The Beast Must Die 1×03 – Episode 3TEMPO DI LETTURA 3 min

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The Beast Must Die 1x03 recensioneDopo un pilot che presentava un, seppur modesto, intrigante primo episodio, The Beast Must Die sembra aver intrapreso la strada della pacatezza.
Con un secondo appuntamento volto a stabilizzare le varie situazioni e i relativi personaggi, “Episode 3” si mantiene approssimativamente sulla stessa lunghezza d’onda.
Ad emergere in tutta questa lentezza, e a volte anche pochezza narrativa, spiccano però le diverse strade intraprese dai due personaggi principali: uniti da un filo comune, Frances e Nigel affrontano traumi e crolli attraverso approcci opposti.

“I need you to get out of that house today. Now. I know… I know we’ve given you no reason to trust us, but… if he did it I will not let him walk away. Trust me.”

FRANCES: ALLA RICERCA DELLA VENDETTA


Con il primo episodio, si era esaltato lo sviluppo narrativo intrapreso sin da subito dal personaggio di Frances. Una donna distrutta dal dolore per la perdita del figlio che poneva le basi innanzitutto verso la ricerca della verità, con lo scopo finale di attuare la sua vendetta. E, seppur trainata da una cospicua presenza di fatti e situazioni fin troppo “accomodanti”, la trama era apparsa velocemente sui binari giusti.
Giunti al terzo episodio, invece, la storyline sembra essersi assestata in una situazione di stallo, un elemento ancor più negativo se si considera che la serie è composta da soli cinque episodi.
Con la scoperta della presunta colpevolezza di George in “Episode 1”, le indagini di Frances erano partite con un’accelerata importante che facevano presagire uno sviluppo narrativo più serrato. Ad ora, invece, sembra proprio che l’obiettivo della serie fosse quello di partire con lo sprint iniziale per poi soffermarsi maggiormente all’interno della famiglia e analizzarne il relativo inserimento di Frances. Una scelta che si rivela, nonostante una certa pedanteria d’esecuzione, anche intrigante, soprattutto quando il focus viene dedicato alle interazioni tra la stessa Frances e George. I due, infatti, continuano a studiarsi a vicenda in un gioco parallelo fatto di sguardi e dialoghi a cui è difficile per ora dare una definitiva collocazione.

NIGEL: ALLA RICERCA DELLA RIVALSA


A bilanciare un po’ la situazione di stallo della prima parte della trama, ci pensa parallelamente il secondo protagonista della serie. Il detective Nigel era quello che, paradossalmente, sembrava avere lo sviluppo più lento durante la messa in onda del pilot.
In questo episodio, invece, il detective inizia a intraprendere un percorso narrativo decisamente più intrigante e diviso anche su due piani differenti. Da un lato, infatti, vi è lo sviluppo inerente le indagini. Nigel Strangeways decide finalmente di prendere in mano la situazione e si lancia a capofitto nelle indagini riguardo la morte del piccolo Martie, portando a casa anche qualche primo risultato. Risultati che partono prima di tutto dall’interno della polizia stessa e dell’approssimativo (e consapevole) lavoro dei suoi predecessori. Dall’altro lato, però, il detective continua il suo percorso emotivo basato sull’elaborazione del proprio trauma.
A differenza delle precedenti puntate, quindi, l’attenzione riservata a Nigel sembra più minuziosa rispetto a quella mostrata verso Frances, bloccata nella fase di “studio del nemico”. Il lavoro psicologico iniziato da Strangeways procede tra alti e bassi ma sta iniziando a far emergere la parte più attiva del personaggio presentatosi in un primo momento passivo e sopraffatto dal trauma subito. Un cambio di passo che non può che giovare anche all’intera trama.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Sviluppo più convincente per il personaggio del detective Nigel Strangeways
  • Interazioni Frances – George
  • Curiosità sull’evolversi della situazione 
  • Storyline in stallo portata avanti da un’esecuzione troppo lenta considerati i soli cinque episodi a disposizione
  • Puntata ancora troppo lunga 
  • Alcuni fatti e situazioni fin troppo “apparecchiate” per raggiungere fini scontati 

 

Dopo tre episodi il giudizio un po’ più definitivo vede The Beast Must Die stabile su di una narrazione modesta. La curiosità verso l’epilogo del caso e il viaggio emotivo dei personaggi, però, stuzzica una visione che potrebbe anche ingranare maggiormente se mettesse da parte l’eccessiva lentezza attuale.

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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