L’atmosfera da ritorno al passato che ha contrassegnato i primi episodi di questa diciannovesima stagione, continua ad emergere anche in “Haunted”.
In concomitanza con il 31 ottobre, Grey’s Anatomy dedica l’episodio alla sempre tanto celebrata in America notte di Halloween, riprendendo una tradizione storica dello show. Sin dalle prime stagioni, infatti, il medical drama, forte della sua programmazione annuale, ha sempre inserito le festività nella sua timeline. Come dimenticare, per esempio, i primi festeggiamenti dei personaggi storici durante il Giorno del Ringraziamento o Natale con la cucina e gli addobbi di Izzie? Ma anche Capodanno, San Valentino e lo stesso Halloween non sono mai mancati all’interno della narrazione, unendo sempre alla perfezione festeggiamenti privati dei character e incidenti a tema dei pazienti.
Negli ultimi anni, però, questa tradizione è venuta a mancare, contribuendo ancora di più a creare una storia sempre più impersonale che ha allontanato maggiormente la vicinanza con gli stessi personaggi. Proprio per questo, con la nuova/vecchia aria che si respira in questo inizio di stagione, fa piacere constatare come si sia tornati a riabbracciare anche queste apparentemente superflue abitudini che invece tanto giovano all’economia generale dello show.
TRICK OR TREAT
Detto del ritorno della tradizione però, va considerato che “Haunted” non si pone certo come una delle puntate più innovative o carismatiche. Anche in relazione alle scorse tre puntate, la narrazione abbassa un tono, acquistando più una caratteristica da normale amministrazione che, in una stagione da 20 e più episodi, è la prassi. Il tutto, però, rimanendo con quel pizzico di entusiasmo che sta ancora contagiando la visione.
L’Halloween di quest’anno è più un modo per focalizzarsi ancora una volta sui nuovi specializzandi e questo, come detto nelle scorse recensioni, è un elemento che sta giovando allo show. Approfondire le loro dinamiche sia personali che professionali, aiuta ad incentivare maggiormente la curiosità dello spettatore nei loro confronti, favorendo di conseguenza l’intera trama. A tal proposito, in questo episodio emerge però un fattore non propriamente favorevole a livello narrativo. Il video di Simone per esempio, seppur parte di presupposti importanti relativi a problematiche lavorative, sociali e culturali, è apparso come un intermezzo eccessivo e un po’ tirato che non ben si amalgamava al contesto.
Per il resto, l’episodio ha regalato una panoramica generale sulle questioni che tormentano il cast più longevo. Qui è emerso ancora di più perché l’interesse verso i nuovi specializzandi ha preso più che mai il sopravvento. I tormenti di Schmitt, gli inconvenienti matrimoniali tra Winston e Maggie, l’insofferenza di Teddy e Owen e le prese di coscienza di Link, infatti, appaiono sempre più come materiale vecchio e ripetitivo che poco valorizza la storia e fa, di conseguenza, scemare l’entusiasmo del pubblico.
L’UNICO MODO
Parallelamente alla vita quotidiana che si svolge nei corridoi del Grey-Sloan, sta sempre più prendendo forma l’uscita di scena di Ellen Pompeo. Conoscendo la storia di Meredith Grey, la notizia del suo addio aveva subito innalzato forti dubbi sulle modalità di tale uscita. A livello di trama, infatti, erano pochi gli elementi che potevano rendere credibile il suo allontanamento da Seattle. Un discorso che ha impegnato molto gli autori del medical drama e che, come per stessa ammissione della showrunner Krista Vernoff, alla fine ha trovato un’unica soluzione con la storyline di Zola. Inserire problematiche relative ai figli di Meredith risulta infatti una modalità fortemente organica che non sconvolge la caratterizzazione del personaggio e non forza brutalmente la trama. Un fattore da non sottovalutare dato che non sempre è stato tenuto in considerazione per gli addii di altri character.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Seppur con una marcia in meno rispetto ai tre precedenti episodi stagionali, Grey’s Anatomy continua sulla buona strada sia nella presentazione del quotidiano dell’ospedale, sia nella costruzione dell’allontanamento della sua protagonista.
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.