Willow è entrata nella sua seconda metà. Di serie o di stagione non è ancora noto, benché dopo la visione di “Wildwood” e di “Prisoners of Skellin” sia chiaro che soli due altri episodi sono troppo pochi per chiudere la storia. Bisogna forse aspettarsi un finale aperto o semi-aperto, che getti le basi per una nuova stagione. E visto l’apprezzamento di pubblico e critica, non sarebbe nemmeno una sorpresa.
Willow ha superato il giro di boa, si diceva. E questo costringe la narrazione a premere sull’acceleratore, a giocare sul serio e a introdurre importanti snodi di trama. Anche se la sensazione dominante è che la storia del nanetto e della sua sgangherata compagnia non stia esprimendo appieno le proprie potenzialità.
BENVENUTI A SHERWOOD
“Wildwood”, come fa intuire il nome stesso, è un episodio incentrato su una foresta. Da sempre boschi e selve sono un ingrediente fondamentale nei racconti fantastici: basti pensare alle fiabe tradizionali, alla mitica Broceliande del ciclo arturiano, a Mirkwood nella Terra di Mezzo, alla foresta attigua a Hogwarts nella saga di Harry Potter. E Willow non poteva fare eccezione.
Ma la foresta di Wildwood non è abitata da creature magiche, unicorni o fate, né da mostri come quelli da cui la compagnia di Willow fugge. Nel bosco si annidano presenze molto più “normali” ma non meno insidiose: una tribù di reietti noti come “cacciatori di ossa”, con tanto di aria truce e teschi usati come elmi. Decisamente inquietanti. E infatti per i nostri eroi la situazione sembra volgersi al peggio, finché una serie di rivelazioni e colpi di scena non trasformano i briganti in alleati.
Gli sceneggiatori decidono di giocare un bel po’ di carte pesanti, con il risultato di mettere molta carne al fuoco. Forse troppa. Sul versante del fanservice, viene riesumato un vecchio personaggio del film del 1988, Rool, interpretato ancora una volta da Kevin Pollack: una gradevole sorpresa che, tuttavia, non lascia il segno, visto che il personaggio non ha chissà quale utilità ai fini della trama e i siparietti con la figlia teenager lasciano il tempo che trovano in quanto a comicità. Ben più concrete sono le rivelazioni sul passato di Borman e soprattutto di Jade, che si scopre essere nientemeno che la figlia del generale Kael. Non male per un personaggio che sembrava inserito solo per fungere da distrazione amorosa di Kit.
NELL’ANTRO DEL RE DELLA MONTAGNA
Con “Prisoners of Skellin”, invece, ci si sposta in un altro luogo-simbolo del fantasy: il dungeon, il sotterraneo. La cattura di Willow e Kit, con conseguente missione per salvarli dalle grinfie dei troll, offre l’occasione per altri colpi di scena e avanzamenti della trama che si avvicina sempre più all’oggetto della ricerca di Madmartigan, quella favolosa corazza kymeriana su cui troppo si insiste fin dall’inizio della serie.
L’episodio è movimentato, frizzante quanto serve, divertente quando si tratta di presentare il capo dei troll come una sorta di Grinch dai modi raffinati e dal parlare forbito. Ma il meglio risiede nel personaggio di Allagash, simpatica ma al contempo infida canaglia interpretata da un sempre brillante Christian Slater, noto ai più per il suo ruolo in Mr. Robot. Il suo ruolo, per quanto breve e concluso con una fine sanguinolenta (per quanto gloriosa), serve a instillare il dubbio in seno alla compagnia e in particolare a Kit, sempre più divisa fra il desiderio di ritrovare il padre e quello di consolidare il proprio primato come personaggio televisivo più odioso dell’anno.
L’angst giovanile della principessa fa danni soprattutto a Elora Danan, che deve aggiungere questi battibecchi alla lunga lista di responsabilità da affrontare. Il suo percorso per diventare una maga e padroneggiare i propri enormi poteri procede a balzi, per nulla facilitato dalle difficoltà di avere un momento di pace e di rapportarsi serenamente a Willow. E a proposito di quest’ultimo, mai come in questi due episodi il saggio Nelwyn è apparso spaesato e incapace di tenere unito il gruppo: segno che neanche lui è un eroe fatto e finito e ha ancora molto da imparare da questa impresa.
L’EFFETTO SHANNARA
Chi ricorda The Shannara Chronicles, quella serie tv prodotta e trasmessa da MTV che nel 2017 tentò, fallendo miseramente, di portare sul piccolo schermo una delle saghe fantasy più note? Tra i motivi di quella colossale débacle vi fu la trasformazione della storia di partenza, un epic fantasy banalotto ma avvincente, in un teen drama con storie d’amore e cotte adolescenziali, elfi ed elfe in calore, addirittura una discoteca nel bel mezzo delle terre selvagge.
Ecco, Willow sta pericolosamente scendendo la stessa china di Shannara. Già negli episodi precedenti c’erano stati diversi accenni a trame sentimentali, come quella tra Elora e Airk e tra Kit e Jade. Ma erano funzionali alla loro caratterizzazione e a giustificare perché si fossero imbarcati nell’impresa di andare a salvare il principe. Adesso, invece, gli sviluppi amorosi degni della peggiore produzione teen si prendono le luci della ribalta, a scapito di altri spunti ben più interessanti (uno su tutti: il rapporto fra Willow ed Elora).
Certo, dirà qualcuno, si parla pur sempre di una produzione Disney, che deve rivolgersi ad un pubblico giovanile. Ed è proprio qui il problema: si è presa quella che nelle intenzioni di Lucas era una fiaba dark e la stanno trasformando in uno spettacolo che vuole essere pop, accattivante, moderno e giovanile il più possibile. Anche a costo di trasformare i suoi protagonisti in imbecilli che pensano più alle sottane che alla quest potenzialmente mortale in cui si sono imbarcati.
Il più penalizzato è senza ombra di dubbio Graydon. La sua ossessione per Elora ci può anche stare, ma il fatto che non pensi ad altro è decisamente irritante, soprattutto quando tira fuori l’argomento in momenti concitati che richiederebbero ben altro atteggiamento. Probabilmente gli sceneggiatori hanno pensato che Boorman come unica linea comica non andasse bene e hanno deciso di affiancargli un degno compare.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Willow potrebbe aspirare ad essere un ottimo fantasy, ma per ora è solo un fantasy sufficiente, con qualche innegabile pregio e una pericolosa tendenza verso il melodramma adolescenziale. Si spera che i prossimi due episodi non rovinino tutto.
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.