La prima (ormai è chiaro che è solo la prima, dai!) stagione di Willow giunge alla sua epica conclusione. Va sottolineato questo aggettivo: epica. Quello che è mancato in una certa serie fantasy blasonatissima andata in onda qualche mese fa, è ben presente invece nella produzione di casa Disney, così come non manca qualche scivolone. Ma si sa, nessuno è perfetto.
Ciò che conta è che Willow ha vinto la sua scommessa: dar vita ad una serie che potesse appassionare il pubblico più giovane (ammiccando forse fin troppo a dinamiche adolescenziali) ma anche mantenere vivo l’interesse degli spettatori più attempati tramite un sapiente gioco di citazioni e ritorni. E chi scrive non nasconde di attendere il prosieguo di questa storia con più impazienza della seconda stagione di una certa serie fantasy andata in onda qualche mese fa.
ATTRAVERSO IL MARE INFRANTO
Come rendere davvero esotico un luogo in un universo fantasy dove già ci sono magia, creature magiche, mostri e gli Hobbit taroccati i Nelwyn? Semplice: dando a quel luogo caratteristiche ancora più bizzarre. Così l’idea di porre la Città Immemore al di là di un mare che in realtà è una gigantesca distesa di fango, oltre la quale il mondo semplicemente finisce (per la gioia dei terrapiattisti), è una delle migliori idee viste in una serie fantasy finora.
Questo mondo così alieno, che sembra uscito direttamente dalle pagine della Storia infinita di Michael Ende, è lo scenario perfetto per un viaggio in cui la componente interiore diventa preponderante, perché man mano che si addentrano nel Mare Infranto gli eroi devono fare i conti con i loro sentimenti e le loro debolezze, ma anche con le loro responsabilità e i loro poteri.
Non solo Elora deve continuare l’addestramento per padroneggiare i propri poteri, ma in questo percorso le si affianca Graydon. La scelta di rendere anche il principe di Galladoon un potenziale mago è senza dubbio interessante, sia perché aggiunge ulteriori stimoli alla maturazione del giovane, sia perché va ad arricchire il rapporto fra Willow e la sua giovane allieva.
E proprio Willow sembra, per ora, il personaggio più in crisi. Consapevole di non essere il grande mago invincibile che tutti credono e ancora ferito nell’orgoglio da Sorsha, il Nelwyn è perseguitato anche da incubi, rimorsi e paure che potrebbero spezzarlo. E per un attimo, quando la compagnia giunge ai confini del mondo, Willow sembra farsi davvero da parte e scegliere la via della ritirata: un momento potente e “traumatico” per chi è sempre stato abituato a vederlo come un piccolo eroe dal grande coraggio.
NELLA CITTÀ IMMEMORE
Intanto, nella Città Immemore, anche Airk compie il proprio percorso di crescita. Il poco spazio concessogli finora sullo schermo è bastato a disegnarlo come un giovane arrogante, viziato, superficiale, di buon cuore ma ancora troppo poco serio. Il trauma della cattura e della prigionia è l’occasione per maturare e l’incontro con una misteriosa principessa (interpretata da una ex-Serpe delle Sabbie direttamente da Game Of Thrones) sembra mettere il turbo a questo processo.
Ma non è tutto oro quel che luccica. Quando Elora e Kit giungono finalmente a salvarlo, Airk si rivela completamente soggiogato dalla bella misteriosa, la quale altri non è che la Megera. E qui c’è la prima, grossa sbavatura del finale. Sia chiaro, l’idea di far passare Airk dalla parte dell’antagonista, seppur per influsso di inganni e illusioni, è interessante, ma appare troppo repentina. Anzi, sembra tutto inserito per creare un colpo di scena in più, e nient’altro. Altrettanto repentino è il suo ritorno dalla parte del bene: si sarebbe potuto osare di più, magari arrivando persino a far morire Airk, ma forse sarebbe stato troppo per una serie rilasciata sulla piattaforma Disney+.
Non si può comunque negare che lo scontro finale sia degno di tale nome. Come già scritto, Willow tira fuori momenti di grande epicità che al fantasy televisivo contemporaneo ormai mancano, spesso per manifesta incapacità di chi li realizza. In particolare, vedere l’omonimo mago che arriva nel momento del bisogno e lancia incantesimi a destra e a manca è una goduria per ogni vecchio fan, così come è soddisfacente vedere Elora che, alla fine del suo percorso di addestramento, tiene finalmente testa alla Megera. E persino Kit riesce a rendersi più utile del solito, anche se l’armatura kymeriana che indossa sembra uscita da un live action dei Cavalieri dello Zodiaco.
UN FINALE CHE NON É UN FINALE
Com’era prevedibile, “Children Of The Wyrm” non chiude completamente la storia. La Megera è sconfitta, Airk è salvo, ma è chiaro che la narrazione è solo all’inizio. Anche perché viene detto esplicitamente che la vera lotta deve ancora avvenire e che il vero nemico è il Wyrm, questa entità oscura sul cui conto il season finale dice, purtroppo, ben poco. Qui sta l’altro grande difetto di questa conclusione. Nessuno si aspettava di trovarsi di fronte a cattivi dalle motivazioni articolate, approfondite o addirittura condivisibili, del resto la Megera non è Thanos; ma sarebbe stato bello andare oltre la solita regina del Male che vuole conquistare il mondo o seminare distruzione “perché sì” ed esplorare le ragioni delle sue azioni.
Una cosa che invece ci si poteva risparmiare volentieri, ma a cui non si è riusciti a rinunciare, è la finta morte di Graydon. Nel momento stesso in cui il principe-mago viene tolto di mezzo dalla Megera è chiaro che in realtà tornerà. E non solo perché si tratta di un fantasy, genere nel quale se si vuole resuscitare qualcuno si trova sempre un modo; è proprio il modo in cui è impostata la scena a far intuire che sarà così. E infatti, mentre la compagnia di superstiti si avvia per tornare a Tir Asleen, Graydon ricompare vivo e vegeto in uno scenario apocalittico, anticipazione di quello che probabilmente attenderà nella seconda stagione (non ancora confermata però). Colpo di scena evitabilissimo, oltre al fatto che puzza di plagio da The Shannara Chronicles (chi lo ha visto capirà).
Però c’è da dire che concludere l’ultimo episodio sulle note di Money for Nothing dei Dire Straits è di un’epicità unica.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Willow si congeda dai suoi spettatori regalando un finale di stagione epico, che al contempo apre le porte a una storia ben più ampia e solida. L’operazione di Disney+ può dirsi quasi pienamente riuscita: e certi sceneggiatori di Amazon dovrebbero solo prendere appunti, magari così imparerebbero a scrivere una serie epic fantasy degna di tale nome.
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.