Gangs Of London ha dimostrato, negli episodi fin qui recensiti, come un action adrenalinico trasposto con vigore ed energia potesse riuscire a sopperire alle evidenti mancanze a livello di trama. Perché bisogna essere onesti: i giochi “politici” di Gangs Of London non sono nulla di eccessivamente arzigogolato se si vanno a prendere produzioni come House Of Cards, Boardwalk Empire, Peaky Blinders e show affini.
La bravura di Gareth Evans e Matt Flannery è da ricercarsi nell’action, quindi, aspetto per cui è già noto Evans dai tempi di The Raid e di The Raid 2.
I giochi “politici” della serie sono abbastanza semplici e si sono circoscritti fino a questo punto a pure e semplici rappresaglie dei vari gruppi come vendetta di precedenti atti di violenza. C’è stato qualche spunto più macchinoso, ma ora la trama sembra essersi appiattita da questo punto di vista.
GIOCHI POLITICI… PIATTI
Perché appiattita? Con la comparsa della compagine degli “investors” la guerra tra le varie gang si è suddivisa tra chi li sostiene e chi si oppone a loro. Koba viene attaccato perché rappresenta il loro braccio armato, motivo per cui i curdi, così come la mafia albanese, vengono attaccati perché oppositori di questo nuovo status quo nato dalla detronizzazione della famiglia Wallace.
Non risulta complicato intravedere all’orizzonte la possibilità che lo show decida di far unire tutte le varie gang proprio contro questi “investors”, magari con un voltafaccia anche di Koba, semplice pedina del gioco.
LUAN IN CERCA DI SOPRAVVIVENZA E IL RITORNO DI SEAN
Questo quarto episodio non disattende le aspettative ed il lato drama è essenzialmente circoscritto a lotta per la sopravvivenza da parte di Luan e della moglie, seppellita viva in apertura di puntata e tenuta ostaggio da Koba per ottenere le informazioni necessarie per distruggere i Wallace.
Un piano che ha, tuttavia, alcuni punti deboli rappresentati dal lato umano di Ed (amico stretto da diverso tempo proprio di Luan) che interviene dando il là all’ennesima sequenza action con tanto di badile e piccone. Per la gioia degli occhi dello spettatore che ama questo tipo di intrattenimento.
L’altro punto debole del piano di Koba è la supponenza nei confronti delle altre fazioni della città, lato del suo carattere che lo porta a non tenere in considerazione il rischio di un attacco dall’esterno nel momento in cui decide di riunire in un unico luogo tutti i suoi fedelissimi. È proprio in quel momento che Sean Wallace si rivela andando a demolire, squadra dopo squadra, tutte i proseliti di Koba e degli “investors”. Un massacro generalizzato per l’intera Londra, messa a ferro e fuoco dai commilitoni curdi in cerca di vendetta.
Un attacco coordinato che evidenzia due cose per Gangs Of London: la resa scenica delle sparatorie sempre on point; i pessimi effetti speciali utilizzati dalla produzione.
KOBA, UN PERSONAGGIO SCOMODO
Dopo questo attesissimo attacco frontale, che non a caso accade sul finire della puntata che segna la metà stagione, le carte in tavola sono nuovamente mischiate e Koba non sembra più essere in una posizione predominante su Londra. In primis dovrà dare spiegazioni agli “investors” dal momento che non sembra avere più il controllo della città. In secondo luogo il ritorno di Sean è il ritorno di un fantasma anarchico ed odiato dalle figure che comandano Koba, Asif su tutti.
La risposta, a questo punto, sarà una semplice rappresaglia armata oppure tra Sean e Koba entrerà in gioco uno schema narrativo più ampio per dar modo alla storia di arrivare fino al finale di questa stagione?
Sullo sfondo della puntata vengono lasciati Elliot (l’unico vero neo di questa stagione, per ora) e la famiglia Wallace (Finn e Marian), occupati a recuperare il denaro necessario dai conti correnti controllati da Floriana per comprarsi l’appoggio dei curdi.
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Ennesima votazione più che sufficiente per Gangs Of London nonostante la “benedizione” appaia ancora lontana. Forse ora che Koba e Sean sono entrati in conflitto in maniera così diretta lo show riuscirà a sbloccarsi su tutti i versanti (Elliot compreso). Ma per ora ci sono ancora alcuni dettagli da limare, effetti speciali compresi.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.