Inizia in maniera decisamente insolita questa nuova miniserie di Netflix targata Steven Moffat. Il regista e autore inglese che ha creato capolavori come la rinnovata serie di Doctor Who e Sherlock (ma anche prodotti di serie b come Dracula) elabora un prodotto decisamente interessante e originale.
È difficile non rimanere rapiti da questa strana vicenda e dai suoi personaggi che, per usare un eufemismo, potrebbero essere definiti “sopra le righe”. Ed è questo aspetto della narrazione il principale motivo d’interesse nella visione di “Episode 1” di Inside Man.
Da questo punto di vista lo show si apre nel modo giusto, e con un ritmo decisamente scorrevole, che introduce i principali co-protagonisti della vicenda. Eppure è sempre questo aspetto a risultare, dopo i primi minuti, motivo di spiazzamento per lo spettatore che si trova di fronte ad una vicenda in cui è fin troppo difficile capire da che parte stare, fondamentalmente perché hanno tutti ragione e torto allo stesso tempo, mentre la casualità la fa da padrone su tutte le storylines presenti.
ENGLISH HUMOR E CRIME-DRAMA
La vicenda si apre con una scena dall’alto impatto emotivo, magistralmente diretta da Paul McGuigan (collaboratore storico di Moffat), in cui, in un clima ansiogeno ed estraniante, viene descritto l’incontro fra la giornalista investigativa Beth (Lydia West) e l’insegnante di matematica Janice (Dolly Wells).
L’episodio in sé, in realtà, appare all’inizio abbastanza marginale rispetto a quanto accadrà successivamente. Ma è anche abbastanza emblematico di quello che attende lo spettatore da qui alla fine dell’episodio pilota.
La scena è caratterizzata da una fotografia claustrofobica, così come da una colonna sonora incalzante che fa da sfondo ideale a quella che è una scena di aggressione sessista sui mezzi pubblici. La sua risoluzione però lascia un senso di “incompiutezza” data la natura anti-climatica di quello che si vede, e la stessa tematica esposta risulta così affrontata solo superficialmente. Come se l’autore fosse consapevole della forza (a livello di impatto emotivo) che tale scena avrebbe avuto nello spettatore e avesse voluto inserirla ma senza un reale contesto drammatico.
Anche il resto della vicenda si muove tutto su questo doppio binario: da un lato un crime-drama dagli argomenti abbastanza pesanti (il tema è la pedofilia online) ma che si svolge in un clima surreale quasi da dark comedy, con gesti e dialoghi estremizzati e una recitazione che tenta costantemente di trovare una battuta sarcastica in un contesto che non è decisamente comedy, quasi a voler ribadire in maniera orgogliosa l’english humor del regista.
STANLEY TUCCI E DAVID TENNANT
Anche per quanto riguarda i due co-protagonisti principali dello show vale lo stesso discorso. Inside Man mette insieme un duo di attori veramente eccezionale: Stanley Tucci e David Tennant.
Il primo interpreta un detective sui generis: un pazzo ed estremamente geniale ex professore di giurisprudenza americano che, dopo aver ucciso la moglie, si trova ora nel braccio della morte in attesa di sapere la data dell’esecuzione. L’uomo, però, svolge nel frattempo un’insolita attività di “consulente” per cold case irrisolvibili, come per una sorta di auto-espiazione. Un tipo di investigatore che ancora non si era effettivamente visto sul piccolo schermo (e ce ne sono stati una miriade di diverso tipo nella storia) e che lascia un attimo esterrefatti. Moffat cerca a tutti i costi di rendere il più tridimensionale possibile questo character, e a tratti ci riesce (ma più per l’interpretazione di Tucci che per altro) ma rimane sempre una sorta di barriera tra lo spettatore per quanto riguarda il provare empatia verso questo personaggio. Non fosse altro che, anche in questo caso, la carica drammatica è depotenziata dalla solita ricerca di momenti comici (come il suo “assistente” interpretato da Atkins Estimond).
Allo stesso modo il character interpretato da Tennant (in un certo senso il “villain”), è un prete protestante che si trova vittima e carnefice di una storia riguardante alcuni video pedofili online. Anche in questo caso, lo spunto suggerito è tutt’altro che banale, ma il “puntare in alto” di Moffat riguardo le aspettative del pubblico si scontra con una sceneggiatura che tende in alcuni punti al ridicolo, quasi a voler smorzare il tono puramente drammatico della vicenda presentandola come “bizzarra”.
UNO SHOW “A C***O DI CANE”
Senza voler scomodare troppo una nota serie tv italiana tornata di recente agli onori della cronaca, sembra che Moffat e soci abbiano costruito tutte le premesse di questo show al solo scopo di stupire e spiazzare, unendo crime-drama ad una certa linea comica.
Le intenzioni sono buone, e anche questo primo episodio in un certo senso intrattiene bene in quel senso. Ma i dialoghi al limite dello “spiegone” che riassumono interi passaggi della vita dei personaggi, il tono concitato e sarcastico e le situazioni surreali creano uno strano amalgama di generi che non sempre funziona.
Bisognerà vedere come tutto questo verrà poi sviluppato nei successivi episodi (per cui il cliffhanger finale sembra una buona garanzia), ma al momento gli spunti narrativi sembrano buttati un po’ lì a caso, come lo stesso legame fra queste due storylines principali (che si svolgono in due punti diversi del globo). Al momento si può dire che se l’obiettivo era quello di destare curiosità questo è stato pienamente raggiunto.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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La nuova miniserie scritta da Steven Moffat per Netflix è un dramma poliziesco condito da english humour e dialoghi al limite del paradossale che sconfinano con la comedy. Un effetto decisamente straniante per lo spettatore che può comunque ammirare una notevolissima performance recitativa di Stanley Tucci (in un ruolo decisamente anti-convenzionale) e David Tennant. Il risultato finale purtroppo lo si può decidere solo alla fine di tutti e quattro gli episodi, anche se per il momento è un Save neanche troppo negativo.
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!