Nada è una piccola chicca che non può e non deve essere vista da tutti perché, appunto, non è per tutti. Certo si potrebbe anche asserire che, se Robert De Niro non fosse stato parte del cast, difficilmente ci si sarebbe approcciati con molta curiosità alla serie dopo la visione del solo trailer, forse perché la presenza di De Niro in una serie argentina è una di quelle cose che fanno credere al multiverso, forse perché le vibe date da questa strana coppia sono fin troppo strane.
Come si potrà appurare dopo la visione di queste ultime tre puntate, in realtà la presenza di De Niro, pur essendo limitata, è un buon escamotage per raccontare un protagonista, Manuel Tamayo Prats, così bohémien e particolare da meritarsi un narratore esterno che parla di lui direttamente in camera. Una trovata che non può (e non deve) ovviamente funzionare per tutte le serie tv, ma che ha il suo perché visto come recita l’ottimo Luis Brandoni.
L’attore argentino riesce infatti a dar vita ad un personaggio iconico, tanto detestabile e pignolo quanto divertente e apprezzabile proprio per il suo essere particolare. E Nada è fondamentalmente questo: un viaggio in cinque episodi per conoscere un protagonista eclettico – ma solo – che sta lentamente cambiando, poiché la sua stessa routine sta cambiando.
L’IMPORTANZA DELLA VERSIONE ORIGINALE
Chi scrive questa recensione ha guardato tutti gli episodi in lingua originale ed è un caldo suggerimento per chiunque si approcci alla visione. Non è tanto una questione di apprezzare la recitazione in argentino e assaporare gli accenti diversi del Sud America (che però sono un’ottima motivazione), quanto quello di essere in grado di capire la prospettiva del character interpretato da Robert De Niro che non parla spagnolo ma al tempo stesso ha Manuel che ogni tanto gli risponde in italiano pur essendo lui americano, così, senza farsi troppe domande.
Questo botta e risposta tra due amici e colleghi che si rispettano pur non parlando la stessa lingua è, sulla carta, molto difficile da rendere credibile ma nelle varie scene di “Tirar Manteca Al Techo” si può serenamente apprezzare il modo in cui quest’amicizia trascenda le parole, anche per via dell’ecletticità dello stesso Manuel. Allo stesso tempo, proprio per questa distanza dovuta al non sapere la lingua dell’altro, si riescono a creare alcuni siparietti comici piuttosto divertenti in cui Manuel risplende di luce propria enfatizzando il suo carattere. Siparietti che però rischiano di non essere completamente colti nel momento in cui il doppiaggio appiattisce queste differenze perdendo, sfortunatamente, diversi giochi di parole.
ROBERT DE NADA
Nonostante non sembri che ci sia una trama orizzontale oltre al cambio di Celsa per Antonia, in realtà tutti e cinque gli episodi sono costruiti pensando totalmente all’evoluzione di Manuel.
Dal lato lavorativo viene forzato nello scrivere un libro e questo lo porta in contatto con Vincent Parisi (Robert De Niro) e ne giustifica la presenza; dal lato emotivo la morte della sua domestica è una scusa per sradicarlo dalle sue routine e dalle sue manie portandolo in situazioni nuove che lo espongono e lo cambiano. La scelta di operarsi sul finale, e proprio in concomitanza con l’addio di Antonia, è indicativo di come tutti questi cambiamenti abbiano modificato il suo pensiero e le sue abitudini dandogli nuovamente uno scopo nella vita dopo essersi affezionato ad Antonia.
È un’evoluzione che può sembrare veloce sulla carta visto che si sviluppa nel giro di cinque puntate ma a livello visivo non c’è assolutamente questa sensazione, motivo per cui ci si può definire molto soddisfatti sia della sceneggiatura che della regia di Gastón Duprat e Mariano Cohn.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Nada/Nothing si conclude portando a termine un percorso di crescita per il suo protagonista tenendo sempre alto l’interesse del pubblico che, di fatto, non sa mai cosa aspettarsi dal character di Luis Brandoni. E anche le paure circa l’inserimento di Robert De Niro in un contesto completamente argentino si dissipano nell’istante in cui interagisce con Brandoni. Una bellissima miniserie che fa bene al cuore.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.