Lightyear La Vera Storia Di Buzz
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Lightyear – La Vera Storia Di Buzz

Disponibile su Disney+ dal 3 Agosto, Lightyear racconta le origini di uno dei personaggi più iconici della Pixar, in un film denso d'azione ma impantanato in un'eccessiva semplicità narrativa.

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Nell’anno 3901, lo space ranger Buzz Lightyear (Chris Evans) insieme al suo ufficiale in comando e migliora amica, Alisha Hawthorne (Uzo Aduba) e al resto del suo equipaggio, rimangono bloccati su un pianeta abitato da presenze ostili lontano 4.2 milioni di anni luce dalla Terra a causa di un errore commesso da Buzz durante una manovra di ritirata. Nel tentativo di rimediare, con l’obiettivo di riportare tutti quanti a casa, Buzz finirà a viaggiare attraverso spazio e tempo in compagnia del suo gatto robot Sox (Peter Sohn), finendo al comando di un improbabile gruppo di reclute e scontrandosi con il temibile Zurg (James Brolin) e il suo esercito di robot.

In un panorama cinematografico oramai sempre più votato alla proverbiale mungitura della vacca gravida, ecco arrivare Lightyear – La Vera Storia Di Buzz (grazie ancora una volta ai titolisti italiani per le loro sempre impeccabili precisazioni) origin story di uno dei personaggi più iconici, insieme al suo amico Woody, dell’intera filmografia Pixar e pellicola abbastanza gradevole sebbene intaccata, in particolar modo nella parte centrale, da una narrazione a tratti un po’ claudicante.
Si tratta forse di uno dei prodotti Pixar più deboli degli ultimi anni dal punto di vista del puro e semplice impatto emotivo, specialmente se messo a confronto con pellicole più recenti come Turning Red, Luca o Soul. Questo appare evidente fin dai primi minuti, ma d’altro canto torna a regalare ai suoi fan un bel po’ d’azione, che non si vedeva almeno dai tempi degli Incredibili 2, prediligendo quest’ultima ai “grandi insegnamenti Pixar” a cui la casa d’animazione ha abituato il suo pubblico fin da Toy Story. Una scelta che senza dubbio ripaga, soprattutto se vista in relazione alle spettacolari sequenze action che si susseguono per tutta la durata del film, ma che trova il suo limite più grande in una narrazione a tratti condensata e che finisce per rimanere intrappolata nella sua eccessiva linearità, risultando in alcuni momenti un po’ vuota e scontata.

In 1995, a boy named Andy got a Buzz Lightyear toy for his birthday.
It was from his favourite movie.
This is that movie.

TO INFINITY…


La caratterizzazione di questo Buzz Lightyear è ovviamente molto diversa da quella del Buzz giocattolo, e infatti, non a caso, anche la voce del personaggio subisce un cambiamento, con Chris Evans che prende il posto di Tim Allen, voce originale nella saga di Toy Story. Sicuramente l’influenza della serie animata Buzz Lightyear Da Comando Stellare (l’età aurea di Disney Channel) si sente maggiormente, con i suoi toni più fanciulleschi e quell’aura di invincibilità che avvolge costantemente i protagonisti durante scontri e battaglie; d’altra parte, però, la pellicola aggiunge al character una maggiore profondità dal punto di vista emotivo, facendolo portatore di tutta una serie di insegnamenti piuttosto classici in questa tipologia di racconto (devi credere in te stesso, i tuoi difetti sono ciò che ti rendono unico, casa è dove ci sono le persone che ti vogliono bene, e così via) e di un messaggio finale molto bello sull’importanza di accettare i propri errori e perdonare se stessi, evitando così di essere ingoiati dal baratro delle proprie ossessioni.
I riferimenti ai cult del cinema di fantascienza sono dappertutto, c’è un continuo tentativo di attingere dai classici spaziando dalla fantascienza anni ’70-’80 per strizzare l’occhio ai fan più stagionati, a riferimenti più vicini rivolti principalmente ad un pubblico mainstream, Star Wars in primis ovviamente. Lavorando fianco a fianco con il production designer Tim Evatt, i due direttori della fotografia Jeremy Lasky e Ian Megibben conferiscono a questo universo lontano un aspetto grandioso ed imponente, talvolta spaventoso, con astronavi e strutture che richiamano scenari futuristici già visti in precedenza all’interno di film del medesimo genere. Una pellicola che sicuramente fa leva principalmente sul fattore nostalgia, regalando al suo pubblico un viaggio tra riferimenti ai cult di genere e citazioni da Toy Story, ma che purtroppo sembra non aggiungere granché in merito alla comprensione del personaggio da parte del pubblico.

…AND BEYOND.


Sicuramente uno degli aspetti più interessanti del film è la gestione della celebre nemesi di Buzz Lightyear, il malvagio Imperatore Zurg, qui un po’ rimaneggiato rispetto alla rappresentazione originale vista in Toy Story. Nel secondo capitolo della saga, infatti, al termine dello scontro finale tra Buzz e Zurg nel vano ascensore, il malvagio antagonista rivela all’oramai sconfitto space ranger di essere suo padre – chiaramente scimmiottando Star Wars – mentre in questa occasione gli autori hanno optato per una soluzione un po’ diversa (non esattamente una novità nel genere) che però all’interno della storia funziona abbastanza bene.
L’eroe senza macchia e senza paura Buzz Lightyear affronta la parte oscura di se stesso rivelando progressivamente il suo lato più umano, i suoi dubbi e le sue preoccupazioni, ma soprattutto l’incapacità di mettere da parte il suo spiccato senso del dovere. Elemento che porterà al già menzionato messaggio finale riguardante l’importanza di accettare i propri errori, arrivando così alla consapevolezza che anche uno sbaglio, a volte, può portare indirettamente ad esiti positivi.
Piccola nota finale, Lightyear è anche la prima pellicola degli studios a mostrare un bacio gay, quello tra Alisha e la sua compagna e, contro ogni previsione, per una volta questo genere di rappresentazione non appare come una forzatura all’interno del racconto. E anzi, nella sua totale armonia all’interno della storia, riesce finalmente a comunicare in modo naturale ai bambini che situazioni di questo genere sono all’ordine del giorno e che non dovrebbero suscitare alcun tipo di stupore.
Se poi si pensa che, stando al messaggio iniziale, questo film è uscito nel 1995 ai tempi del compleanno di Andy in Toy Story, è lecito affermare che Lightyear sia il film d’animazione più progressista di sempre.


Nel tentativo di rendere Buzz Lightyear un personaggio più umano, si è forse ottenuto l’effetto contrario di evidenziarne la poca dinamicità al di fuori del contesto Toy Story. Sicuramente si tratta del film Pixar più debole tra quelli usciti negli ultimi due o tre anni, ma se lo si prende in esame in relazione ai lavori recenti di altre case d’animazione, si tratta indubbiamente di una pellicola d’animazione d’altissimo livello. Tanta azione e personaggi molto interessanti, ma poca consistenza narrativa. Un film che fin da subito fa fatica a convincere e che purtroppo finisce per impantanarsi nella sua stessa linearità.

 

TITOLO ORIGINALE: Lightyear
REGIA: Angus MacLane
SCENEGGIATURA: Jason Headley, Angus MacLane

INTERPRETI: Chris Evans, Peter Sohn, James Brolin, Uzo Aduba, Keke Palmer, Isiah Withlock Jr, Taika Waititi, Dale Soules, Bill Hader
DISTRIBUZIONE: Walt Disney Studios
DURATA: 105′
ORIGINE: USA, 2022
DATA DI USCITA: 15/06/2022 (Cinema), 03/08/2022 (Disney+)

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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