The Bear 3×02 – NextTEMPO DI LETTURA 3 min

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The bear 3x03

Con “Next” Christopher Storer e colleghi portano lo spettatore nel vivo della terza stagione di The Bear. Come anticipato dalla conclusione del precedente episodio, Carmy ha tutte le intenzioni di modificare il corso della gestione del ristorante e, come al solito, prende delle decisioni in autonomia e senza coinvolgere il personale.
Si può apprezzare a questo punto il lungo flashback di “Tomorrow, non fondamentale alla comprensione di questo episodio ma illuminante per quello che riguarda il processo di ragionamento che segue Carmy. Lo chef, infatti, apparentemente si comporta sempre allo stesso modo, imponendo la sua volontà sugli altri a cose fatte e con le urla ma ora qualcosa è cambiato. Sembra infatti che ormai abbia chiaro quale dovrebbe essere il suo ruolo in cucina e cosa bisogna fare per ottenere l’agognata stella.

SAVE IT FOR LATER


Two dozen other dirty lovers / Must be a sucker for it / Cry, but I don’t need my mother / Just hold my hand / While I come to a decision on it / Sooner or later / Your legs give way / You hit the ground / Save it for later / Don’t run away / Don’t let me down / Sooner or later / You’ll hit the deck / You’ll get found out / Save it for later / Don’t run away and let me down / You let me down / Run away, run away / And let me down.

Sulle note di “Save It For Later” dei The Beat si apre questo episodio, per certi versi caratteristico e molto riconoscibile. Si può dire, infatti, che la cifra stilistica di The Bear siano proprio i dialoghi sovrapposti e intercalati da urla e parolacce, attacchi personali e quant’altro. La scelta non casuale della canzone guida profeticamente lo spettatore verso quella che sarà la conclusione della lunga riflessione di Carmy dopo il suo disastro all’apertura del ristorante. La canzone, infatti, parla della volontà di non seguire la massa e prendere autonomamente le proprie decisioni, anche se sembrano in contrasto con l’opinione dei propri coetanei e vicini, con l’esortazione a seguire sempre la propria strada al momento giusto.
Ciò che Carmy realizzava “di pancia” ora lo realizza in maniera più scientifica: il fallimento è solo una fase del futuro successo e dalle ceneri rinascono le fenici. Sull’onda di questo pensiero il protagonista evolve rimanendo sé stesso. Prende una decisione e la porta avanti a dispetto dell’opinione generale. I suoi nonnegotiables sono categorici e imperativi.

Carmy: “Nonnegotiables. That’s how we do this correctly. That’s how restaurants of the highest caliber operate.”

Carmy è cambiato: non è la stessa persona di “System” ma nemmeno di “The Bear” e proprio come il suo interprete Jeremy Allen White, che è riuscito a interpretare un personaggio tanto simile al suo storico Lip Gallagher ma allo stesso tempo così autonomo, così lo chef si mantiene uguale ma diverso. Il desiderio di ottenere l’agognata stella per il ristorante è sempre stato presente del resto, ciò che è cambiato è la convinzione e la prospettiva. La collaborazione ha i suoi benefici ma fino a un certo punto.
Di fatto tutto il pensiero di Carmy può essere sintetizzato in quel “So that I can push you and you can push me” detto alla sua interlocutrice per eccellenza, Sydney, anche lei cresciuta professionalmente e emotivamente. Apprezzabile è lo scatto fatto da chef alle prime armi a vera e propria sous-chef, vera partner e anima del The Bear.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • L’ormai abituale confusione tipica di The Bear
  • L’autorità di Carmy con i suoi nonnegotiables
  • L’evoluzione dei main characters
  • Nulla di particolare da segnalare

 

Christopher Storer segna un altro punto e conduce lo spettatore dentro a quella che si prospetta essere una stagione interessante con un’evoluzione già annunciata di diversi personaggi.

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La notte sognivaga passeggia nel cielo ed il gufo, che mai dice il vero, sussurra che sono in me draghi ch'infuocano approdi reali e assassini seriali, vaghi accenti d'odio feroce verso chiunque abbia una voce e un respiro di psicosfera che rende la mia indole quanto mai nera. Però sono simpatica, a volte.

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