La seconda stagione di The Walking Dead: Daryl Dixon è un ritorno poco desiderato da chi scrive queste righe (e molto probabilmente anche da gran parte del pubblico). Gli unici ad essere felici sono i dirigenti di AMC che continuano a rinnovare serie e spin-off appartenenti al mondo di The Walking Dead per via di un evidente declino nel loro palinsesto a cui non riescono a rimediare e quindi, come mossa disperata, continuano a rinnovare queste serie di TWD con la speranza che possano attirare ancora spettatori. La qualità però non è ovviamente un’ambizione per questo tipo di produzioni.
Già dai primi due episodi è chiaro che la narrazione si trascini su basi ormai logore, incapace di riportare quella freschezza che aveva contraddistinto le stagioni iniziali della serie originale, quindi una decade fa. Il leitmotiv è più o meno sempre lo stesso tra bugie, voltafaccia, gente che è andata via di testa e una miriade di personaggi secondari a cui viene concesso minutaggio con la speranza che buchino lo schermo qualcuno se li ricordi. E visto che il nuovo non funziona, allora bisogna riciclare il vecchio: hello Carol, my old friend.
L’inserimento di Carol nella storia, oltre ad essere una mossa disperata per suscitare qualche interesse, non rappresenta una sorpresa, in quanto il sottotitolo della stagione (“The Book Of Carol”) lasciava già intuire che il personaggio sarebbe apparso. Il fatto che Carol e Daryl si ritroveranno in Francia era quindi un evento ampiamente previsto. L’annuncio di una terza stagione ambientata in Spagna, inoltre, conferma ulteriormente questa direzione narrativa, svelando già in anticipo la probabile scontata evoluzione della trama.
PROBLÈMES
Uno dei problemi fondamentali di questa serie è la totale mancanza di personaggi primari e secondari degni di nota. La trama è prevedibilissima, con l’ennesima successione di tradimenti, inganni e alleanze temporanee, seguiti dall’ormai scontato arrivo di un’orda di zombie che devasta tutto. Questo meccanismo narrativo, già ampiamente sfruttato in chiave americana, rende difficile mantenere alta l’attenzione dello spettatore in territorio francese o groenlandese. In questo contesto, i dialoghi appaiono banali e tanto per cambiare poco incisivi, facendo quasi sembrare la sceneggiatura frutto di un pomeriggio passato su ChatGPT piuttosto che di un team di sceneggiatori.
La logica narrativa continua a essere un problema centrale anche in questa stagione e lo si può appurare sin dalla season premiere, dato che il viaggio di Carol verso la Francia, ad esempio, solleva più di qualche dubbio. L’idea che Carol riesca a convincere un pilota a volare in Francia, con una sosta in Groenlandia, a bordo di un aereo che palesemente non ha le caratteristiche tecniche per una traversata così lunga, appare del tutto priva di realismo anche considerando che questo accada nell’universo di The Walking Dead. Un aereo del genere non può infatti avere benzina sufficiente per una traversata oceanica, né per fare più di qualche centinaio di kilometri.
In più, il fatto che Carol faccia appello al pilota per trovare sua figlia, menzogna costruita solo per alimentare l’utilizzo di flashback di cui si sarebbe fatto volentieri a meno, risulta una forzatura non necessaria. È come se gli sceneggiatori abbiano voluto aggiungere dramma a una situazione già sufficientemente assurda, ottenendo però solo il risultato di allontanare ancora di più lo spettatore dalla sospensione dell’incredulità.
INCREDULITÈ
E parlando di incredulità, uno degli aspetti più forzati di questi primi episodi è il bacio tra Daryl e suor Isabelle, una scena che viene buttata così a caso nel mezzo della puntata con l’improvviso arrivo di una botta ormonale che Daryl non ha mai avuto in undici stagioni e che, fatalità, arriva proprio prima di un incontro con Carol.
Il modo in cui la relazione si evolve in pochi istanti sembra forzato, quasi come se gli sceneggiatori volessero inserire a tutti i costi un elemento sentimentale in una trama che, fino a quel momento, non ne aveva mostrato la necessità. Ovviamente la scelta non è casuale ed è un disperato tentativo di riaccendere speculazioni nell’Internet circa la relazione tra Carol e Daryl che non si è mai tramutata in niente di fisico.
Purtroppo i lati negativi non si fermano qua visto che l’aspetto peggiore, tuttavia, si riscontra nel totale disinteresse verso i personaggi dello show, un qualcosa che gli sceneggiatori non hanno ovviamente compreso visto il tentativo di creare hype con la scena finale del secondo episodio che dovrebbe fungere da cliffhanger. La realtà è che non ci si ricorda nemmeno chi sia il character francese torturato dalla villain della stagione precedente, e quindi questo tentativo non ha alcun senso. Anziché suscitare curiosità o tensione con altri character più importanti, si opta per questa scena che lascia indifferenti proprio a causa dell’assenza di empatia o interesse verso i nuovi volti introdotti. Grazie ChatGPT.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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In definitiva, i primi due episodi della seconda stagione di The Walking Dead: Daryl Dixon non riescono a distaccarsi dai difetti ormai cronici del franchise. AMC sembra determinata a prolungare questa serie a tutti i costi, ma i segnali di stanchezza sono sempre più evidenti. La mancanza di originalità, l’eccessivo affidamento su dinamiche narrative ripetitive e la debolezza dei personaggi secondari rendono questa stagione un’esperienza poco soddisfacente.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.