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Recensione John Wick
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John Wick: Chapter 4

Keanu Reeves torna al cinema con il quarto capitolo dedicato all'assassino in smoking più famoso di sempre, mettendo le basi per l'imminente espansione del "John Wick Cinematic Universe"

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Dopo essere stato quasi ucciso a tradimento da Winston (Ian McShane) al termine del terzo capitolo della saga, John Wick (Keanu Reeves), nascostosi sottoterra con il Re di Bowery (Laurence Fishburne), è finalmente pronto per vendicarsi della Gran Tavola. Dopo essersi recato in Marocco per uccidere l’Anziano, unica figura al di sopra della Gran Tavola, a New York Winston viene punito dal marchese Vincent de Gramont (Bill Skarsgård), uno dei membri al vertice dell’organizzazione, per il suo fallimento nell’assassinare John. Il marchese si reca quindi a Parigi e arruola Caine (Donnie Yen), un assassino cieco in pensione e vecchio amico di John, per ucciderlo, ricattandolo con la minaccia di far fuori sua figlia. John, intanto, si rifugia al Continental di Osaka, gestito dal suo amico Shimazu Koji (Hiroyuki Sanada), da dove avrà inizio la consueta caccia all’uomo che lascerà dietro di sé una scia infinita di cadaveri.

E chi è quello lì? John Wick?“. Quante volte, assistendo ad una sequenza cinematografica, o anche videoludica, incentrata sul massacro perpetrato da un solo personaggio ai danni di orde infinite di nemici letali, è capitato di sentire o pronunciare questa domanda? Probabilmente molte.
Non succedeva ormai da anni che un personaggio come John Wick, macchina assassina pseudo invincibile che ben sintetizza il filone one man army, diventasse una figura a tal punto iconica da entrare a far parte del linguaggio e dell’immaginario comune.
Tenendo conto del buon risultato ottenuto negli ultimi anni da altri film del medesimo genere, come ad esempio i due capitoli di The Equalizer con Denzel Washington (il terzo è in arrivo quest’anno) o il più recente Io Sono Nessuno (Nobody) con Bob Odenkirk, per ritrovare altri one man army della stessa fama si deve andare indietro quantomeno alla saga di Io Vi Troverò (Taken), iniziata nel 2008. E anche in quel caso, tralasciando l’ultracitata – e ultramemata – telefonata di Liam Neeson ai sequestratori di sua figlia, il suo personaggio non è mai riuscito a penetrare all’interno della cultura pop con la medesima intensità del suo invincibile collega John Wick. E a riprova di ciò, alzi la mano chi si ricorda il nome del personaggio interpretato da Liam Neeson nella saga di Taken.
Uscito nelle sale il 24 marzo 2023, John Wick: Chapter 4 vede, come i tre capitoli precedenti, Chad Stahelski dietro la macchina da presa, stavolta affiancato, però, da Shay Hatten e Michael Finch nel ruolo di sceneggiatori al posto dello storico collaboratore Derek Kolstad. Tenendo bene a mente che, in pellicole di questo genere, la scrittura non è esattamente l’elemento più importante, è comunque possibile notare un maggiore sforzo in tal senso rispetto ai capitoli precedenti della saga. Sforzo molto probabilmente connesso all’evidente intenzione di espandere il “John Wick Cinematic Universe” con due spin-off prequel recentemente annunciati: il film Ballerina e la serie televisiva The Continental, il primo focalizzato sulle origini del protagonista, ma attraverso lo sguardo di un altro personaggio, e la seconda, invece, incentrata sulla storia di un giovane Winston alle prese con il celebre hotel degli assassini.

I’m going to need a gun.

UN FILM ELEGANTEMENTE IGNORANTE


Senza dubbio ripetitivo nelle sue dinamiche, ma mai noioso, la pellicola non regala grosse sorprese rispetto ai precedenti capitoli ma, per essere un film action incentrato su dinamiche tutt’altro che realistiche, non si raggiunge mai quel livello di assurdità per così dire “memistica”, mostrato da altri franchise quali, ad esempio, Fast & Furious, i quali, oramai, si divertono semplicemente a spararla più grossa rispetto al capitolo precedente. Oppure, rimanendo in tema “quarti capitoli”, all’elicottero abbattuto con una macchina in corsa da Bruce Willis in Die Hard – Vivere o Morire, evento che ha sancito definitivamente la fine del personaggio di John McClane, trasformandolo da testa calda semi-invincibile, ma ancora accettabile, a superuomo ultracinquantenne apparentemente immortale.
Il plauso più grande va comunque a Chad Stahelski, prevalentemente stuntman (e co-fondatore della 87Eleven, società che si occupa della formazione e del coordinamento delle controfigure) e probabilmente proprio per questa ragione molto bravo a dirigere sequenze d’azione dalle coreografie particolarmente complesse e frenetiche, senza che queste risultino mai confuse agli occhi dello spettatore.
E proprio per questa ragione, la saga di John Wick, pur appartenendo allo stesso genere, finisce col prendere le distanze dalle pellicole coeve citate in precedenza. Alla regia di Stahelski e alle coreografie pazzesche già menzionate, si aggiungono poi una fotografia al neon a dir poco mesmerizzante e una colonna sonora che spazia dal rock al pop alla musica elettronica, adattandosi sempre perfettamente al tipo di situazione proposta.
I difetti naturalmente ci sono. In primis la durata oggettivamente eccessiva della pellicola (169 minuti che potevano essere tranquillamente 120), problema che porta con sé una certa ridondanza per quanto riguarda le sequenze action, in particolare nei momenti finali del film. D’altro canto, essendo il film composto al 90% da sequenze d’azione, difficilmente lo spettatore si troverà a controllare l’orologio e, anzi, questi 169 minuti sembreranno in realtà molti meno proprio in virtù della moltitudine di vittime mietute da John nel corso del suo cammino.

BOTTE DA ORBI, LETTERALMENTE.


Le vere note dolenti del film, però, sono altre. La prima, in realtà molto soggettiva, riguarda la scelta di rendere Caine, rivale numero uno di John in questo quarto capitolo, completamente cieco. Sebbene sia molto interessante notare la differenza tra il suo stile di combattimento e quello dei suoi avversari “vedenti”, il personaggio di Donnie Yen risulta qui molto più vicino a un supereroe alla Daredevil, piuttosto che a un one man army come l’amico e rivale John.
Viste le incredibili capacità dell’attore, esponente di spicco del cinema marziale mondiale, non si capisce la necessità autoriale nel voler rendere il personaggio addirittura non vedente. E tra l’altro neppure dalla nascita, il che avrebbe giustificato maggiormente le sue incredibili capacità, in virtù di anni e anni di allenamento pregresso. Va bene la sospensione dell’incredulità, principio fondante di pellicole di questo genere – anche perché sennò uno si dovrebbe domandare che fine hanno fatto le forze dell’ordine in questo universo narrativo – ma in questo caso forse si è un tantino esagerato.
La seconda nota dolente, invece, potrà essere notata solo da chi, come chi scrive, ha avuto il piacere di assistere alla proiezione della pellicola in inglese. Se infatti pensavate che Jared Leto e il suo accento italiano al limite della querela in House Of Gucci fossero terribili, allora non prendetevi la briga di guardare John Wick: Chapter 4 in lingua originale.
Essendo il marchese Vincent de Gramont, villain principale del film, di origine francese, era lecito aspettarsi un attore madrelingua a vestire i panni del personaggio. E invece, inspiegabilmente, qualcuno ha pensato che la scelta migliore fosse un attore svedese. Sebbene Bill Skarsgård, grazie soprattutto al suo naturale sguardo da psicopatico, sia uno degli attori che meglio si presta ad interpretare la figura del cattivo squilibrato, ciò non significa che automaticamente sia in grado di replicare qualsivoglia accento straniero. E infatti, com’era facile prevedere, ci si trova di fronte all’ennesima interpretazione da vilipendio alla nazione.
Seriamente, l’unico modo per rendere questa performance ancor più inappropriata, sarebbe stata quella di munire il marchese di un cannone spara-croissant.


Pur trattandosi di un film diretto a un pubblico mainstream, questo quarto capitolo di John Wick riesce nell’impresa di compiere un’operazione di world building molto più complessa rispetto ai precedenti, giustificata soprattutto dall’intenzione di espandere l’universo narrativo con i due spin-off, Ballerina e The Continental, in arrivo tra 2023 e 2024.
La pellicola non si prende mai troppo sul serio e, proprio in virtù di questa caratteristica, non risulta mai troppo assurda nonostante ruoti attorno a un protagonista che è letteralmente una macchina da guerra pseudo invincibile e pressoché infallibile. Sicuramente la pellicola avrebbe funzionato anche con una quarantina di minuti in meno ma, trattandosi di puro intrattenimento ignorante, tra l’altro molto ben girato, alla fine dei conti le quasi tre ore di pellicola scorrono piacevolmente.
Certo, fermandosi ad analizzare alcuni dei personaggi secondari, quali ad esempio Killa (un irriconoscibile Scott Adkins) o Mr. Nobody (Shamier Anderson), il primo pensiero è che si potesse tranquillamente fare a meno di loro, ma così lo spettatore sarebbe stato privato di alcune delle sequenze più divertenti – seppur inutili ai fini della trama – dell’intera pellicola.
Sequenze forse inserite allo scopo di distrarre il pubblico francese dall’accento di fantozziana memoria propinatogli da Bill Skarsgård.

 

TITOLO ORIGINALE: John Wick: Chapter 4
REGIA: Chad Stahelski
SCENEGGIATURA: Shay Hatten, Michael Finch

INTERPRETI: Keanu Reeves, Donnie Yen, Bill Skarsgård, Laurence Fishburne, Hiroyuki Sanada, Shamier Anderson, Lance Reddick, Rina Sawayama, Scott Adkins, Ian McShane
DISTRIBUZIONE: Lionsgate
DURATA: 169′
ORIGINE: USA, 2023
DATA DI USCITA: 24/03/2023

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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