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Makanai 1×01 – NovitàTEMPO DI LETTURA 3 min

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Kiyo e la sua amica Sumire sono giovanissime (hanno appena finito le medie) e, non sentendosi portate per gli studi, decidono di lasciare la natia Aomori e di trasferirsi a 950 km di distanza nella lontana Kyoto per diventare geishe.
Per loro è “come fare un viaggio indietro nel tempo”, dai giorni nostri ad un mondo di tradizioni gelosamente conservate, con un suo particolare linguaggio (a cominciare dai saluti), cibi in piccole porzioni per non rovinarsi il rossetto e, con sommo dolore per due ragazzine di oggi, niente cellulare. Studiare da geishe, infatti, significa vivere in comunità, sotto la guida di donne da chiamare “madre”, per richiamare il senso di famiglia e di appartenenza. Sumire si adatta subito con facilità al nuovo ambiente, mentre per Kiyo è tutto più difficile.

IMPECCABILE ESTETICA NIPPONICA


Insomma, chi si accinge alla visione di questa nuova serie Netflix troverà tanti elementi legati alla tradizione giapponese più classica, come se la immaginano magari anche i meno addentrati in tale cultura (soprattutto chi non ha visto i cartoni animati con i robottoni anni ’70 – ’80).
Il regista Hirokazu Kore’eda adatta il manga ancora in corso di Aiko Koyama con grande delicatezza e immagini luminose, a cominciare dal paese innevato delle prime inquadrature.
Questo, si badi bene, non vuol dire che non potranno essere trattati temi difficili e dolorosi. Non per niente lo stesso Kore’eda ha in curriculum il film Nobody Knows – Nessuno Lo Sa, dove è riuscito a mettere in poesia anche il racconto di una madre che cerca di disfarsi dei propri figli.
Per ora comunque l’unico elemento negativo, se così si può dire, nel quadretto di Makanai è Riyoko, la giovane serva della casa, la quale brontola di continuo, forse perché sente di non avere prospettive per il futuro.

MASTERCHEF DEL SOL LEVANTE


Come si diceva sopra, Kiyo, rispetto a Sumire, trova molto più difficile imparare tutto quello che una geisha è tenuta a conoscere e saper fare.
Ci sono, ad esempio, corsi di ikebana, di musica, ma soprattutto di danza. Giova qui ricordarlo: la geisha non è una prostituta, è un’artista, con tutto quel che ne consegue nel bene e nel male. Anzi, da come viene presentato in questa serie, il suo ruolo ha un che di devozionale, come se ci fossero sacri riti da ufficiare.
Kiyo scopre ben presto di essere molto più portata per la cucina, soprattutto nel realizzare quelle ricette che ha imparato con la nonna. Non per niente, le scene ai fornelli scaldano veramente il cuore e ingolosiscono lo spettatore, sia quando c’è l’anziana signora, sia quando c’è la nipote. Per la ragazza, quindi, sembra aprirsi un nuovo e diverso percorso di vita i cui particolari si chiariranno nelle prossime puntate.

UNA PAUSA SENZA STACCARE IL CERVELLO


Makanai, pertanto, si presenta come un racconto slice of life – tranche de vie. Vengono raccontate emozioni, sogni e problemi di personaggi adolescenti alle prese con la vita quotidiana, lungo la strada per realizzare i propri di sogni. Qui, in più, c’è un gusto particolare dato al tutto dall’ambientazione in un “mondo fuori dal mondo”, con i suoi antichi codici e rituali.
Quando si affronta un prodotto del genere, il rischio è di annoiare il pubblico scadendo nel banale o nel lezioso. Per ora Kore’eda ha abilmente evitato questo ostacolo un po’ coinvolgendo lo spettatore, facendolo riflettere sui rapporti famigliari, di sangue e non, oppure sulle scelte e i percorsi dell’esistenza, un po’ stuzzicandolo, intrigandolo e ingolosendolo, appunto, con i piatti presentati.
Alla leggerezza e digeribilità del prodotto contribuisce anche la durata contenuta di ciascuna puntata (40 minuti scarsi). Pregio da non sottovalutare in un’epoca in cui i film e le puntate delle serie tv si allungano sempre di più.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Immagini delicate e luminose
  • Scene di cucina proprio golose
  • Durata ridotta degli episodi
  • Niente di importante, forse solo Riyoko la brontolona

 

Show da gustarsi in tutta tranquillità per fare una pausa, magari con tazza di tè e copertina sulle gambe, mentre fuori piove e nevica. Può essere consigliata ad un pubblico abbastanza vasto ed eterogeneo, salvo casi di conclamata allergia alle storie troppo intimiste. Per il resto, grazie a Makanai per un sano momento di comfort tv di cui c’è sempre bisogno.

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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).

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