Una sitcom come How I Met You Father, che non fa certo dell’innovazione il suo cavallo di battaglia e non vuole prendersi troppo sul serio, ciò che distingue un buon episodio da uno cattivo non può che essere l’equilibrio fra le sue varie componenti. Se è vero che la serie è incentrata su Sophie e la sua ricerca del vero amore (e futuro padre di suo figlio), è altrettanto vero che lo show ha una dimensione corale e funziona tanto meglio quanto è più attento a dare a ognuno dei comprimari lo spazio che merita.
Ecco, i due episodi che verranno qui recensiti riescono proprio a dare il giusto spazio anche a personaggi solitamente sacrificati, integrandoli perfettamente nelle vicende della protagonista Sophie. Riescono anche a offrire una vena comica non troppo banale e ispirata quanto basta per rendere gradevole la visione, e non manca nemmeno qualche spunto (qualche flash a dir la verità) più serio del solito, come lo scambio di battute che apre “Universal Therapy” alludendo al problema, particolarmente serio negli USA, dei costi della sanità. Certo, HIMYF non è dramedy e quindi il discorso si perde presto nella goliardia dell’episodio, ma è comunque gustoso vedere come gli americani usino anche le sitcom per lanciare qualche tiepida bordata contro le storture del loro stesso sistema.
VINI, GIUDICI E COLLANE DEL SESSO
Più che sul problema della sanità in America, “Universal Therapy” ruota intorno a tre nuclei narrativi piuttosto ben riusciti.
Il primo coinvolge Charlie e Sid, venditori di un vino scadente pubblicizzato col nome “Judge Judy”, nella convinzione (fondata) che un nome famoso attiri i compratori indipendentemente dalla qualità del prodotto. Al pubblico italiano il nome “Judge Judy” non dirà molto, ma si tratta di un programma assai popolare oltreoceano, condotto dall’ex-procuratrice Judy Sheindlin. La cosa non è di per sé un difetto, ma è uno dei quei casi in cui lo spettatore non-americano viene messo di fronte a situazioni che non può cogliere appieno.
La seconda sottotrama ruota intorno a Sophie. L’uomo che frequenta al momento, Oscar, si rivela una vera bomba a letto ma con un difettuccio: porta al collo un vistoso pendente contenente le ceneri della madre! Il particolare un po’ macabro e un po’ freudianamente irriverente dà il giusto pepe alla vicenda e le permette di innestarsi sulla terza vicenda, quella di Ellen alle prese con la sua terapista.
Ed è qui che “Universal Therapy” dà il meglio di sé, perché prende un personaggio del cui isolamento ci si lamentava ancora nella scorsa recensione e lo inserisce nelle vicende del resto del gruppo. Anzi, fa qualcosa di più: mostra come anche Ellen sia una persona disposta a sacrificarsi pur di aiutare gli altri. A loro volta Sophie, Valentina e Jesse dimostrano di voler davvero bene a Ellen supplicando la terapista di riprenderla con sé anche dopo aver perso le staffe. In definitiva “Universal Therapy” riesce a cementare il rapporto tra i personaggi senza rinunciare a strappare qualche banale, ma comunque gustosa, risata.
L’INCUBO DI SAN VALENTINO
L’importanza di Ellen viene ribadita anche nel successivo “A Terrible, Horrible, No Good, Very Bad Valentine’s Day”, un titolo che è tutto un programma. E’ la sua disavventura con la fiamma del momento, Rachel, a fornire al resto del cast il pretesto per raccontare i loro peggiori ricordi legati a San Valentino.
Nelle sitcom è frequente imbattersi in momenti in cui il cast condivide storie e punti di vista personali. Tuttavia, è un espediente narrativo che, oltre a regalare momenti davvero grotteschi (come un giovane Charlie interamente ricoperto di panna) permette di conoscere meglio i personaggi e il loro passato. Lo si vede benissimo nel racconto di Sid, che getta una nuova luce sulla sua relazione con Hannah, la più solida finora nello show.
Le ricadute maggiori, però, si hanno nel rapporto fra Jesse e Sophie, caratterizzato ancora da quella irrisolta tensione amorosa che tanto ricorda la situazione di Ted e Robin nella serie madre. Con l’episodio su San Valentino si scopre che la mania di Jesse di dire “Ti amo” a qualsiasi ragazza con cui intende fare sul serio.
A colpire è soprattutto la reazione di Sophie, spiazzata e delusa dalla cosa. Se fino a quel momento si era ritenuta speciale per ciò che Jesse le aveva detto, scoprire che invece è una frase da lui più volte usata e abusata fa crollare quella visione idealistica di cui aveva ammantato la loro breve relazione. Il chiarimento tra i due è dietro l’angolo e arriva puntuale prima dei titoli di coda, ma intanto i ruoli si sono invertiti: è Sophie adesso a sembrare la sognatrice a occhi aperti. Cosa che la dice lunga sulla complessità dei personaggi che How I Met Your Father sta costruendo.
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Pur non essendo una sitcom particolarmente innovativa, How I Met Your Father sa come correggere il tiro: il maggior coinvolgimento di Ellen nella narrazione, l’umorismo via via più solido e coinvolgente e i piccoli ma graditi avanzamenti nel rapporto fra Sophie e Jesse fanno ben sperare per il resto della stagione.
