Altra settimana, altra grande puntata di Mayor Of Kingstown che, come una spada di Damocle, pesa sul collo dell’ignaro pubblico che nel (non lontano) 2021, galvanizzato da Yellowstone e da Taylor Sheridan, si apprestava ad iniziare la visione di un altro show Paramount. Belle premesse e bel clima crime carico di violenza.
Ciò che ne rimane dopo circa 3 anni è un misero appuntamento settimanale quasi vissuto con distacco.
Il reale interesse per Mike McLusky e le sue quotidiane avventure è scemato sempre di più. Così come il peso del ruolo che ricopre (ereditato dal fratello) sull’intera città: i Crips comandano senza difficoltà, sospinti dall’amicizia tra Bunny e Mike; gli ariani sono disinteressati dall’avere l’appoggio di Mike; i russi sono in aperta lotta con praticamente tutti. Una città messa a ferro e fuoco, senza che le autorità cerchino di risolvere la situazione.
Anzi, autorità calpestate da una figura (Mike) non riconosciuta da nessuno e che ormai è stato depauperato da ogni valore e peso.
Quindi, in fin dei conti, interessa davvero così tanto sapere chi e perché ha colpito il capo degli ariani all’interno della prigione?
DEI CATTIVI CHE NON FANNO PAURA
La risposta breve è: no. Quella un po’ più elaborata è: sarebbe bello poterlo sapere, avendo la certezza di potersi appoggiare ad una sceneggiatura in grado di esaltare la qualità del lato crime e poliziesco. Nel 2002 su FX andava in onda The Shield dove una squadra di poliziotti dettava legge tra criminali messicani, portoricani, armeni ecc. E dettava legge in maniera brutale, se qualcosa di negativo doveva accadere e senza pietà alcuna. Nessuno sconto, sia per gli eroi, sia per i villain.
Mayor Of Kingstown ha l’intenzione e la vocazione di voler raccontare una storia quanto meno simile, rappresentando il tessuto sociale completamente rovinato di una cittadina controllata a fatica da una famiglia. Tuttavia, fallisce miseramente nella rappresentazione, vuoi per una mancanza di attori in grado di coinvolgere il pubblico (è più facile mal sopportare il personaggio di Jeremy Renner che empatizzare con lui), vuoi per una storia totalmente lasciata allo sbando dove si fatica a individuare il vero nemico. Sia chiaro: avere più fronti sui quali doversi destreggiare è, solitamente, un lato positivo, denotando uno show che non cerca di svolgere il semplice compito per la sufficienza. Tuttavia, sarebbe auspicabile che i villain fossero credibili e tangibili. Ad ora i russi hanno mostrato solo:
- Konstantin intento a drogarsi pesantemente, insicuro, desideroso di salvare Iris, terrorizzato dal fantasma di Milo;
- Callahan che dalla prigione cerca alleanze improbabili inimicandosi Bunny e successivamente lo stesso Mike;
- Bunny, unico vero “villain wanna be”, che è più intento a nascondersi sui tetti e spiare le auto che fare altro.
POTERE ALLE DONNE!
Questa stagione denota poi un maggior utilizzo dei personaggi femminili: dopo Iris tocca a Tracy (moglie di Kyle) avere il proprio spezzone di episodio a lei dedicato. Un po’ per continuare le vicissitudini collegate al secondino incasellato come stupratore, un po’ per dare un senso all’ampio cast mai effettivamente sfruttato.
Questo anche perché dopo la morte di Mariam McLusky, il comporto femminile ha subito un grosso contraccolpo e forse c’era la necessità di rimpinguare il lato narrativo dedicato al gentil sesso. Se ne sentiva la necessità? Forse no, più che altro perché Tracy è rimasta sullo sfondo per due stagioni e vederla ora come elemento narrativo centrale un po’ fa storcere il naso. Si ha la sensazione che, esattamente come accaduto per la sorella di Bunny, venga messa sotto i riflettori perché prossima ad essere eliminata malamente dallo show.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Un cattivo, venuta meno l’alleanza con un altro cattivo, viene attaccato dall’ennesimo cattivo. In tutto ciò Jeremy Renner cerca di risolvere la situazione girando in automobile per interminabili minuti, chiamando molte persone e dando ordini. Il risultato? Da ritiro della patente.
Quanto ti è piaciuta la puntata?
1
Nessun voto per ora
Tags:
Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.