Great Expectations 1×01 – Episode 1TEMPO DI LETTURA 4 min

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In my stars I’m above thee, but be not afraid of greatess. Some are born great, some achieve greatness, and others have greatness thrusted upon them.
(Shakespeare – The Twelfth Night)

Quando ci si accinge a realizzare l’ennesima versione filmata di un classico molto amato, gli svantaggi rischiano di sormontare gli innegabili vantaggi.
Bisogna trovare il giusto punto di equilibrio tra mostrare l’originalità di chi realizza il prodotto (compito reso più difficile dalle molte varianti già esistenti) e il non stravolgere l’essenza dell’opera originale.
Almeno nel primo episodio, questa rielaborazione del romanzo di Charles Dickens, Grandi Speranze, si mantiene abbastanza fedele al libro. Si segnala, tra l’altro, l’enfatica preziosità del linguaggio, propria di stile shakespeariano, usato da diversi personaggi. Toni molto marcati che, tutto sommato, non dispiacciono e, nelle loro melodrammaticità, contribuiscono a dare al racconto il gusto grottesco, satirico e caricaturale che Dickens amava.

BAMBINI E PORCELLINI


Ad usare il linguaggio più teatrale sono i due personaggi ritratti nell’immagine: il piccolo Pip e l’evaso Magwitch. Toni molto più colloquiali e alla buona sono invece prerogativa del cognato di Pip, il simpatico fabbro Joe Gargery. Tocca a lui rappresentare umanità e dolcezza nella dura vita del ragazzino. La sorella di Pip, invece, più che la bocca fa parlare il frustino, per un ruolo affidato a Hayley Squires, già vista in The Essex Serpent.
L’ambiente delle paludi in cui la famigliola vive è grigio, triste e faticoso. In un’estrema semplificazione, l’unico bene possibile viene identificato con il porcellino da far ingrassare e mangiare a Natale. Al confronto, anche un bambino è inutile.
Improvvisamente, però, in quello che sembra un destino già segnato, irrompono grosse novità. L’incontro con l’evaso (di cui si vedranno le conseguenze) è solo la prima.

ESTELLA E MISS HAVISHAM


La seconda novità riguarda l’incarico affidato a Pip coi buoni uffici di Mr. Pumblechook (uno di quei personaggi vuoti, boriosi e non particolarmente utili con cui a Dickens piaceva punteggiare le sue opere). Il ragazzino dovrà fare da compagno di giochi, dietro compenso, a Estella, una sua coetanea affidata a Miss Havisham.
Quest’ultima è una delle figure chiave della vicenda: vive nella fatiscente Satis House, sempre vestita da sposa dal giorno in cui il fidanzato la piantò, la mattina stessa delle nozze. Nel ruolo, l’attrice premio Oscar Olivia Colman non teme certo confronti con le varie Elena Bonham Carter, Charlotte Rampling e Gillian Anderson, già calatesi nei panni dello stesso personaggio.
In questa versione, invece, Estella è mulatta. Concessione ai moderni principi di inclusività e rappresentazione che non dà e non darà il minimo fastidio se verranno rispettate alcune semplici regole.

PRENDERE ESEMPIO (NEGATIVO) DA DAVID COPPERFIELD


Per intuire almeno quali possano essere queste regole, senza uscire dal mondo di Dickens, basta pensare ad un recente film tratto dal suo “figliuolo prediletto”, David Copperfield.
Nel ruolo del protagonista c’è l’ottimo attore anglo-indiano Dev Patel, mentre la pellicola regala il piacere di veder recitare insieme l’ex dr. Who Peter Capaldi con l’ex dr. House Hugh Laurie. Purtroppo però, qui si incorre in due difetti. Il primo è la caotica sovrapposizione dei ricordi, per cui si vede il David adulto che guarda il se stesso bambino, mentre il secondo è l’altrettanto caotico casting per i membri di una stessa famiglia. In altre parole, genitori e figli sono caucasici, africani o cinesi senza il minimo rispetto per le regole della genetica. Questo dà fastidio e impedisce di seguire la storia immedesimandosi anche un po’ nei fatti narrati.
Quando, perciò, verrà rivelata l’identità della madre di Estella, ci si aspetta di vedere un’attrice, ad esempio, caraibica (a tal proposito, si è scelto il “quando” e non il “se”, perché questa miniserie prevede sei puntate di circa un’ora ciascuna, quindi c’è tempo per raccontare con calma tutti i dettagli). Come sa chi ha letto il libro, infatti, il padre della ragazza è già comparso ed è impersonato da un attore caucasico.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La scena del pranzo di Natale
  • Olivia Colman
  • L’uso del linguaggio shakespeariano melodrammatico può suonare un po’ buffo

 

Almeno nell’avvio, questa nuova versione di Grandi Speranze si dimostra scorrevole e fedele quanto basta all’opera originale. Per chi ama il genere, non resta che godersi il viaggio preparato, tra gli altri, dai produttori Ridley Scott e Tom Hardy, fino al finale. Se il dettato della pagina scritta verrà seguito, sarà soddisfacente, anche se non di un colore rosa particolarmente squillante. D’altronde, il romanzo fu scritto da un Dickens già piuttosto avanti negli anni e parecchio disilluso.

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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).

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