Westworld 4×06 – FidelityTEMPO DI LETTURA 5 min

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Westworld 4x06 recensioneDopo una terza stagione che ha sicuramente sofferto del confronto con le due splendide precedenti, Westworld sembrava proseguire su quella china all’inizio di una quarta stagione non particolarmente graffiante. Negli ultimi episodi sembra che lo show sia intenzionato a rinascere, un po’ come succede ai suoi androidi o alle versioni di Caleb.
Sovvertendo l’ordine delle cose, con gli androidi a comandare in un mondo in cui gli umani sono praticamente privi di controllo e di coscienza di sé (tranne pochi outlier), anche l‘ambientazione futuristica che aveva rappresentato la terza stagione come uno show totalmente nuovo, assume una valenza diversa. A questo si deve poi aggiungere l’approfondimento di personaggi come quello di Caleb che pian piano ha assunto un ruolo importante (non solo nella storyline, quello c’era già dall’incontro con Dolores che lo aveva eletto leader della ribellione) ma anche nella costruzione dell’identità di questo nuovo corso di Westworld.

AARON PAUL IN STATO DI GRAZIA


“Fidelity” è sicuramente un episodio Caleb-centrico: quando non è il protagonista dell’azione sono gli altri a nominarlo, che sia Charlotte con Clementine, o Frankie-C con chiunque si interfacci.
Il Caleb che il pubblico ha conosciuto all’inizio della terza stagione era un ragazzo confuso circa la sua identità e il suo ruolo nel mondo. Fiondato in una realtà nuova da una Dolores ben più consapevole non solo delle proprie azioni e dei propri fini ma anche di tutto un mondo sconosciuto all’ex soldato, Caleb durante la stagione si era praticamente limitato a seguirla.
Nella quarta, complici il salto temporale, la famiglia e le vicende vissute, Caleb appare sin da subito come un uomo molto più maturo, consapevole e sicuro di sé e delle proprie capacità. Qualità che emergono prepotentemente in questo episodio e nella bellissima sequenza che lo vede protagonista mentre scappa dalla sua prigione.
Ancora una volta Westworld dà prova della sua capacità di stupire lo spettatore con originalità e qualità. Far interagire Caleb con le sue “versioni precedenti”, nella sua drammaticità ha dato vita a una sequenza sicuramente molto potente e soddisfacente, dando modo ad Aaron Paul di dimostrare tutte le sue qualità attoriali che i fan di Breaking Bad avevano avuto già modo di apprezzare. A tal proposito, a titolo di curiosità si segnala il doppio appuntamento televisivo di questa settimana con l’interprete di Jesse Pinkman: con Westworld il lunedì e con il “cameo” in Better Call Saul insieme a Brian Cranston, il martedì.

IL DESTINO AMARO DEGLI ANDROIDI


Your kind. The outliers. It all started with you. […] Unlike yours, my kind is… perfect. Perfectly immortal, perfectly rational and yet they’re making irrational choices. Choosing mortality, staining themselves with death. How are you making them do that?

Westworld torna ad affrontare il tema del rapporto uomo-macchine che ha da sempre analizzato e sviscerato. Il mondo creato da Charlotte è sostanzialmente una replica, con un’altra ambientazione, del Westworld-parco a ruoli invertiti. Un esempio lampante è la riproposizione di scene come quella in cui le persone vengono improvvisamente bloccate e il vino che stavano versando continua a scorrere, già viste nella prima stagione quando era Ford a comandare il “gioco” e a bloccarsi a comando erano gli host.
Così come in Westworld non tutti i “controllanti”, umani, si sentivano a proprio agio con il trattamento riservato agli host (Arnold in primis ma lo stesso William al suo primo ingresso nel parco), anche nel mondo di Charlotte gli androidi, per quanto programmati per farlo, potrebbero sviluppare il pensiero che il mondo che stanno contribuendo a sostenere sia ingiusto.
Il destino amaro degli androidi sembra segnato dall’impossibilità di accedere al libero arbitrio tanto anelato da qualsiasi specie. Persino in un mondo creato appositamente per loro da una di loro, rimangono sotto il giogo della creatrice e l’unica via d’uscita è drammaticamente il suicidio.
Osservando la scena in cui Charlotte guarda giù dal ponteggio quasi a chiedersi “cosa succederebbe se…”, ci si potrebbe domandare se la sua preoccupazione per i suicidi degli androidi sia dovuta non solo alla volontà di preservare il mondo creato ma anche alla paura che questo istinto potrebbe colpire lei stessa.

V PER VENDETTA


“Some people choose to see the ugliness in this world. The disarray. I choose to see the beauty.”

Queste erano le parole di Dolores che, alla fine della terza stagione era morta proprio per liberare quell’umanità di cui aveva imparato a vedere e ricordare la bellezza.
Charlotte, pur essendo una copia di Dolores, ha conservato di lei solo il lato vendicativo. La sua esperienza con gli umani, infatti, è stata praticamente solo negativa, avendole portato via il figlio e il marito. Per questo è impossibilitata a vederne la parte buona come aveva avuto modo di fare la sua creatrice, finendo per decidere di sottomettere una specie che, ai suoi occhi, non può compiere nulla di buono. Il fatto che la figlia di Caleb sia viva non è solo un problema perché è una ribelle ma perché le ricorda il figlio che non c’è più.

“Your daughter, your daughter, your daughter… like a broken record. You’re not the only one who has lost someone, Caleb.”

Sarà interessante capire se gli autori decideranno di mostrare ancora un lato che, se non si fosse in Westworld dove questa parola ha declinazioni diverse, si definirebbe “umano”.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Aaron Paul e la sequenza della fuga
  • Il tema del rapporto uomo-macchine sviscerato ancora una volta
  • Comparto tecnico sempre estremamente attuale
  • Assenza di Christina/Dolores
  • Alcune leggerezze come il fatto che la versione westworldiana degli stormtrooper non abbia capacità di capire se le persone che incontra siano outlier o no a meno che non si muovano

 

Il sesto episodio conferma un cambio di passo per la seconda parte di stagione, decisamente migliore rispetto alla prima. In una sintesi quasi perfetta tra vecchio e nuovo Westworld sembra aver recuperato il vecchio splendido smalto ma solo gli ultimi due episodi potranno confermare questa speranza.

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