“There’s a beauty to this world. An order.“
William si riprende potentemente il centro della scena, sia come host, sia in versione umana originale. Se ne sentiva la mancanza, perché in tutta questa nuova stagione era stato lasciato un po’ in disparte.
Nell’episodio in oggetto ha molto da fare. Non solo dialoghi filosofici sui massimi sistemi (pienamente in linea con il titolo della puntata), ma anche operazioni di recupero dei “devianti“, ossia di tutti gli abitanti dell’ormai parco a tema New York che non rispettano puntualmente il percorso sempre uguale disegnato per loro.
Di particolare impatto è la sequenza in cui The Man in Black parla con l’host plasmato a sua immagine e somiglianza. La struttura in cui il William umano è trattenuto ricorda sia la forgia degli automi sia l’Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci, simbolo dell’uomo come misura e proporzione di tutto il creato, di perfezione. Meglio ancora, però, se originale e copia si scambiassero di posto, potrebbero nascere sviluppi di trama assai intriganti.
GLI DEI SI ANNOIANO
La puntata non segna particolari progressi in fatto di trama orizzontale, ma si prende il suo tempo per chiarire e spiegare parecchi punti rimasti finora un po’ oscuri. Gli spettatori ringraziano già solo per questo. Meglio ancora, lo svelamento dei retroscena avviene nello stile a cui lo show ha abituato il suo affezionato pubblico.
In questo senso, è emblematica la sequenza in cui William parla con Charlotte, mentre lei “insegna a ballare” agli abitanti di New York schiavizzati. Non è solo un gradito richiamo alla prima stagione, ma ci sono dettagli qua e là capaci di inquietare chi guarda. Un esempio sono le dita sanguinanti del pianista a cui Charlotte fa suonare di tutto, da Haendel a Lou Reed. Evidentemente, le prove si stanno protraendo da lungo tempo, dato che la signora non è soddisfatta dall’esecuzione.
Altro esempio, non meno memorabile, è la “sedia umana” eseguita a comando dai poveri schiavi. Scena da padroni colonialisti in India o in Africa nell’Ottocento.
LA RIBELLIONE
Una forza decisa a contrapporsi ad un simile stato delle cose è rappresentata da Stubbs e dal suo gruppo (in attesa di vedere cosa faranno, nei prossimi episodii, Bernard, Maeve e Frankie C., in panchina per questo turno).
Più subdola (e forse per questo più pericolosa per il sistema) sta però montando una ribellione anche all’interno di host William. Lui infatti ha risparmiato, anzi salvato, la vedova decisa a suicidarsi dopo la morte del marito. Il marito in questione, tra l’altro, era il senzatetto in grado di sentire le frequenze emesse dalla torre di controllo di Charlotte visto nel primo episodio di questa stagione.
In attesa di decisioni definitive, l’host riceve in omaggio un visita guidata da Miss Hale in persona ai piani alti della torre di controllo (un vero e proprio simbolo di questo ciclo di episodi). Anche qui l’estetica è curatissima, si fa ricordare e richiama i laboratori della Delos, installati sotto il parco originale. Citazione speciale per la mappa olografica rossa di New York.
UNA DONNA, IL SUO TEMPO, LA CITTÀ
Mutamenti, per ora solo a livello interiore, ma non per questo meno significativi avvengono anche in Christina.
Un po’ come la Dolores Abernathy a cui somiglia tanto, è partita come dolce e timida fanciulla per ritrovarsi portatrice di poteri divini. Il principale è quello di far fare agli altri tutto ciò che vuole.
Questo ha anche dei risvolti negativi ai limiti dell’insopportabile, quando si accorge di essere l’autrice di tutti i copioni a cui ogni singolo abitante di New York si deve attenere, una presa di coscienza che avviene con l’aiuto di Teddy.
Il percorso, comunque, è lungi dall’essere giunto alla meta: basti pensare alla distinzione, fatta da Christina stessa, fra la mappa “The City” e quella “The Game“, o alla vera identità di Teddy. Peggio ancora, Charlotte sorveglia da vicino Christina con la scusa di essere “la sua amica dell’università”.
Un motivo in più per seguire le prossime puntate.
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Come si diceva all’inizio, pochi progressi in fatto di trama orizzontale, ma vengono gettate le basi per uno scoppiettante finale di stagione. La qualità visiva ed estetica resta molto alta, ora tutto dipenderà dalla risposta che i vari personaggi daranno all’interrogativo che risuona fin dall’inizio nel mondo di Westworld: “Have you ever questioned the nature of your reality?“
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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).