La decisione di strutturare The Beast Must Die come un prodotto antologico rappresenta la principale motivazione per cui il personaggio del detective, Nigel, sia portata avanti in maniera tanto compassata.
Rispetto al minutaggio dedicato a Frances, infatti, la narrazione che lo riguarda procede a rilento, si sofferma volutamente su dettagli e sequenze esterne giusto per dar modo allo spettatore di conoscerlo meglio e poterlo inquadrare. C’è un evidente desiderio di non giocarsi fin da subito tutte le carte con la sua storia, preferendo preservarlo per un utilizzo più intenso più avanti.
Questa scelta, tuttavia, “condanna” la trama di Frances a farsi carico di ogni qualsivoglia tipo di elemento in grado di catturare l’attenzione del pubblico. Ecco, quindi, le scene con soundtrack devoluta totalmente alla crescita del pathos dove George sembra sul punto di cogliere in fallo Frances, salvo la capacità della donna di trarsi d’impiccio da ogni singola situazione complicata.
UNA FAMIGLIA FELICE… O FORSE NO?
L’intromissione di Frances (ma anche di Lena, volendo ben vedere) porta alla luce diverse crepe all’interno della famiglia cupamente nascosta all’interno della villa presso l’Isola di Wight. Segreti e rotture che hanno evidentemente radici radicate nel passato e che potrebbero portare sia a sottotrame di pura e semplice riappacificazione e/o litigio, sia a interessanti sviluppi verso la trama principale. Il principale segreto, chiaramente, riguarda Lena e George e il loro collegamento con la morte del figlio di Frances, dettaglio presentato nella precedente puntata e riportato a galla in questo secondo episodio spesso e volentieri per mezzo di flashback.
George e Frances sembrano quasi giocare al gatto e al topo in diverse occasioni: durante i dialoghi precedenti e successivi all’imbarazzante partita a tennis conclusasi con un sonoro colpo nelle parti intime del più piccolo di casa Rattery; nella sequenza che li vede prima all’interno della baracca in cui era segretamente custodita un’automobile mezza dismessa e, successivamente, in corsa spericolata per le strade dell’isola. Un tira e molla che si traduce in un attendismo scenico spesso e volentieri soporifero ed eccessivamente diluito, nell’attesa (insperata per un’ora di puntata) che qualcuno decida di fare finalmente la prima mossa per entrare nel vivo dell’azione.
E invece no, si preferisce tergiversare con buona pace dello spettatore che si deve “accontentare” di una fotografia e di una resa scenica dell’isola eccezionale unitamente ad una recitazione d’alto livello.
D’altra parte la sezione investigativa della storia, quella con protagonista Nigel, risulta ancora in fase di stasi (o di stallo?) non riuscendo di fatti ad aggiungere nulla alla storia e apparendo come puro e semplice riempitivo.
UNA PETULANTE INTRUSA
Resta ancora lasciato abbastanza al caso la motivazione con cui Frances continua, impunemente, a girovagare per casa Rattery ficcando il naso dappertutto e in ogni singola faccenda privata della famiglia senza che nessuno le faccia notare il suo essere estranea. Certo, la scusa del libro regge, ma fino ad un certo punto (soprattutto se si considera la mediocrità di Lena nel suo campo e la strana commistione di eventi). A questo frangente, volendo essere onesti, la puntata cerca di porre rimedio includendo Frances all’interno del paradigma della famiglia Rattery trasformandola da semplice “scrittrice in erba” a “professoressa privata per l’estate”.
Una trasformazione che forza la mano, probabilmente, visto che Frances resta una completa estranea a tutti gli effetti, ma che dona una posizione definita al personaggio, dando un senso logico alla sua (futura) costante presenza all’interno della villa.
George: “You’ve got a secret.”
Frances: “You scared the life out of me.”
George: “I wish I knew what it was.”
Frances: “What are you talking about?”
George: “Phil. I can’t seem to do a thing right with him, but you…”
Frances: “I’m a teacher. It’s just experience, I guess.”
George: “So, in your professional experience, what do you suggest? You think I don’t care what happens to him? He’s still my son. He’s got no friends, no academic ability and as far as I can see, no sporting or creative talent to make up for it. And he’s… Well, he’s chubby, isn’t he? Oh, come on. He could wear his mother’s bras. Probably does when we’re away. I, er…I never took to him. That’s probably part of the problem, isn’t it? He was gated last term for copying another student’s exam. I told him, next time don’t get caught. A little too unprincipled for you?
[…]
Well, you’re a teacher. You have to pretend to believe in fair play, don’t you? In the real world, if you’re smart enough to get away with something, well…you probably deserve to. What is he doing now? I’d better get back. What would my wife say?”
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Una puntata decisamente lenta, movimentata da un Jared Harris in grado di raggelare il sangue ad ogni singola ripresa. Ma c’è bisogno di ben altro.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.