Loki si conclude con un finale coraggioso sotto diversi punti di vista, un season finale che potrebbe essere definito un azzardo ma che ha puntato tutto sull’ottima recitazione, atmosfere suggestive ed una costruzione dei personaggi da manuale. E soprattutto introduce il character di Kang Il Conquistatore, decisamente la sorpresa che più si attendeva, che più si sperava ma che meno ci si aspettava dopo il “mancato Mephisto” di WandaVision.
Con “For All Time. Always.” si conclude (per ora, visto il titolo post credits che annuncia una 2° stagione) la parabola di Loki e della crescita del Dio dell’Inganno, un percorso di redenzione per il personaggio più carismatico e sfaccettato dell’intero universo Marvel Studios.
HE WHO REMAINS
“A ruler, a conqueror, He Who Remains, a jerk.“
Così si presenta l’uomo che è al comando della TVA e il vero protagonista dell’ultima puntata di Loki. Le teorie su chi poteva essere il vero villain della serie erano dalle più disparate ma, tra la più votata, c’era l’ipotesi che potesse essere un’altra variante di Loki al comando. Una teoria plausibile, ma errata.
La Marvel, ad un passo dal dare inizio alla Fase 4 della MCU, compie una mossa audace e introduce a sorpresa il personaggio che doveva arrivare nel 2023 nel terzo film dedicato ad Ant-Man.
Ma chi è He Who Remains? Nella dimora nel Vuoto, i Loki incontrano Nathaniel Richards che – come lui stesso spiega – era uno scienziato che nel 31° secolo ha scoperto il multiverso. Nel medesimo modo, nel medesimo momento, le sue varianti sono arrivate alla sua stessa conclusione, incontrandosi e dando vita a un’alleanza che è durata poco. Richards è noto ai più come Kang The Conqueror e, anche se il suo nome non è emerso, questa è la sua vera identità. O almeno l’identità di una delle sue varianti.
Apparso per la prima volta nel 1976 in “Thor: Se Asgard Cadesse”, Colui Che Rimane è il creatore dei Custodi del Tempo, eccentrico e manipolatore. Tutte caratteristiche presenti nel personaggio. Non è chiaro se stia dicendo la verità o stia praticando un gioco mentale ai danni dei due Loki, se ha detto tutta la verità oppure stia seguendo un copione.
Grazie alla splendida prova attoriale di Jonathan Majors (protagonista in Lovecraft Country), Nathaniel ruba la scena grazie al carisma dell’attore e a dei modi di fare sopra le righe.
I LOKI NON IMPARANO DAI PROPRI ERRORI
“For All Time. Always.” conclude la prima stagione con una puntata sorprendente per essere una season finale.
Poca azione completamente sostituita da un’estetica meravigliosa – confermando nuovamente l’ottimo lavoro del compartimento tecnico della Marvel – e un gioco mentale tra Loki, Sylvie e He Who Remains Kang.
Colui Che Rimane propone ai Loki due alternative: prendere il suo posto e governare la linea temporale oppure ucciderlo, senza sapere chi prenderà il suo posto. I giochi mentali di Nathaniel funzionano alla perfezione, facendo scontrare Loki e Sylvie che la pensano in modo differente.
La crescita di Loki è evidente. Dall’essere il Dio dell’inganno con il sogno di sedersi sul trono passa al rifiutare quest’ultimo, preoccupato per un futuro peggiore per l’universo rispetto alle crudeltà della TVA, un futuro che ha già visto durante l’interrogatorio tenuto da Mobius.
Sylvie assomiglia al “vecchio” Loki: vendicativa, impulsiva ed egoista. La TVA le ha rovinato la vita, quindi l’unica soluzione è mettere fine all’organizzazione. O almeno cercare di farlo.
Loki: “I just… I just want you to be okay.”
Sylvie: “But I’m not you.”
L’interesse amoroso tra i due sembrava essere a senso unico: Loki realmente interessato a lei, troppo narcisista per innamorarsi di qualcuno che non gli somiglia; mentre lei sembrava più interessata a creare un legame affettivo che non ha mai avuto. Il bacio rappresenta il dislivello che si è creato tra i due rendendo lei la vera Dea dell’Inganno che tradisce per raggiungere i suoi obiettivi.
Il libero arbitrio tanto ricercato dai due non è ancora una conquista. Colui Che Rimane riesce a schivare i loro colpi grazie al copione del loro incontro che gli permette di sapere cosa diranno e cosa accadrà. Un copione che gli ha svelato tutto quello che sarebbe successo in quella stanza fino ad un certo momento, non prevedendo completamente la sua morte ma contemplandone la possibilità insieme alla creazione del multiverso. Il tutto trasformando in Loki in delle pedine.
PER TUTTI I TEMPI. SEMPRE.
Ravonna alla ricerca della libertà, un Mobius ignaro di quel che sta accadendo alla linea temporale e un affranto Loki alla ricerca d’aiuto sanciscono la conclusione di una serie che, tra (più) alti e bassi, è riuscita a colpire nel segno.
Un viaggio interiore e di redenzione per un character fin troppo sottovalutato da altri prodotti cinematografici Marvel e che, in sole sei puntate magistralmente costruite, è riuscito a raggiungere il suo riscatto.
L’arrivo di Loki in una realtà parallela(?), in un’altra TVA dove è uno sconosciuto, sancisce l’inizio della Fase 4 dove i multiversi saranno il nuovo pane quotidiano. La sensazione di essere di fronte ad una realtà parallela c’è, ma è anche ipotizzabile che la scelta di Sylvie abbia riscritto un passato che ha di fatto cambiato il DNA della TVA, come si evince anche dalla statua raffigurante Kang.
Dopo la messa in onda della puntata, infatti, è circolata con estrema rapidità la notizia che sia Spider-Man: No Way Home e il secondo film dedicato a Doctor Strange saranno influenzati dalla linea temporale in subbuglio.
Loki si conclude con un finale aperto e un Dio dell’Inganno confuso di fronte alla statua di He Who Remains/Kang, lì dove prima c’erano le sculture raffiguranti i tre Custodi del Tempo. Un finale che non resterà incompiuto. La notizia dell’arrivo della seconda stagione è confermata dalla stessa serie, che si conclude con una breve scena post-credit dedicata all’annuncio.
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Un finale di stagione magistrale per chi è entrato nel meccanismo che la Marvel ha deciso di intraprendere con le serie tv, un po’ meno per chi preferisce più action e meno dialoghi.
Una cosa è certa: con la seconda stagione di Loki e i prossimi film in uscita, tutti gli Studios cambieranno registro.
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.