Si può fare un reboot di una serie estremamente famosa a distanza di soli nove anni? La risposta non può essere generalmente né sempre positiva, né sempre negativa e bisogna analizzare caso per caso.
Se parlare di un reboot di Lost può far sudare freddo praticamente chiunque, un reboot di Perry Mason magari è anche curioso, mentre uno di Broadchurch in formato US è anche evitabile. La terza stagione di Twin Peaks, a distanza di 25 anni, è un ottimo esempio di una “riesumazione” seriale pienamente riuscita (anche se incompiuta nel suo finale) e lo è per svariati motivi, tra cui una storia che ha un suo filo logico non dettato solo dalla necessità di far risorgere un brand dalle ceneri.
Fatta questa necessaria premessa, dove si colloca questo reboot/sequel di Gossip Girl? Tendenzialmente è più nella direzione di un Perry Mason qualunque, ma ci sono ovviamente alcuni elementi che fanno storcere il naso.
UN VECCHIO CONCEPT
Joshua Safran non è un nome altisonante ma è uno sceneggiatore con una certa dimestichezza quando si tratta di discutere di Gossip Girl e dei suoi personaggi. Safran, oltre ad aver firmato 18 delle 121 sceneggiature della serie originale, è stato infatti anche produttore esecutivo dello show di Josh Schwartz e Stephanie Savage. A distanza di quasi una decade, ora le parti si sono invertite, e Safran è diventato showrunner di questa nuova reincarnazione di Gossip Girl, mentre il duo Schwartz-Savage si ritrova nel ruolo di executive producers.
Al di là del classico “squadra che vince non si cambia” (inclusa la voce narrante di Kristen Bell nel ruolo di Gossip Girl) e tralasciando la non necessità di una nuova edizione della serie, Safran si è messo di fronte ad una grande scommessa che, a giudicare dal pilot, sembra aver vinto solo parzialmente.
Da un lato, come enfatizzato anche in alcuni momenti di “Just Another Girl On The MTA”, il divario tecnologico accumulato nell’ultima decade è molto grande (“It’s a blog, haven’t seen one of these in years”) ed è anche più visibile nelle nuove generazioni (Gen Z) con l’abbandono di vecchi social (Facebook e Twitter) e la piena accettazione dei nuovi (Instagram, TikTok), il che apre a nuovi modi per alimentare la voce della Bell. Dall’altro, la necessità di creare una nuova Gossip Girl dal nulla, senza ripetere per filo e per segno quanto già fatto in precedenza, sembra essere un’operazione riuscita solo a metà.
Come si evince dai primi minuti, Gossip Girl 2.0 viene creata da un gruppo di insegnanti della Constance Billard per provare a ripristinare quel classico rapporto di reverenza che intercorre tra professori e studenti ma che, vista la classe sociale, non esiste nell’ex scuola di Chuck, Nate, Blair, Serena e Dan. Un escamotage interessante visto che permette a Safran di focalizzarsi anche su altre generazioni ma che, tuttavia, può essere considerato al più come ipocrita visto che arriva proprio da parte di quelle figure che dovrebbero ergersi sopra un altro livello, insegnando e non soltanto punendo.
UNA NUOVA PATINA
Nella creazione della serie, Safran ha adottato un’impostazione molto cara a HBO Max e anche piuttosto “moderna” e più inclusiva rispetto alle produzioni degli anni ‘90, ‘00 e ‘10. Non arriva quindi come una sorpresa la scelta di creare un gruppo piuttosto variegato di protagonisti in cui bisessualità, genitori omosessuali e protagoniste afroamericane regnano sovrani.
Evitando di commentare il realismo di questi fatti, specialmente alla luce di quello che sta passando la comunità afroamericana, la scelta ripaga, riuscendo a distaccarsi il giusto necessario dalla prima incarnazione di studenti della Constance. Nel cast non ci sono volti noti, i protagonisti arrivano tutti da piccole esperienze televisive ma la recitazione non è affatto malvagia e lo script che li supporta riporta in vita quello stile frenetico e stracolmo di riferimenti attuali che ha reso Gossip Girl un successo. Jordan Alexander, la nuova Blake Lively, è sicuramente una piacevole sorpresa, in grado di infondere maggiore sicurezza ad uno show che ha tutta la necessità di differenziarsi e trovare i suoi pilastri – e la Alexander è probabilmente uno di questi.
Ad aiutare tutti, poi, arriva una fotografia più cinematografica e meno da canale generalista, che aiuta a differenziare ulteriormente le due versioni.
A chiudere il cerchio bisogna anche far notare come il Gossip Girl di Safran sia ambientato nello stesso universo narrativo di quello di Schwartz e Savage, tanto da andare a citare Nate Archibald almeno un paio di volte. E chissà che un ritorno come guest star da parte di alcuni protagonisti non arrivi prima o poi.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Non è il flop che si temeva ma non è nemmeno una rivoluzione sul tema: Gossip Girl 2.0 mescola un po’ le carte in tavola, si adatta ai tempi recenti ma alla fine ripropone un qualcosa di già visto. Insomma: una piacevole variante sul tema non necessaria ma che può rivelarsi un interessante passatempo settimanale.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.