infatti il titolo videoludico The Last of Us poteva non dire niente prima dell’inizio dell’anno è davvero improbabile che lo spettatore di The Walking Dead: Daryl Dixon non sappia nulla della serie postapocalittica di HBO adesso.
Nella nuova storia “ideata” per AMC le somiglianze sono fin troppo evidenti, al limite del plagio forse. E non depone bene per niente. Già la necessità di questa nuova storia non si sentiva, figuriamoci uno scopiazzamento da un gigante. E il danno, anche questa volta, è fatto.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • L’apocalisse parigina
  • Divertenti i vaganti nel fossato del castello
  • Troppo inglese
  • Troppo The Last of Us e poco The Walking Dead

 

Bisogna prendere The Walking Dead: Daryl Dixon per quello che è: uno spin-off non necessario e ripetitivo ma stavolta ambientato in Francia. Magari qualcosa di buono ne uscirà prima o poi.

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La notte sognivaga passeggia nel cielo ed il gufo, che mai dice il vero, sussurra che sono in me draghi ch'infuocano approdi reali e assassini seriali, vaghi accenti d'odio feroce verso chiunque abbia una voce e un respiro di psicosfera che rende la mia indole quanto mai nera. Però sono simpatica, a volte.

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