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Rabbit Hole 1×01 – PilotTEMPO DI LETTURA 3 min

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Rabbit Hole 1x01 recensioneSembra presentarsi bene anche l’ultimo progetto targato Paramount+ che questa volta si sposta sullo spy-thriller e, per l’occasione, chiama in causa un vero esperto del genere: Kiefer Sutherland. L’ex protagonista del crime-action-thriller 24 si ritrova nuovamente al centro di una fitta rete di crimini di ogni genere, per una serie che fa del gioco tra inganni e contro-inganni il suo punto forte.
Spy-thriller creato da John Requa e il suo partner in crime Glenn Ficarra, Rabbit Hole ha esordito sulla piattaforma Paramount+ lo scorso 26 marzo con i primi due episodi, per una prima stagione composta da otto puntate. Una serie che, come detto, abbraccia in pieno il genere espionage di cui Kiefer Sutherland è ormai un veterano grazie alle sue otto e più stagioni nei panni dell’agente federale Jack Bauer.
Ma per una descrizione ancora più accurata di Rabbit Hole è lo stesso Sutherland a chiamare in causa film classici del genere political thriller che hanno segnato gli anni ’70 come Three Days Of The Condor, The Manchurian Candidate, Marathon Man o ancora, The Parallax View.

“All I’ll say is that I like making rich assholes pay me to make other rich assholes lose money.”

UNA TRANQUILLA GIORNATA…


Contrariamente al ruolo interpretato in 24, le nuove vesti di Kiefer Sutherland non rientrano propriamente nei canoni della giustizia. Il personaggio di John Weir, infatti, si occupa prevalentemente di spionaggio finanziario, portando avanti un gioco sporco fatto di inganni e collusioni.
E la prima parte del pilot si prende bene il suo tempo per far entrare lo spettatore in questo particolare contesto, raccontando il ruolo di Weir nell’ambito professionale. Questa prima parte del pilot si destreggia bene nel descrivere il lavoro sporco svolto dal protagonista, alle prese con inganni di ogni tipo pur di raggiungere lo scopo richiesto dai suoi clienti. Tuttavia, non si può fare a meno di notare anche un consistente uso di tecnicismi che, seppur indispensabili per spiegare il quadro generale, lasciano lo spettatore un po’ assorto e non immediatamente catturato dalla trama.
Problema che viene prontamente risolto nella seconda parte dell’episodio che, grazie a vari capovolgimenti di fronte, aumenta il suo dinamismo scenico e narrativo. Il primo passaggio da presentazione ad azione nel pilot, avviene con uno dei “casi” affidati al team di Weir. Questa diventa l’occasione per lo show di dare una visione pratica di come agiscono i protagonisti in un contesto fatto di truffe e inganni e che riesce a coinvolgere sia grazie ad un’azione funzionale che ad un cast convincente. Oltre il già citato Sutherland, infatti, Rabbit Hole può contare attori come Enid Graham, Rob Yang, Meta Golding, Jason Butler Harner e, soprattutto, Charles Dance.

… DI ORDINARIA FOLLIA


Che qualcosa non quadrava nell’attuale situazione di John Weir era già chiaro dai primissimi minuti del pilot, con la serie che ha aperto la sua narrazione con un flashforward enigmatico e già carico di domande. La storia è poi tornata indietro, precisamente tre settimane prima, ma solo nel finale del primo episodio è scoppiato il caos.
Da questo momento in poi, Kiefer Sutherland sale ufficialmente in cattedra per ricoprire al meglio il ruolo di un protagonista invischiato in un gioco di spionaggio e controspionaggio. Nel giro di pochi attimi, infatti, tutte le certezze sull’episodio o sul personaggio di Weir vengono frantumate da una serie di situazioni che portano John a passare da carnefice a vittima dei suoi stessi inganni. Un susseguirsi di mosse inspiegabili che sembrano portare ad un piano ben preciso per incastrare il protagonista, finché l’ultima scena non rimette ancora tutto in gioco.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Kiefer Sutherland nel suo elemento
  • Storia dinamica e ben presentata 
  • Gioco di inganni tra finizione e realtà che tiene sempre alta l’attenzione
  • Il finale con le sue mille domande 
  • C’è il rischio di esagerare con le situazioni assurde e i capovolgimenti di fronte continui rovinando il tutto
  • Inizio un po’ più pacato caratterizzato da alcuni tecnicismi di troppo  

 

Niente è come sembra in Rabbit Hole e, per ora, questo basta per legare lo spettatore alla visione.

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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